Ciclismo, Dumoulin pensa al ritorno: "Potrei dare una mano ai giovani"
Per il vincitore del Giro d'Italia 2017 oggi il lato umano viene trascurato: "Penso anche alla Visma-Lease a Bike: ok i dati, ma bisogna curare l'aspetto psicologico"

Tom Dumoulin (Ansa)
Roma, 21 aprile 2025 - Nel ciclismo a volte ritornano, come quest'anno sponda femminile ha dimostrato Anna Van Der Breggen. La classe è la stessa, sempre la '90, quella dei ritiri precoci e forse prematuri: anche Tom Dumoulin sta pensando a ritagliarsi un ruolo nello sport del quale è stato un ottimo interprete fino al 2022.
Le dichiarazioni di Dumoulin
In 10 anni di professionismo, l'olandese ha scritto il suo nome sull'albo d'oro del Giro d'Italia, vinto nel 2017, anno pure del titolo iridato a cronometro, la specialità della casa: nel suo carniere ci sono anche 4 tappe proprio alla Corsa Rosa, 3 al Tour de France e 2 alla Vuelta. Poi la luce si è un po' spenta, come spiegato dal diretto interessato ai microfoni di Het Nieuwsblad. "Nella prima parte della mia carriera tutte le persone, dagli allenatori ai nutrizionisti, lavoravano per mettere a posto i pezzi del mio puzzle. A quel punto ho potuto iniziare a lavorare su me stesso con grande voglia. In quel momento avevo la sensazione di essere io a costruire la mia carriera. Negli ultimi anni, invece, io ero diventato semplicemente un pezzo nel puzzle di qualcun altro. Ero diventato solo quello che doveva eseguire gli ordini. Nessuno mi ha mai chiesto cosa ne pensassi io di allenamenti e alimentazione, e questo è quello che mi ha bloccato". Insomma, un ciclismo a quanto pare molto diverso da quello delle star di oggi come Tadej Pogacar e Mathieu Van Der Poel. "I corridori migliori attualmente sono quelli che riescono a bilanciare al meglio tutto. Pogacar e Van Der Poel sono entrambi arrivati nelle loro squadre quando erano giovani, e sono stati incoraggiati ad ascoltare il loro corpo e le loro sensazioni. Mathieu ha ancora molta autonomia: nangia bene, utilizza la scienza, ma è lui a decidere quali a quali gare partecipare, quando vuole essere in forma e quando invece vuole andare a giocare a golf per una settimana". Oggi invece, a quanto pare, i corridori vengono fin da subito immessi in un circuito che, non a caso, presenta ritmi non sostenibili per tutti, come testimoniato dai numerosi ritiri prematuri. E qui scatta l'idea del ritorno di Dumoulin, una figura pacata e moderata in gruppo e ancor di più, chissà, magari in ammiraglia o dietro una scrivania. "Qualche anno fa non sarei voluto tornare. La mia idea era di ricominciare a studiare. Ma ho realizzato che sarebbe un peccato non condividere la mia esperienza. Non voglio guidare sin da subito una squadra, quello non è il mio ruolo, ma credo che potrei essere utile nel fornire un supporto psicologico ai corridori. Io penso che se un corridore ha la sensazione di essere lui a gestire la propria carriera possa andare molto più forte. Spesso chi si affida solo alla scienza non ha questa energia extra". L'olandese chiude citando proprio il modello della 'sua' Visma-Lease a Bike. "Il suo approccio basato sui dati ha ottenuto tantissimi successi per molti anni e con tanti corridori. Ma ora hanno perso atleti come Fem Van Empel, Cian Uijtdebroeks e Christophe Laporte, motivo per cui è importante bilanciare tutto con l'aspetto umano".
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