Guidetti ruggisce ancora. A 77 anni il coach guida le ragazze della Virtus : "Così rimango giovane»

Gian Paolo ha passato una vita in panchina: "Che ricordi alla Panini e alla Prep"

di CLAUDIO LAVAGGI
29 dicembre 2024
Gian Paolo ha passato una vita in panchina: "Che ricordi alla Panini e alla Prep"

Gian Paolo ha passato una vita in panchina: "Che ricordi alla Panini e alla Prep"

Gian Paolo Guidetti allena la Virtus Casalgrande, squadra femminile che disputa la Serie D, dopo la promozione dalla Prima Divisione dell’anno scorso. Guidetti è un mito della pallavolo: 77 anni, fratello di Adriano, padre di Ettore e zio di Giovanni, scuola di allenatori: è modenese, però… "Proprio in questi giorni stavo sistemando la cantina perché nelle settimane scorse siamo finiti sott’acqua – dice Guidetti – e ho trovato rogiti e vecchi documenti. Così ho scoperto che il mio bisnonno era della Pietra di Bismantova (testuale, in realtà di una frazione di Castelnovo Monti, ndr) e mio nonno di Viano".

Ecco perché gira e rigira si ritrova sempre dalle nostre parti.

"La carriera di giocatore e palleggiatore è tutta modenese: ho esordito a 14 anni in Serie A con la Minelli Modena. Fui convocato in Nazionale Juniores a 15, poi disputai il campionato europeo juniores a Budapest nel 1966. Nel campionato italiano 1966/67 vinsi lo scudetto con la Virtus Bologna con un record ancora ineguagliato: nessuna sconfitta, lasciando agli avversari solo 6 set. A 19 anni entrai nella nazionale maggiore, dove ho collezionato 29 presenze. A 26 anni ho praticamente smesso". Ricordi dei primi anni?

"Ho iniziato con mio fratello Adriano che mi caricava sulla canna della bicicletta per andare in palestra, distante alcuni chilometri. Erano davvero altri tempi".

Ma poi seguì una carriera altrettanto fortunata di allenatore.

"Mi sono laureato all’Isef (110 con lode, ndr) e ho allenato tante squadre, quasi tutte vicine a Modena perché insegnavo già educazione fisica".

Buttiamo lì qualche ricordo. Dal ’77 al 1983, Panini Modena con quali giocatori?

"Nomi speciali, tra i quali anche Luca Cantagalli, oltre ad Anastasi, Lucchetta, Recine, una pezzo della generazione di fenomeni". A Reggio guidò la Prep maschile 1990/92.

"Grandi ricordi con Fernando Margini e il d.s. Toni. In quegli anni portammo in nazionale il reggiano Roberto Mazzali".

Crovegli femminile 2002/2003?

"Ero fermo, mi chiamò Walter Crovegli e dalla B2 fummo promossi in B1. L’anno dopo mi propose di lasciare a casa le giocatrici con più esperienza e tenere solo le giovani. Non condividevo, non volevo restare a dispetto dei santi e me ne andai".

Per tornare nel 2005.

"Mi richiamò: tutti gli anni andavano tre squadre ai play-off, quell’anno solo due...arrivammo terzi".

Edilesse 2006/2008, di nuovo maschile.

"Dalla B1 passammo in A2, bella stagione".

Nel 2010/12 il suo curriculum parla di aggiornamento con tecnici americani. Ma la pallavolo italiana ne aveva bisogno?

"Diciamo che seguivo ancora delle giovanili, ma volevo aggiornarmi sulle ultime metodologie e penso che gli americani sui giovani siano avanti rispetto a noi. Più che altro puntano sulla cronologia del lavoro, mettere qualcosa in più, senza togliere. Così ho sfruttato questi studi per poi andare a Cadelbosco nel 2013, Progetto Intesa, e poi dal 2017 a Casalgrande".

Però la Serie D è dura con le giovani.

"Sì, noi abbiamo anche un problema di altezza e comunque sono tutte ragazzine. Però mi piace lavorare con i giovani perché fa rimanere giovani. Sacerdote, medico e allenatore sono vere missioni. E per quanto mi riguarda aggiungo anche quella dell’agricoltore che vede crescere i suoi frutti giorno dopo giorno, come io vedo crescere i miei ragazzi. E a Casalgrande sto benissimo".

Di recente ha giocato contro la Rosta Fortlan del suo amico e "allievo" Christian Pizzarelli che l’ha battuta pesantemente 3 a 0.

"Con Christian abbiamo un bel rapporto dai tempi di Cadelbosco. Sì, hanno vinto loro e con merito".

Per chiudere, maschile o femminile?

"I ragazzi sono ragazzi, maschi o femmine che siano. A livello di pallavolo quella maschile punta molto sulla forza, quella femminile sulla tecnica e quindi è più bella da insegnare".

Reggio o Modena?

"Sono modenese con origini reggiane: dico solo che a Reggio trovo più entusiasmo nel fare le cose, dirigenti più entusiasti e se posso fare un paragone natalizio, beh, nella zona delle ceramiche, quelle reggiane erano più illuminate".

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