La sentenza: 12 mesi ai componenti dei consigli, 14 a Gollini e Clò. Caso Fipav: squalificati membri e due presidenti

Il Tribunale Federale ha emesso una sentenza di primo grado riguardo al comitato di Modena, sospeso per irregolarità contrattuali. I presidenti Gollini e Clò sono stati condannati a 14 mesi, mentre i consiglieri a 12 mesi di sospensione. La difesa afferma che i contratti erano legittimi, ma manca prova contraria.

23 marzo 2024

È arrivata ieri la sentenza di primo grado del Tribunale Federale riguardo il comitato di Modena, i cui ultimi due consigli erano stati deferiti per irregolarità nei contratti di due collaboratori. Una mazzata, con la sospensione da qualsiasi attività federale per 12 mesi di tutti i componenti dei consigli, mentre la pena è aumentata a 14 mesi per i due presidenti, Eugenio Gollini (fino al 2021) e Alessandro Clò. Una condanna pesante, se si tiene fede al testo della sentenza che comunica come la difesa avesse ragione nel ritenere che i consiglieri Pedroni e Marinelli potessero essere legittimamente messi sotto contratto dal comitato territoriale di Modena nonostante la loro carica politica. Le condanne sono arrivate perché nei contratti non erano dettagliate le mansioni dei due collaboratori e perché il consiglio (con voto unanime) ha conferito al presidente l’incarico di chiudere i contratti, anche economicamente.

"La nomina e la successiva sottoscrizione di contratti di collaborazione retribuita anche a consiglieri federali non è certo attività vietata da norme statutarie – si legge – così come correttamente rilevato dalle difese; il limite di tale potestà è però che le attività non riguardino i compiti istituzionali dei componenti del consiglio territoriale poiché le stesse debbono essere eseguite gratuitamente". Secondo la difesa e le società del territorio, che anche nella recente riunione col presidente Manfredi hanno difeso l’operato dei collaboratori e del comitato modenese, le mansioni di Pedroni e Marinelli andavano ben oltre il ruolo ‘istituzionale’, ma il tribunale ha scritto nella sentenza che ciò non è provato, al contrario sembravano tutte attività che dovevano rientrare nel ruolo di consiglieri. Come mai una condanna così dura? "Manca una formale prova contraria", si legge nella sentenza, riguardo appunto al fatto che Pedroni e Marinelli abbiano svolto attività che non rientravano nei compiti istituzionali e che quindi i loro contratti fossero illegittimi e derogassero a un generico principio di lealtà, e da quelli di efficacia, efficienza, economicità previsti dallo statuto. Del tutto non considerati i bilanci in attivo, la raccolta sponsor, le attività messe in piedi, alcune delle quali oggi mancano all’appello. A proposito, i sospesi presenteranno appello, e certamente chiederanno l’ascolto di testimoni a loro favore.

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