Migliari spiega la retrocessione della Conad: "È figlia della forte delusione di tre anni fa"

"Eravamo saliti in Superlega, ma non ci fu interesse di istituzioni e imprenditori. Ripescaggio sì, no invece a comprare il titolo sportivo"

di DAMIANO REVERBERI
19 marzo 2025
Il dg Loris Migliari è. ovviamente deluso

Il dg Loris Migliari è. ovviamente deluso

Una delusione grande, che parte da molto lontano. È tempo di riflessioni per la Conad, retrocessa dopo 11 stagioni consecutive di A2 al termine di un torneo dove le occasioni per agguantare la salvezza non sono mancate, ma gli episodi hanno fatto sicuramente la differenza. Solo 3 anni fa, al termine di un crescendo rossiniano, la società conquistava la Superlega, poi mai disputata a causa della mancanza di un impianto idoneo, mentre domenica scorsa, dopo la sconfitta con Siena, è arrivata dopo 2 salvezze all’ultimo respiro la discesa in A3.

È il direttore generale Loris Migliari a ripercorrere gli ultimi passi della squadra.

Cosa non ha funzionato in questa stagione?

"La retrocessione è determinata da una serie di fattori, in particolare da qualche episodio: penso alla sconfitta con Palmi dell’andata, quando eravamo in fiducia, ma i ragazzi hanno sentito la pressione di dover far risultato a tutti i costi, piuttosto che alla gara con Porto Viro, oppure al 3-0 subito in trasferta con Cantù, dove è stato completamente sbagliato l’approccio".

E dire che, guardando la classifica, l’opportunità di salvarci c’è stata.

"Basti pensare che Fano, che ha chiuso nona, ovvero 4 posizioni più su di noi, ha vinto il nostro stesso numero di partite. Con Siena, nell’ultimo match, abbiamo giocato alla pari per 2 set, poi è subentrata un po’ di paura, a confronto con un avversario di assoluto valore, che ha una classifica bugiarda e che è arrivato a Reggio deciso a fare risultato".

Si può dire che questa retrocessione trae radici, per assurdo, dalla mancata promozione di 3 anni fa?

"E’ stata una delusione forte, ancora oggi difficile da mandare giù. Eravamo riusciti a donare alla città la possibilità di far parte dell’élite della pallavolo mondiale, perché questo è il valore della Superlega, ma non abbiamo riscontrato interesse da parte delle istituzioni e del tessuto economico. Io mi sento a posto in coscienza, perché so che abbiamo dato il massimo, ma non è stato facile trovare la forza di andare avanti".

A proposito, cosa c’è nel futuro della Conad?

"Siamo la prima ad avente diritto in termini di ripescaggio e, dal mio punto di vista, occorre presentare domanda, anche perché il panorama vede diverse società di A2 in difficoltà anche a livello di adempimenti. Poi, per certo, in A3 ci sono realtà ambiziose che potrebbero essere interessate a comprare un titolo, cosa che mi sento di escludere per Volley Tricolore".

Quindi, dal suo punto di vista, si ripartirà dalla A3?

"Siamo 10 soci e, giustamente, servirà capire se c’è unità d’intenti. Io penso che nello sport si salga e si scenda, e fare una A3 di vertice possa riaccendere entusiasmo. Le porte della società, peraltro, sono sempre aperte anche perché iniziamo a essere stanchi, a livello dirigenziale, visto che l’età avanza per tutti, ma Volley Tricolore è sano a livello economico: non dimentichiamoci che l’ultima retrocessione sul campo (quella del 2013/14 fu una autoretrocessione, ndr) risale a 18 anni fa".

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