"Uniti grazie ad Anzani"
Galassi: "Squadra compatta agli Europei dopo il suo stop" .
I gesti scaramantici (indossare mutande bizzarre e ascoltare ‘Sabbie Mobili’ di Marracash) sono diventati routine, come l’azzurro un colore che ormai ha tatuato addosso. Gianluca Galassi, centrale della Vero Volley e della Nazionale, è uno dei pochi giocatori che De Giorgi ha tenuto dopo Tokyo 2020 e che ora sarà impegnato con il preolimpico.
Che voto dà all’Europeo?
"Nove, è mancata la ciliegina sulla torta. Siamo felici, ma era normale che tutti volessero la medaglia del colore più pregiato ma non è arrivata. È stata una rassegna bella, in cui ci siamo divertiti, abbiamo sentito il calore del pubblico italiano, cosa che, anche io in primis, non avevo ancora vissuto".
I suoi “colleghi”, Melli e Datome nel loro podcast si sono chiesti cosa sia meglio tra argento e bronzo, che ne pensa?
"Sì! Li ascoltavo! L’argento, sul momento, non ti lascia soddisfatto, ma credo che sia meglio arrivare il più in là possibile. Noi sportivi puntiamo a giocare le finali che contano, che ti fanno lottare per l’oro. È normale che l’argento sia una consolazione, ma sono team argento tutta la vita!".
Ora il preolimpico…
"Credo che l’Europeo abbia confermato l’idea che avevamo della nostra squadra. La Nazionale può giocare ad altissimi livelli. L’abbiamo dimostrato in ambito europeo e a livello mondiale un anno fa. È un mattoncino in più in termini di consapevolezza, con la voglia di far bene".
La sua stagione sportiva è lunghissima, dove si trova la forza mentale?
"Sì, ne ho fatta un’altra così, due anni fa. Questa mi sembra ancora più lunga, sono onesto. Le energie si trovano, c’è poco da fare. Penso sia possibile guardando l’obiettivo. Abbiamo fatto la VNL che è una competizione che ci preparava all’evento clou dell’estate, poi l’Europeo in cui non ci mancavano gli stimoli: si giocava in Italia ed eravamo tutti carichi e la qualificazione olimpica. Non devo dire io a cosa faccia pensare. L’Olimpiade è il sogno di tutti, nella pallavolo soprattutto, è una cosa idolatrata perché è al di sopra di ogni cosa. Qualificarsi adesso è una motivazione abbastanza grande da farci fare queste altre settimane".
Cosa vi ha dato in più De Giorgi?
"Sicuramente tanta consapevolezza di squadra e voglia di rivalsa. Sono uno di quelli che era a Tokyo, che non ci ha lasciato soddisfatti. Ha preso i cocci rotti, ha provato a riunirli con chi c’era e con i nuovi. Secondo me è stato molto bravo ad amalgamare il gruppo e a farlo velocemente, siamo riusciti a creare una famiglia. Credo che i risultati siano venuti anche per questo".
C’è un momento in cui vi siete uniti ancora di più?
"Sì, quest’anno c’è stata la vicenda di Anzani (operato per aritmie, ndr). È una cosa che ci ha fatto male, ma ci ha dato forza per giocare per qualcosa in più. Nelle stagioni scorse, chi veniva da Tokyo aveva un senso di rivalsa e c’è stata l’unione tra noi “anzianotti” e i giovani".
Com’è nato il vostro balletto?
"A caso, l’anno scorso ci mettevamo in cerchio e urlavamo, quest’anno abbiamo detto per ridere ‘ok iniziamo a girare’. È diventato virale, è stata una cosa spontanea".
Che si aspetta dalla stagione con Monza?
"A livello personale di fare il meglio possibile, c’è la Challenge che manca, siamo riusciti a vincere la Cev. Per me è il quinto anno, conosco bene l’ambiente. Al mio ritorno, sarà un po’ difficile cambiare la mentalità e settarsi su quella da club".
Che Superlega vedremo?
"Credo sarà simile all’anno scorso perché ci sono tante squadre forti e non vedo nessuna avvantaggiata. Trento, Perugia, Civitanova, Piacenza, Modena e pure Monza. Ci sono squadre ben allestite che possono fare bene".
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