Mondiali di basket 2023, Italia-Usa: azzurri più forti senza Banchero?

Martedì alle 14.40 la sfida nei quarti è speciale: di fronte ci sarà il talento degli Orlando Magic a lungo corteggiato dalla Fip. Ma con lui forse Pozzecco non avrebbe lo stesso gruppo unito

di ALESSANDRO GALLO
4 settembre 2023
Paolo Banchero con la maglia degli Stati Uniti

Paolo Banchero con la maglia degli Stati Uniti

Manila, 4 settembre 2023 – Italia-Stati Uniti è la partita. Italia-Stati Uniti è anche e soprattutto, azzurri contro Paolo Banchero, il promesso sposo che dopo aver indossato più volte il tricolore – non c’erano obblighi da parte sua –, ha scelto gli States.

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Scelta legittima, sicuramente, ma un po’ di amaro in bocca, riavvolgendo il nastro degli ultimi anni, resta. Non tanto per la scelta di Paolo – ripetiamo, legittima – quanto piuttosto per aver flirtato lasciando intendere di essere davvero a un passo dal dire sì. Per poi virare verso un vigoroso "Yes” per lo zio Sam.

Che Italia ci sarebbe, oggi, nelle Filippine, se Paolo avesse detto sì cedendo al corteggiamento della Fip? Una squadra con un elemento di grande talento ma, forse (e non tiriamo fuori la solita storia della volpe e dell’uva), meno gruppo. Una formazione meno coesa. Sì, proviamo allora ad avvicinarci alla contesa con l’arte del paradosso.

Meglio che Banchero abbia detto no, perché oggi, con i suoi limiti (e non sono pochi), abbiamo un’Italia costruita da un gruppo vero, coeso, unito. Per l’Italia di oggi vale il vecchio motto dei moschettieri di Francia: “Tutti per uno, uno per tutti". È l’Italia del Poz e delle sue sclerate che lo rendono forse più umano e amato. È l’Italia di Simone Fontecchio che, dimenticato dai club italiani, si è allacciato le scarpe, non ha battuto ciglio e ha cercato fortuna e minuti in giro per l’Europa. Fino ad arrivare alla Nba.

È l’Italia di Nicolò Melli, uno che ha un’intelligenza spaventosa e che la Nba la conosce bene. È l’Italia di Gigione, nel senso di Datome, il capitano. Che ha a cuore più l’Italia della sua leggendaria barba. È l’Italia di Marco Spissu, il play tascabile dalle triple imprevedibili. È l’Italia di Alessandro Pajola, uno cresciuto a pane e canestri che a dispetto dei 23 anni è il professore della difesa. È l’Italia di Pippo Ricci, intelligenza pura prestata ai canestri, carattere e personalità. È l’Italia, insomma, che ci fa ridere e arrabbiare, piangere e commuovere. Sarebbe stata Italia, ovviamente, anche se Banchero avesse detto sì a Petrucci. Ma aver lasciato il talento nella sua Nba, è forse il modo migliore per provare a crescere e sognare (non solo Parigi 2024). Per rivendicare con orgoglio il cammino fatto. Perché essere tra le prime otto – Spagna e Francia, che pure hanno tanti campioni, non ci sono – è un motivo di orgoglio. E per sognare ancora. E allora Forza Azzurri, sorprendeteci ancora.

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