Orsolini, il sorriso di Bologna. “Questa squadra vale la Champions, ma se devo scegliere, dico la Coppa”

L’esterno e il momento magico: “L’estate scorsa mai avrei creduto saremmo tornati quarti. Italiano è il miglior tecnico d’Italia: noi e il mister, un mix perfetto. Dopo una settimana ho capito che per uno come lui mi sarei buttato nel fuoco”

di GIANMARCO MARCHINI
25 marzo 2025
Orsolini, il sorriso di Bologna. “Questa squadra vale la Champions, ma se devo scegliere, dico la Coppa”

Bologna, 25 marzo 2025 – Riccardo Orsolini è un Icaro che ha imparato a volare senza bruciarsi le ali, tenendo la giusta distanza dal sole. S’è fatto grande. Ha riscritto la sua storia e quella del Bologna. Ma soprattutto, insieme, lo stanno facendo ancora.

Riccardo Orsolini, 28 anni, è a Bologna dal 31 gennaio 2018. Al Carlino racconta: “L’affetto dei tifosi mi emoziona” (Schicchi)
Riccardo Orsolini, 28 anni, è a Bologna dal 31 gennaio 2018. Al Carlino racconta: “L’affetto dei tifosi mi emoziona” (Schicchi)

Orsolini, dov’eravamo rimasti? Lo splendido gol nel 5-0 alla Lazio e la sua uscita dal campo accompagnata dalla standing ovation del Dall’Ara.

“Bello, bellissimo. Indescrivibile a parole. Bologna mi conosce, sa che sputo il sangue in campo e sudo sempre questa maglia. Sentire il coro con il mio nome, poi: quello vale più dei soldi, dei gol, di tutto. Questo affetto mi ripaga di tutto: ho lavorato duro, masticato amaro e accettato tante critiche per arrivare dove sono ora”.

Questo è il punto più alto della sua carriera?

“Sì, assolutamente. Quest’anno, con la Champions ho acquisito anche quell’esperienza che mi permette di gestire meglio alcune situazioni in campo che prima non capivo. Avevo bisogno di misurarmi in un contesto del genere. Penso di essere nel pieno della maturità e della consapevolezza: non sono più un ragazzino e non sono ancora un vecchietto”.

L'esultanza di Riccardo Orsolini
L'esultanza di Riccardo Orsolini

Se ad agosto le avessero detto che a fine marzo sareste stati di nuovo quarti, con un allenatore nuovo, senza Zirkzee, Calafiori e Saelemaekers, sinceramente lei ci avrebbe creduto?

“Onestamente? No. Non perché non mi fidassi delle qualità del mister o dei miei compagni, ma perché ripetersi è sempre difficilissimo. E invece oggi avere quasi gli stessi punti, la stessa classifica, ma con otto gare europee sul gruppone, ecco, secondo me ha ancora più valore. Non dimentichiamoci che all’inizio abbiamo faticato. Se penso che alcune partite le abbiamo pure toppate, mi viene da dire: dove saremmo ora? E ti dirò di più: se la Champions fosse iniziata un pochettino dopo, io non lo so se saremmo usciti subito…”.

Quanto c’è di Vincenzo Italiano in questa squadra?

“Io ho questa convinzione: il mister è riuscito a limare alcuni suoi difetti che si portava da Firenze, a livello tattico e anche a livello gestionale. Ha fatto lui uno step in più. E noi, con le nostre qualità, con la nostra unione, siamo riusciti a fonderci con lui: è venuto fuori un mix perfetto. Ci ha portato delle cose che non avevamo, alcune caratteristiche tattiche: la verticalizzazione, difendere venti-trenta metri più avanti, l’esaltazione degli esterni d’attacco. Prendete Ndoye: è già a 7 gol, l’anno scorso ne aveva fatto uno. Odgaard sembra - non lo so - il trequartista più forte del mondo (ride, ndr). Faccio fatica a vedere uno di noi che non sia cresciuto”.

A parte Dallinga…

“Per me quello di Thijs è stato un problema ambientale. Mi ricorda un po’ il primo Dzeko: non segnava mai, poi s’è sbloccato e non ha smesso più”.

Com’ha fatto Italiano a entrarvi dentro così?

“Lui è un puro, come me, non ti nasconde un’emozione, nel bene e nel male. Se ti vuole mandare a quel paese ti ci manda”.

E ce l’ha mandata?

“Eh, sai quante volte. Ma sai quante volte ce l’ho mandato anche io?! Ma è bellissimo, a me questo rapporto così fa impazzire, perché siamo uguali. Ho avuto allenatori che non mi capivano. E se non mi capisci, fai fatica a entrarmi dentro. Con il mister, invece, posso parlare, ho una confidenza, per certi versi anche un po’ burbera”.

Ricorda molto il suo rapporto con Mihajlovic.

“Esatto. Sinisa era così: ci mandavamo a quel paese e dopo cinque minuti ci abbracciavamo. A me piace così. Se sei una persona non costruita, io ti do tutto. Con Italiano è scattato subito questo. Dopo una settimana ho detto ai miei compagni: ragazzi, io per questo qui mi butto nel fuoco. Perché è veramente una brava persona. Ha pregi e difetti come tutti, certo, ma con uno così, noi possiamo crescere. E possiamo aiutare lui a crescere come allenatore. Anzi, vuoi sapere una cosa?”.

Prego.

“Secondo me, in questo momento, Italiano è il migliore allenatore in Italia. Fateci pure il titolone: Vincenzo-Italiano-è-il-miglior-allenatore-in-Italia. Punto”.

Grazie, approfitteremo.

“E aggiungi: sottovalutato. Gliel’ho detto subito: mister, sei stato coraggiosissimo a venire qua. Chi ci sarebbe venuto? Poteva fare solo peggio. E invece ha stupito tutti. Io sono contentissimo, più per lui che per me. Pensa cosa ti dico”.

Se cambiando l’allenatore e tre-quattro titolari, il Bologna è sempre quarto, forse questa squadra è davvero forte. Ve lo siete mai detti?

“Certo volte mi stupisco e dico: ‘Ammazza quanto siamo bravi’. C’è un video sui social, sul 5-0 di Fabbian, con io che urlo: siamo fortissimi, siamo fortissimi”.

Che obiettivo personale ha?

“Nessuno. Perché più voglio una cosa, più non la ottengo: è clamoroso. Quindi non voglio niente. Per me funziona così: è come se il fato si divertisse a prendermi per il culo (ride, ndr)”.

Citando lei: non se se l’avete capito, il Bologna sta lottando ancora per la Champions League.

“La classifica dice questo. Orsolini no, Orsolini non lo dice, per il discorso di cui sopra. Però bene così, non volevo mica stare sotto. Volevo stare lì”.

Ma dovendo scegliere tra ritornare in Champions o alzare la Coppa Italia?

“Tutte e due non si può, vero? Allora dico sicuramente alzare un trofeo. Perché l’emozione della Champions l’ho già vissuta, alzare un trofeo non so cosa si provi. Io non ho mai vinto un cavolo nella mia vita. Una scarpa d’oro ai mondiali Under 20, ma di premi collettivi zero. L’ultimo è il torneo della parrocchia quando avevo dodici anni. Quindi…”.

Intanto sabato si torna in campo a Venezia, contro cui hanno pareggiato, in serie, Lazio, Atalanta, Como e Napoli.

“Mammamia, trasferta tostissima, su un campo piccolo, ci aspetteranno. Conosco bene Di Francesco, è bravissimo: avrà studiato ogni pelo di noi. E poi è una gara che arriva dopo la sosta, con tutte le incognite: chi torna dalle nazionali, il mister che ha poca gente a disposizione. Sarà durissima: una partita che capiremo solo in campo. L’ultima volta che siamo andati là non andò molto bene (8 maggio 2022, sconfitta per 4-3, ndr). Ecco, ho voglia di rifarmi”.

Delle cinque rivali per l’Europa chi teme di più?

“Sono rimasto molto sorpreso dal percorso che sta facendo la Roma. Ranieri ha fatto un lavoro eccezionale. Sarà un’avversaria fastidiosissima fino alla fine”.

E la Juve fresca di esonero di Thiago?

“Ha avuto un calendario difficile, paga l’eliminazione dalla Champions. Comunque è lì in lotta per il quarto posto”.

E verrà al Dall’Ara.

“Sì, il 4 maggio, vero? Da settembre questa data ce l’ho segnata rossa sul calendario (ride, ndr). Ho saltato l’andata per infortunio: non voglio perdermela per nessuna ragione al mondo”.

Cosa c’è nel futuro di Orsolini?

“Non lo so. Io con il fato non ci parlo”.

Ma se continua così, magari gli altri club parlano con il Bologna…

“Quello che fanno gli altri non mi interessa. Non so nemmeno cosa mangerò stasera. So solo che Bologna è casa mia. Io faccio quello che posso cambiare io, non mi concentro su quello che va oltre il mio controllo e le mie possibilità. Se Italiano viene e mi dice ‘A Venezia non giochi’, io posso solo fargli vedere in allenamento che merito più degli altri. Ma se lui comunque decide di non farmi giocare, io non gioco”.

Pare impossibile convincere Spalletti: lei può fare dieci gol, in azzurro ci vanno gli altri.

“Io non devo convincere nessuno. Io continuo solo a fare il mio. Il riconoscimento della gente ce l’ho: un motivo ci sarà? Dopo la Lazio, ho ricevuto tantissimi messaggi da persone che hanno lavorato con me, che sanno la crescita e il percorso che ho fatto. Sartori mi ha detto: ‘Non sono contento perché hai fatto gol, ma per la partita che hai fatto’. Questo dimostra che sono diventato maturo. Tutti a dire che Orsolini non difendeva. Orsolini ora si fa un mazzo così”.

A volte può essere frustrante.

“Quello che vivo io è un po’ quello che vive il Bologna. Facciamo bene, ma sembra che a livello nazionale non ci si fili nessuno. Battiamo 5-0 la Lazio: servizio di 15 secondi. Questo mi dà fastidio: siamo andati in Champions, siamo la squadra più rompiscatole del campionato, ma nessuno ci considera. Ecco il mio obiettivo da qui alla fine è far parlare di noi più di quei 15 secondi…”.

Se tornaste in Champions, sarebbe disposto a…?

“Se torno in Champions, magari mi ritingo i capelli di rossoblù”.

Non vale: questo lo ha già fatto l’anno scorso. Prometta di farli come Castro.

“No no, vi prego. E’ bruttissimo il taglio di Santi. Piuttosto me li raso a zero”.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su