Thiago, un ‘eretico’ verso l’Europa. Scelte discusse e risultati da record

Il tecnico continua a stupire con successi sorprendenti, impiegando i giocatori anche in ruoli inediti: contro il Sassuolo ha preferito dal primo minuto ancora Urbanski e Fabbian esterni, ribaltandola poi nella ripresa con i cambi

di MASSIMO VITALI -
5 febbraio 2024
Thiago, un ’eretico’ verso l’Europa. Scelte discusse e  risultati da record

Thiago, un ’eretico’ verso l’Europa. Scelte discusse e risultati da record

Bologna, 5 febbraio 2024 – Mago Thiago. Thiago l’eretico. Motta Re Mida. Thiago il bastian contrario. Si può scegliere la definizione che più aggrada, ma poi ci sono i numeri. E da quando si assegnano i tre punti alla vittoria nessun Bologna in serie A ne aveva conquistati tanti, 36, dopo 22 partite di campionato.

Chi lo allena questo Bologna che oggi vede più che mai l’Europa e che sa raddrizzare anche quelle partite apparentemente rese complicate da scelte di formazione discutibili? Proprio lui: l’imprescindibile Thiago. Le ultime ‘thiagate’ che hanno attizzato il fuoco del dibattito sabato sono state le maglie da titolare assegnate, nell’undici anti-Sassuolo, a Fabbian e Urbanski, due che per stessa ammissione dell’allenatore nel ruolo di ali rappresentano accomodamenti tattici: non certo la loro versione migliore. Si dirà: è un dibattito privo di senso nella visione rivoluzionaria di Motta. Come ha spiegato bene di recente Ndoye, "nel calcio di Motta ogni giocatore può essere tante cose dentro la partita: l’ala non è solo un’ala, perché facciamo un gioco di posizioni e non di ruoli".

Roba che, per paradosso, un cittì non avveduto come Luciano Spalletti potrebbe nutrire qualche perplessità a convocare Calafiori per fargli fare il difensore: semplicemente perché Thiago in pochi mesi ha ‘raddoppiato’ Calafiori, aggiungendovi alle caratteristiche da difensore quelle di centrocampista.

Pare però non lamentarsi Max Allegri, che dopo un anno di apprendistato alla cattedra di Motta si è ritrovato un Cambiaso così tatticamente evoluto che perfino il Real Madrid ha bussato alla porta della Juve. Si può anche solo per un attimo pensare di mettere in discussione il demiurgo che da quando è arrivato ha plasmato il Bologna a sua immagine e somiglianza traghettandolo verso vette di classifica nemmeno lontanamente immaginabili? No, non si può.

Si può invece eccepire su qualche scelta di formazione non proprio felice, perché nessuno è perfetto e anche Motta è umano.

Le scelte di Thiago 

Peraltro la lista delle sue scelte controcorrente nell’ultimo anno e mezzo è lunghissima: la scorsa stagione Aebischer ala e falso nove, quest’anno le cinque panchine di Karlsson prima dell’infortunio (con l’inedito, sabato, dello striscione esposto in curva a mo’ di richiamo a puntare sullo svedese), l’alternanza Skorupski-Ravaglia tra i pali, Lucumì negli ultimi tre mesi spesso e volentieri messo ai margini, nonché, da ultimo, le cinque maglie da titolare di fila regalate all’implume Urbanski.

Arrogante o visionario? Integralista o pragmatico? Nel dubbio vincente.

Quel che è certo è che Motta ha dato al Bologna un passo da Europa. Quell’Europa a cui lo stesso Thiago in ogni caso approderà: o alla guida dei rossoblù o in sella a una big.

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