Juve, Allegri resta fino alla fine ma crollano le quote sull’esonero: aprile mese chiave. L’ombra di Thiago Motta

Tutti uniti nel finale: il tecnico bianconero resta, ma per la prossima stagione è rebus. Giuntoli segue l’allenatore del Bologna

di MANUEL MINGUZZI -
19 marzo 2024
Max Allegri

Max Allegri

Torino, 19 marzo 2024 – Non succede spesso che la Juve vinca un solo match in otto partite, infatti per trovare l’ultima volta bisogna risalire a quattordici anni fa, prima che partisse il ciclo vincente di nove Scudetti di fila. Eppure la squadra di Max Allegri è andata incontro ad una dura crisi proprio nel momento in cui si poteva assaporare il sorpasso sull’Inter. Un solo successo, contro il Frosinone, poi una serie di prestazioni opache, lontane dalla Juve del corto muso di un tempo, culminate con lo scialbo pareggio interno con il Genoa che è valso anche la fuga del Milan a più tre per il secondo posto. Occorre ora salvare la stagione, che significa non mettere a repentaglio un posto in Champions e provare a vincere la Coppa Italia. Soprattutto sul primo obiettivo ci sono in ballo non solo prestigio a livello tecnico ma soprattutto tanti denari, quelli che possono rendere sostenibile il bilancio e il mercato del club. La sola partecipazione alla Champions darebbe circa 50 milioni di euro in più ed è su quelli che Allegri deve garantire da qui alla fine un rendimento sufficiente.

Crollano le quote, ma no esonero

Nonostante 7 punti in 8 partite, di fatto medie retrocessione, Max Allegri resterà saldo in panchina fino a fine stagione. Non c’è un rischio esonero allo stato attuale delle cose e ogni ragionamento sul futuro della panchina verrà rimandato a fine campionato, quantomeno una volta blindati gli obiettivi più impellenti. Il primo è tornare in Champions League, se vogliamo il principale, per tornare nella massima competizione europea e garantire ricavi extra utili per il bilancio e per il mercato. Ad oggi i rischi restano bassi, la Juve ha cinque punti sul Bologna, otto sulla Roma e dodici sull’Atalanta, che però ha una partita in meno e può tornare a meno nove, il tutto considerando il quinto posto che può dare la qualificazione in base al ranking europeo. E anche se per alcuni bookmakers le quote di esonero sono scese da sopra 10 a 7.50, il messaggio che arriva dalla Continassa è chiaro: si va avanti uniti fino alla fine. D’altronde, se c’è una squadra che di fatto non esonera quasi mai è la Juve e ad oggi non ci sono i requisiti per farlo, considerando che la classifica ha chiuso sì la lotta Scudetto ma non quella Champions League, che è l’obiettivo minimo. Inoltre, a livello economico sarebbe un esborso in più in una fase in cui, più che altro, serve ritrovare la rotta smarrita dopo il pareggio di Baldanzi in Juve-Empoli. Servirà almeno ritrovare la via del gol, perché con 44 gol segnati bisogna tornare al 2011 per ritrovare una Juve che aveva segnato così poco (43 all’epoca) ed è per questo che in tanti chiedono ad Allegri del tridente, per rendere meno solo Vlahovic e ridare verve a un Chiesa spaesato da seconda punta.

L’ombra di Thiago Motta

E allora i discorsi sul futuro di Max si spostano all’anno prossimo. L’allenatore ha un contratto oneroso fino al 2025 e a bilancio pesa per 20 milioni di euro lordi all’anno. Da questo bisogna partire per provare a capire se a livello economico un cambio tecnico sia fattibile. Giuntoli dovrà lavorare di bilancino ma anche relazionarsi con la proprietà per prendere decisioni drastiche e non è affatto scontato che possa arrivare un via libera per transare con Allegri e investire su un nuovo allenatore. Non è un segreto il fatto che Giuntoli apprezzi molto Thiago Motta, quarto con il Bologna, ma anche Raffaele Palladino, per dare vita ad una nuova filosofia tattica, mentre una parte della società apprezzerebbe il ritorno di Antonio Conte, allenatore capace di lanciare il ciclo di successi dopo Calciopoli. In ogni caso saranno tutte opzioni costose tra chi c’è e chi dovrebbe subentrare, un costo economico che dovrà essere sostenuto a bilancio e concesso dalla proprietà. E per programmare, con Allegri o con un altro, servirebbe muoversi per tempo, ma fino a che la Juve non avrà blindato la Champions League non si potrà avviare un discorso concreto sul futuro.

Aprile mese chiave

Se da un punto di vista economico tutto è ancora in divenire, dal punto di vista tecnico Max Allegri avrà chance di riguadagnare fiducia nel mese di aprile. Sarà decisivo tra campionato e Coppa Italia. C’è il doppio impegno di semifinale con la Lazio il 2 aprile e il 23 aprile per accedere nella finale, l’unico trofeo che la Juve può mettere in bacheca in stagione, poi i match delicati di campionato contro la Fiorentina, in piena bagarre europea, il Toro, il derby è sempre una partita particolare, il Cagliari in Sardegna, squadra impegnata nella lotta salvezza, per finire con lo scontro diretto interno contro il Milan. Da questo ciclo di partite dipenderà molto del futuro della Juve e di Max Allegri.

Ravanelli: “Allegri nervoso, non ci si può accontentare del quarto posto”

Momento difficile dunque per la Juventus, ormai tarata sul quarto posto dopo la fuga interista verso la seconda stella. Diversi ex bianconeri sono stati critici, Di Livio e Tacchinardi, a Tv Play si è aggiunto il parere di Fabrizio Ravanelli, tra i protagonisti dell’ultima Champions vinta quasi trent’anni fa. Si è parlato ancora del bisticcio in diretta tra Allegri e Teotino dopo il pareggio con il Genoa: “Conoscendo Max credo sia nervoso - le parole di Ravanelli - Dal mio punto di vista ha sbagliato, ma quando i bianconeri erano in lotta Scudetto probabilmente stavano viaggiando sopra le loro possibilità e allo stesso tempo sette punti in 8 partite sono pochi. La vera Juve non si vista”. Può bastare il quarto posto e la qualificazione Champions per considerare positiva la stagione? In parte sì, ma un club abituato a vincere non può accontentarsi: “Una qualificazione in Champions col quarto posto sarebbe comunque un’annata deludente - ancora Ravanelli - Credo che una società come la Juve non possa accontentarsi di questo e penso che a inizio stagione, anche in assenza delle coppe, gli obiettivi fossero ben altri”.

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