Juventus, il patteggiamento per salvare squadra e sponsor

In molti ritengono che l’accordo con la Figc sia una via d’uscita favorevole alla società bianconera. Ma con la multa, i ricavi mancati in Champions e l’azzeramento del cda, alla Signora non è andata di lusso

di PAOLO FRANCI -
30 maggio 2023
Manovra stipendi: patteggiamento Juve, 718mila euro di multa

Manovra stipendi: patteggiamento Juve, 718mila euro di multa

Roma, 30 maggio 2023 - C’è chi dice no. La Juve, ad esempio. No all’interpretazione secondo la quale, alla fine, se la sia cavata mica male. Perché il patteggiamento di ieri, è vero, porta la vicenda stipendi nello scaffale più basso rispetto alla penalizzazione – cosa volete che siano 718mila euro per un club come quello bianconero? – ma è altrettanto vero che la riga in fondo a una storia durata due anni e chiusa rapidamente a cavallo di una nottata, dice 10 punti di penalizzazione, 718mila euro di multa, un cda azzerato con il presidente e i dirigenti che hanno fatto la storia recente del club a casa. E soprattutto l’addio ad almeno 80 milioni di ricavi dalla qualificazione alla Champions ottenuta sul campo.

Difficile sostenere che, alla fine, alla Juve sia andata di lusso, soprattutto di questi tempi dal punto di vista economico. Alla fine, dunque, Juve e Procura federale hanno patteggiato in nome dell’articolo 127 del codice di giustizi sportiva che prevede come "l’incolpato possa accordarsi con la Procura federale per chiedere all’organo giudicante l’applicazione di una sanzione ridotta o commutata, indicandone la specie e la misura", recita il codice. Con quale obiettivo? Questo: "La sanzione può essere diminuita fino ad un massimo di un terzo di quella prevista nel caso in cui si procedesse in via ordinaria".

La mossa della Juve è spiegata in maniera chiara nella nota ufficiale del club nella quale si legge: "La definizione di tutti i procedimenti sportivi Figc aperti consente di conseguire un risultato certo, mettendo un punto fermo e superando lo stato di tensione e instabilità che inevitabilmente discenderebbe dalla prosecuzione di contenziosi incerti negli esiti e nei tempi, permettendo inoltre al management, all’allenatore della Prima Squadra e ai giocatori di concentrarsi sull’attività sportiva ed in particolare sulla programmazione complessiva della prossima stagione, sia con riferimento alle attività sportive che per quanto attiene ai rapporti di business con gli sponsor, le altre controparti commerciali e quelle finanziarie".

In sintesi: meglio chiuderla qua per la squadra, gli sponsor, gli obiettivi futuri. Tra l’altro la Juve, così, ha la possibilità di inseguire ancora l’Europa League nell’ultima giornata di campionato e, nel caso in cui l’Uefa decidesse per la mano pesante (issima) estromettendo il club dall’Europa, la Juve lo sconterebbe subito perdendo la Conference o al massimo l’Europa League.

E così il club e i suoi dirigenti o ex dirigenti, hanno trovato l’accordo con il Tribunale Nazionale Federale – Agnelli a parte, stralciato – rinunciando a tutti i ricorsi possibili, sportivi e non, anche per il -10 del processo plusvalenze. E, mentre sui social i tifosi della Juve più accesi si indignano per l’accordo con il ’nemico’, il presidente della Figc parla di un "bel risultato per il calcio italiano". Chiudendola qui si evitano stravolgimenti e ribaltoni in classifica, dribblando situazioni di deprecabile incertezza.

E l’Uefa? È chiaro come a Nyon sia stato apprezzata la mossa della Juve di voler chiudere le ostilità, così come lo è stata quella del ’ribelle’ (la vicenda Superlega è tutt’altro che conclusa) Agnelli. La Juve, al massimo, rischia di saltare una stagione di Coppe. E se gli fosse stata cancellata l’Europa quest’anno, avrebbe rischiato di scontare la pena nella stagione 2024-25, una volta riconquistata la possiblità di giocare la Champions.  

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