Napoli, primo acuto contro una big al Maradona: Juventus stesa in stile Calzona

Prosegue il trend avviato dal terzo cambio in panchina della stagione: cinismo, concretezza e fortuna abbattono i bianconeri. E De Laurentiis comincia un'altra guerra: quella contro le televisioni

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
4 marzo 2024
Kvaratskhelia in azione contro la Juventus (Ansa)

Kvaratskhelia in azione contro la Juventus (Ansa)

Napoli, 4 marzo 2024 - Negli ultimi giorni Barcellona e Juventus si sono ritrovate spesso accostate da ragionamenti, calcoli ed elucubrazioni in merito alla questione Mondiale per club, diventata campale in casa Napoli ora che la qualificazione alla prossima Champions League non sembra più così scontata. In realtà, quasi come uno scherzo del destino, il parallelismo continua e si distende fino al calcio giocato. Appena pochi giorni fa i blaugrana avevano sbattuto sul muro eretto da Francesco Calzona, che debuttava sulla panchina azzurra con un buon 1-1 che lascia aperti i giochi in vista della gara di ritorno, quella che potrebbe valere i quarti di finale e, chissà, magari anche qualcosa di importante nell'ottica di quel torneo FIFA tanto caro ad Aurelio De Laurentiis. Ieri i bianconeri sbattono ancora sul medesimo ostacolo e, complici i numerosi errori nell'area avversaria e nella propria, lo fanno senza neanche la consolazione di un pareggio che sarebbe comunque risultato stretto: a spuntarla sono gli azzurri, che vincono nel segno di determinazione, coraggio, compattezza e un bel pizzico di fortuna.

Cinismo vs errori

Chissà quanto stanno fischiando le orecchie a Walter Mazzarri, nella sua carriera bollato come un allenatore spesso baciato dalla buona sorte. Gli esordi del ritorno di fiamma dell'ormai ex tecnico erano stati rincuoranti in tal senso, ricordando proprio il ruolino seguito dal suo successore, la terza guida di una squadra, quella partenopea, che lancia un ulteriore segnale alle rivali dopo il 6-1 inflitto a domicilio al Sassuolo: un Napoli formato più spada che fioretto c'è ed esiste a prescindere dalla caratura dell'avversario. Insomma, la prima gara del filotto complicato va in archivio con il miglior risultato possibile, raggiunto tra l'altro con il minimo sforzo. La Juventus fa, disfa e soprattutto non fa 'grazie' a un Dusan Vlahovic in una versione di sé sprecona come non mai fin dal suo arrivo in Italia: l'opposto di un Khvicha Kvaratskhelia tornato un cecchino quando c'è una palla vagante in area o fuori. Il resto lo fa Joseph Nonge Boende, che atterra clamorosamente Victor Osimhen in area di rigore, cagionando il primo rigore stagionale ai bianconeri: rigore battuto non esattamente benissimo proprio dal nigeriano ma ribadito nel sacco da Giacomo Raspadori, ancora una volta implacabile nei minuti conclusivi della gara più sentita dalle parti di Fuorigrotta. Un anno fa la zampata dell'ex Sassuolo, tra l'altro in quel caso nella cornice dell'Allianz Stadium, mise una seria ipoteca sullo scudetto: stavolta porta gli azzurri a quota 43 punti, con tanto di sorpasso a Lazio e Fiorentina e di ulteriore erosione di punti all'Atalanta, stesa da un Bologna che non vuole più fermarsi. Non a caso, il quarto posto per il Napoli resta non esattamente vicinissimo: i punti da rimontare ai rossoblù, ormai qualcosa di più di una 'semplice' sorpresa, sono 8, mentre quelli dalla Roma quinta e a sua volta rinata dopo il cambio in panchina sono la metà. Insomma, la situazione è ancora complessa ed intricata ma sicuramente più rosea rispetto a qualche settimana fa, quando qualche tifoso molto pessimista addirittura temeva di vedere i campioni d'Italia scivolare nelle sabbie mobili della classifica. Invece il Napoli, pur portandosi sul groppone ancora un clamoroso -28 punti in graduatoria rispetto a un anno fa, è vivo e vegeto. E oggi anche baciato da quei cosiddetti episodi positivi che nei mesi scorsi sembravano una chimera.

De Laurentiis contro tutti

In questi casi però valgono le medesime teorie snocciolate nei periodi peggiori: relegare tutto a fortuna e, appunto, episodi, è riduttivo e non rende onore a uno sport in cui anche soltanto arrivare sulla palla prima e con più determinazione può fare la differenza. Contro la Juventus il Napoli, come già accaduto contro il Barcellona e forse anche a Cagliari, al netto dell'errore difensivo del 96', si è riscoperto cinico e spietato, due qualità fondamentali per raggiungere risultati importanti e per provare a cambiare leggermente la percezione di una stagione, quella con il tricolore cucito sul petto, che resta molto deludente rispetto alle aspettative. Insomma, il Napoli schiacciasassi di un anno fa ha lasciato il posto a un Napoli che deve lottare e sudare anche solo per entrare nella zona Europa: un dato di fatto che resta ineccepibile. Eppure, Calzona dimostra di essersi calato meglio dei suoi predecessori in un clima del genere: niente più frasi a effetto per ammiccare magari ancora allo scudetto finché 'matematica non ci separi' ma tanta concretezza, sconfessando così anche chi da una allenatore 'giochista', nonché allievo prima di Maurizio Sarri e poi di Luciano Spalletti, si aspettava il ritorno a Fuorigrotta del calcio champagne. In realtà, di frasi nel capoluogo campano se ne sentono poche in generale: è il frutto della nuova 'guerra' alimentata da De Laurentiis, che si scaglia contro le televisioni e riduce ulteriormente le apparizioni davanti a microfoni e taccuini dei suoi tesserati. Anche questo clima a quelle latitudini non è inedito: un anno fa, più o meno di questi tempi, cominciò la faida del patron contro la frangia più calda del tifo azzurro prima della pace firmata a mezzo social e con l'ombra di ammiccare ad ordini dall'alto della Questura per prevenire scontri in vista della festa scudetto. Oggi è cambiato tutto ma non il perenne (e voluto) clima da 'noi contro tutti' costruito dal patron che forse, chissà, in questo modo riesce a ricompattare un ambiente, quello partenopeo, notoriamente spesso sfaldato al suo interno. Insomma, Calzona rinsalda la squadra e De Laurentiis la piazza: il risultato è il cambio di rotta sotto gli occhi di tutti che dimostra quanto i tanto criticati episodi, ovviamente allorché negativi, in realtà proprio casuali non siano. Basterà questa nuova aria fresca e positiva, in parte già respirata nei primissimi istanti delle gestioni dei due precedenti allenatori, a ridare definitivamente slancio a una stagione tribolata? In attesa della risposta definitiva, il Napoli si riscopre squadra e si toglie pure la soddisfazione di vincere il primo big match stagionale al Maradona: due cose tutt'altro che scontate.

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