Napoli, riecco l'allungo: tra 'corto muso', solisti e difesa di ferro gli azzurri volano

La caduta della Lazio, la frenata della Juventus e il rinvio di Fiorentina-Inter, in attesa dell'Atalanta, regalano alla banda Conte un altro tentativo di fuga nel segno della concretezza davanti e dietro

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
2 dicembre 2024
Torino-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Torino-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli, 2 dicembre 2024 - Tentativo di fuga doveva essere e tentativo di fuga, in attesa dell'Atalanta, è stato: il Napoli batte a domicilio il Torino e sfrutta il clamoroso tonfo della Lazio a Parma e il rinvio a data da destinarsi della partita tra Fiorentina e Inter a causa del malore occorso a Edoardo Bove, oltre all'ennesimo pareggio di una Juventus sempre più lontana dalla vetta e senza alcun asterisco in classifica a salvarla. Si ricrea così, almeno fino a lunedì sera, uno spazio di luce tra gli azzurri e le altre, seppur ingannevole proprio per ciò che è accaduto al Franchi e che tra qualche mese, presumibilmente a febbraio, potrà sparigliare le carte in senso opposto. La vera forza del Napoli finora in stagione è stata pensare solo al proprio cammino, senza badare a quanto succede o non succede dietro: quei paraocchi di cui Antonio Conte, profeticamente, aveva parlato in estate e che stanno contribuendo a generare una graduatoria sempre più dominata, al netto di ciò che fanno gli altri. Certo, forse il gioco non è quello dei giorni d'oro o dell'anno dello scudetto, ma in fondo la mano del tecnico salentino sulle proprie squadre ha sempre forgiato macchine del genere: forse poco belle da vedere ma tremendamente efficaci. Specialmente quando salgono in cattedra i singoli, come Scott McTominay.  

I numeri di McTominay

  E dire che in estate le maggiori aspettative tra i due scozzesi, forse anche per un motivo anagrafico, erano finite su Billy Gilmour, che pure a sua volta ha risposto presente quando chiamato in causa in occasione dell'infortunio di Stanislav Lobotka. Sarà appunto solo per una questione di età o perché davanti c'è uno dei migliori registi della Serie A (e non solo, come dimostrano i continui corteggiamenti, tra le altre, del Barcellona), ma l'ex Brighton un piccolo scotto nel mai banale ambientamento nel campionato italiano l'ha pagato, dimostrandosi ancora piuttosto acerbo specialmente nelle partite dal coefficiente di difficoltà più alto. Poi c'è chi come McTominay si è imposto fin da subito come un trascinatore. E per subito, si intende proprio subito: memorabili le parole di presentazione nella cornice di un Maradona vuoto ma già, virtualmente, ai suoi piedi. Il classe '96, che proprio tra qualche giorno spegnerà le prime 28 candeline, aveva subito dichiarato i suoi intenti 'bellicosi' parlando della voglia di vincere, a sua volta il preludio al raggiungimento dei risultati, in pieno stile britannico, senza lasciare troppo spazio alle chiacchiere. E così è stato: 4 gol e 2 assist in 12 presenze in azzurro sembrano già la risposta migliore ai 30 milioni sborsati in estate da Aurelio De Laurentiis per accontentare, per l'ennesima volta, il proprio nuovo allenatore. In realtà, a prescindere dall'arrivo in panchina di Conte, il Napoli aveva bisogno da tempo di un centrocampista, anzi, di un 'tuttocampista' del genere: probabilmente fin dalla scorsa stagione, quella nella quale formalmente Piotr Zielinski era ancora un giocatore azzurro ma tecnicamente, contratto in scadenza e firma già avvenuta con l'Inter alla mano, già un separato in casa. Nel mai semplice e forse mai utile gioco dei paragoni, McTominay è il profilo più simile al polacco: corsa e generosità in entrambe le fasi di gioco (lo dicono anche i quasi 13 km percorsi ieri) più una stoccata tutt'altro che banale dalla medio-lunga distanza capace di risolvere anche le pratiche più complicate. E quella contro il Torino rischiava di diventarlo nonostante il momento tutt'altro che felice dei padroni di casa, piuttosto sterili davanti ma comunque retti dietro da un Vanja Milinkovic-Savic in stato di grazia: una condizione che solo la giocata di un singolo poteva spegnere.

I numeri del Napoli

Qui rientra in gioco il Napoli nel suo intero, un'orchestra forse ancora poco sinfonica ma dalla quale periodicamente si erge il solista di turno per suonare la parte più delicata del concerto. Ieri è stata la volta dello scozzese, ma precedentemente, quasi alla spicciolata, la missione l'avevano portata a termine i vari Romelu Lukaku, Khvicha Kvaratskhelia e Giovanni Di Lorenzo, giusto per citare i principali protagonisti finora in stagione e senza dimenticare i comprimari e chi come Alex Meret il suo lo ha fatto specialmente nelle giornate più complicate, chiudendo la porta in coabitazione con il supplente Elia Caprile. Volendo tradurre tutto ciò in numeri, si parla della vittoria numero 10 in campionato e del clean sheet numero 9, con il secondo dato forse ancora più emblematico del primo nell'ottica di una cavalcata a lunga distanza che, si sa, si risolve sempre a favore di chi ha il miglior assetto difensivo. E qui rientra in gioco il direttore d'orchestra Conte, uno che allo spettacolo ha sempre anteposto la sostanza. Lo dice la sua carriera precedente ma lo dice anche questo primo ruolino di marcia all'ombra del Vesuvio, con 5 vittorie di 'corto muso' dietro le quali si nasconde un mondo. In alcuni casi i portieri, i legni e la buona sorte hanno aiutato il Napoli, in un certo senso graziato anche ieri quando Saul Coco (l'erede in granata di Alessandro Buongiorno) incespica incredibilmente sul pallone a porta sguarnita, ma in altri a pesare è stato quello scarso cinismo davanti di cui parla il tecnico salentino nonostante i suoi abbiano solo il settimo attacco del torneo. Quasi una contraddizione che però non lede lo stato di salute degli azzurri, anzi sempre più padroni di una situazione lontana anni luce da quella dell'anno scorso. Dal caos in campo e fuori all'ordine assoluto, forse la migliore prerogativa della capolista, che volendo usare una metafora ciclistica non strappa come fanno altre rivali, nel bene e nel male, ma sale con continuità del proprio passo. La vetta è ancora lontana e il tentativo di fuga in corso più virtuale che reale, ma l'andatura è di quelle più promettenti.

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