Napoli, beffa Gabri Veiga: la 'vendetta' dell'Al-Ahli per l'affare Zielinski

Il gran rifiuto del polacco porta il club saudita a fiondarsi sullo spagnolo, diventato già un rimpianto nel capoluogo campano

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
24 agosto 2023
Gabri Veiga (Ansa)

Gabri Veiga (Ansa)

Napoli, 24 agosto 2023 - Da piccoli intoppi burocratici da risolvere nel giro di poche ore a scogli insormontabili diventati presto dei muri invalicabili: la fine della lunga telenovela legata a Gabri Veiga e al suo destino si può sintetizzare così, con il Napoli che è stato beffato all'ultima curva proprio da quell'Al-Ahli che nelle ultime settimane aveva bussato per Piotr Zielinski.

Un colpo di mercato storico

Guardando dalla prospettiva del club saudita, è difficile stabilire il confine esatto tra la voglia di rinforzare la propria rosa e quella di 'vendicarsi' dopo il gran rifiuto del polacco dettato da ragioni familiari più che economiche. E' assai improbabile infatti trovare un calciatore, tra l'altro neanche tanto giovane, che voglia rinunciare a cuor leggero a un ingaggio da 15 milioni a stagione. La musica in linea teorica dovrebbe cambiare quando di mezzo c'è invece un classe 2002 che si sta appena affacciando sui palcoscenici del calcio che conta. Ma esiste ancora questo cosiddetto calcio che conta? Proprio l'imminente ingaggio da parte dell'Al-Ahli di Gabri Veiga, di fatto il primo talento cristallino in erba ad approdare in quella Saudi Professional League che finora aveva più che altro il sapore di un 'cimitero degli elefanti deluxe', accende la spia rossa per un mondo del pallone, quello europeo, che finora si sentiva invulnerabile in tal senso. Anzi: prima del blitz a gamba tesa del calcio arabo, erano proprio le principali leghe continentali ad avere l'usanza, motivata dalle ben note leggi del libero mercato basate su domanda e offerta, a fare razzia dei giocatori militanti in campionati sulla carta meno competitivi. Non solo: il modus operandi è ben consueto e noto anche all'interno dei medesimi tornei, con i 'pesci grandi' a bussare alla porta dei 'pesci piccoli' che, complici le pressioni di agenti e procuratori vari, hanno pochissime armi per trattenere i propri gioiellini. Curiosamente, ora che nell'oceano del monde del pallone sono comparsi dei veri e propri squali, anche gli squadroni europei si stanno riscoprendo vulnerabili al punto da quasi abiurare quelle già citate leggi di mercato spesso sventolate per difendere qualsiasi affare più o meno limpido. Insomma, la ruota gira e oggi sta a dir poco schiacciando le vecchie gerarchie del calcio e in particolare dei top team, che per una volta si trovano dall'altra parte della barricata: quella che vede un Gabri Veiga pronto a legarsi all'Al-Ahli dietro pagamento di un ingaggio da 12,5 milioni a stagione.

Le alternative  

Sfumato quello che doveva essere il colpo di mercato dell'estate dello scudetto, nel capoluogo campano monta un dibattito che parte da un quesito comune: il Napoli, muovendosi in maniera più celere, poteva evitare questa beffa? Tecnicamente sì: bastava accontentare le richieste iniziali del Celta Vigo, che all'alba di questa sessione di mercato era intenzionato a cedere il proprio gioiellino solo dietro pagamento della clausola rescissoria da 40 milioni. Già, la clausola rescissoria: curiosamente, proprio quello strumento contrattuale tanto caro ad Aurelio De Laurentiis e mai come ora tornato di attualità dopo il contestatissimo (nel quartier generale di Castel Volturno) approdo di Luciano Spalletti sulla panchina della Nazionale. Su questo tasto il patron è inflessibile, salvo poi riscoprirsi meno radicale quando ovviamente una clausola rescissoria c'è da pagarla. Chissà che proprio la voglia di risparmiare qualcosa sui 40 milioni prestabiliti da parte di ADL non abbia allontanato Gabri Veiga dal Napoli, con l'Al-Ahli e la sua valanga di soldi a infliggere in seguito il colpo del ko. Di certo fino a pochi giorni fa lo spagnolo sembrava il perfetto promesso sposo della causa azzurra e non solo per il volo verso l'Italia apparentemente già prenotato. A confermare l'imminente matrimonio era stato anche Rafa Benitez, il grande ex, nonché attuale tecnico del Celta Vigo. Lo stesso Benitez che in queste ore difende e giustifica la scelta del classe 2002, parlando di approdo in un campionato in crescita che tra l'altro non preclude un futuro ritorno in Europa. Un futuro che, dopo il secco 'no' consumatosi quasi all'altare, difficilmente sarà al Napoli, verrebbe da dire. Al di là dei rimpianti e dei rimorsi nascosti in una trattativa che forse, magari con un pizzico di presunzione in meno, poteva snodarsi in ben altri modi, adesso il quartier generale di Castel Volturno è chiamato a rivedere i propri piani di mercato. Le ipotesi sono due: permanenza forzata dei centrocampisti in uscita (su tutti Diego Demme e Gianluca Gaetano) o ritorno di fiamma per qualche obiettivo del passato più o meno recente. Anche per dare una risposta a quella parte della piazza che dopo lo scudetto forse si aspettava una campagna acquisti più scoppiettante, probabile che De Laurentiis viri verso il secondo scenario. Non solo: le primissime battute del campionato, al netto delle frenate delle romane, hanno confermato quanto le altre rivali per lo scudetto si siano rinforzate. Il nome principale è quello di Teun Koopmeiners, che curiosamente viene valutato 40 milioni dall'Atalanta: la stessa cifra (della discordia) che avrebbe vestito Gabri Veiga d'azzurro prevenendo il blitz dell'Al-Ahli. Insomma, il Napoli non è l'unica bottega cara su piazza: un assioma che a volte De Laurentiis sembra quasi non accettare, magari nel nome di quelle finanze da non intaccare neanche per uno sporadico colpo di mercato. Finanze che, guardando la vicenda dalla prospettiva del patron, nei prossimi mesi saranno di fatto depauperate dalla raffica di rinnovi da formalizzare: su tutti quello di Victor Osimhen, che curiosamente sarà firmato nel segno di cifre non lontane da quelle che legheranno Gabri Veiga all'Al-Ahli e che oggi stanno scandalizzando mezzo mondo del pallone. Per la precisione quella parte che le follie di mercato le accetta solo quando provengono dai ben noti squadroni europei che però, va ricordato, accettano e rispettano (pur con qualche rumorosa eccezione) le regole dettate dal Fair Play Finanziario. Lo stesso si può dire della tanto contestata e discussa Saudi Professional League?

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