Napoli, i tre nodi per il rinnovo di Kvaratskhelia

Dalla durata del contratto alla clausola rescissoria, passando per lo stipendio: nonostante i passi avanti delle ultime settimane, la fumata bianca per la firma è ancora lontana

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
14 novembre 2024
Khvicha Kvaratskhelia (Ansa)

Khvicha Kvaratskhelia (Ansa)

Napoli, 14 novembre 2024 - Ogni sosta del campionato sembra quella buona per provare a ridurre la distanza tra il Napoli e Khvicha Kvaratskhelia per quanto riguarda il rinnovo del contratto, e in effetti nelle ultime settimane qualcosa si è mosso. Da qui però a pensare a una fumata bianca imminente ce ne passa, con gli ostacoli tra le parti che cambiano di volta in volta.  

I tre nodi per il rinnovo

  In principio il nodo più annoso riguardava la durata del contratto, ancora piuttosto lunga (la scadenza è il 30 giugno 2027) per indurre Aurelio De Laurentiis a discuterne a caccia di un prolungamento: lo stesso De Laurentiis che, in effetti, nel mai semplice braccio di ferro con i propri giocatori non ha mai voluto farsi mettere all'angolo neanche a fronte di scadenze imminenti e anche a costo di perdere elementi preziosi a zero. Sulla bontà o meno di queste prese di posizione tanto ideologiche quanto destinate a impattare sui bilanci, che comunque vedono il club partenopeo sempre sul podio delle società più virtuose, l'opinione pubblica di una piazza notoriamente complicata è destinata spesso a spaccarsi. Poi la nuova nube tra Kvara e il Napoli era stato, e tuttora è, l'ingaggio, ancora fermo a quello stabilito nella prima firma: uno stipendio di 1,5 milioni all'anno che, a dispetto del rendimento profuso in campo dall'estate 2022 e dell'impennata del costo del cartellino avvenuta da allora e in particolare dopo la vittoria dello scudetto, tuttora piazza l'esterno nel gruppone dei comprimari della rosa e ben al di sotto dei big, alcuni dei quali anche di recentissimo approdo nel capoluogo campano. Infine, e qui si va nella strettissima attualità, è stata la volta della clausola rescissoria, una exit strategy cara tanto a De Laurentiis quanto ai suoi giocatori a seconda del valore della stessa e della contingenza del momento. I tre nodi che continuano a gettare un'ombra sul futuro in azzurro di Kvaratskhelia si incrociano tra loro, con particolare riguardo agli ultimi due snocciolati. Poco prima della partita contro il Milan, nella quale curiosamente il numero 77 era entrato nel tabellino dei marcatori, tra le parti, da intendersi come il direttore sportivo Giovanni Manna e l'agente Mamuka Jugeli, c'era stato un riavvicinamento, con il secondo apparentemente sceso a più miti consigli sul fronte ingaggio: la richiesta dell'entourage del georgiano era passata dagli 8-10 milioni a stagione chiesti qualche settimana prima, e senza neanche bisogno di ribadire il secco no del Napoli, a 5 milioni più bonus, cifra molto simile a quella messa sul piatto da De Laurentiis. Qui entra però in gioco il terzo nodo, una clausola rescissoria diventata quasi un compromesso per arrivare alla fatidica fumata bianca, senza la quale, come fatto intuire da più parti e a denti stretti dallo stesso Antonio Conte, la prossima estate sarà cessione quasi sicura per evitare un bagno di sangue. Kvaratskhelia e il suo procuratore hanno sì aperto a una richiesta più mite sull'ingaggio, ma solo a patto di introdurre nel nuovo contratto una clausola rescissoria massimo di 80 milioni: dall'altro lato, un De Laurentiis galvanizzato dall'inizio stagione dei suoi e dalla conseguente rivalutazione della rosa dopo il crollo dell'anno scorso non ha per niente intenzione di scendere sotto il muro dei 100 milioni. Inutile dire che il destino del numero 77 si giocherà proprio sull'esito di questo braccio di ferro che non fa che allungare il codazzo di un tormentone cominciato praticamente subito dopo lo scudetto: alla finestra ci sono, tra le altre, il Barcellona e quel Paris Saint-Germain che già la scorsa estate si è fatto sotto per Kvara a quanto pare mettendo sul piatto proprio la bellezza di 100 milioni, incassando il no di De Laurentiis.

Il passato in azzurro di Ranieri

  Il futuro più a breve termine del Napoli si chiama Roma, squadra che alla ripresa del campionato si presenterà al Maradona con una veste tattica totalmente inedita. Dopo una lunga ridda di nomi anche esotici e suggestivi, un po' a sorpresa, a spuntarla è stata l'usato sicuro chiamato Claudio Ranieri, oggi allenatore e dalla prossima estate inserito nell'organigramma del club, addirittura con voce in capitolo per scegliere il nuovo tecnico. Lo stesso Ranieri che a Fuorigrotta in realtà a inizio anni '90 ci è transitato con le vesti dell'alleato e non del 'nemico'. Sulla panchina azzurra il neo allenatore della Roma arrivò nel 1991, ottenendo subito la qualificazione all'allora Coppa Uefa grazie al quarto posto finale in classifica. L'avventura si sarebbe conclusa nel novembre 1992 con un esonero frutto proprio dell'eliminazione dalla competizione europea per mano del Paris Saint-Germain e dell'1-5 incassato contro il Milan in campionato. In totale, l'avventura al Napoli di Ranieri è durata 16 mesi, con 55 panchine totali tra le quali brilla il 5-1 rifilato a inizio stagione a domicilio al Valencia, con Daniel Fonseca, già avuto a Cagliari e voluto a tutti i costi in sede di mercato, a segnare tutte le reti. Eppure, nonostante le premesse e il mercato faraonico portato avanti da Corrado Ferlaino, le cose avrebbero preso presto un'altra piega. Proprio gli attriti tra presidente e allenatore cominciarono a infuocare una situazione già rovente: il primo rimproverava al secondo la preparazione svolta in estate e la bocciatura sul mercato, tramite un proprio collaboratore, di George Weah, uno che poi in Italia avrebbe fatto faville. Dopo i primi scricchiolii, ironia del destino, Ranieri salvò la panchina tramite una sofferta vittoria proprio contro la 'sua' Roma, ma la cinquina incassata contro il Milan dopo appena un paio di settimane pose fine a un'avventura breve ma intensa, seppur non nel verso auspicato da tutti all'inizio della stessa. Per il tecnico di Testaccio tuttora quella al Napoli resta una delle poche esperienze fallimentari della propria carriera, per un feeling di fatto mai nato tra le parti.Leggi anche - Atp Finals 2024, Sinner già in semifinale  

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