Napoli, la rivincita di Natan

Complice l'emergenza difensiva, il brasiliano sta guadagnando minuti e credibilità: all'orizzonte però adesso c'è l'esame Milan

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
26 ottobre 2023
Natan (Ansa)

Natan (Ansa)

Napoli, 26 ottobre 2023 - Gli esami non finiscono mai: specialmente nel calcio, una materia frenetica e in continua evoluzione ed involuzione. Il discorso diventa ancora più specifico per una piazza come quella partenopea, dove le parabole sono ancora più veloci e nette. Lo sa bene Natan, accolto in estate con scetticismo a causa di un pedigree non eccellente. Il carico lo aveva messo Rudi Garcia, che almeno all'inizio dell'avventura in azzurro del brasiliano (e della sua travagliata gestione in panchina) lo reputava ancora poco pronto per guidare la difesa del Napoli. Difficile dire se le preoccupazioni del tecnico francese fossero fondate o eccessive: fatto sta che, complici i tanti infortuni che stanno tuttora affliggendo il reparto arretrato, oggi Natan sta diventando un pilastro sempre più convincente.

Da carneade a leader

 Si accennava all'isteria di una piazza diventata ancora più severa ed esigente dopo l'apoteosi scudetto. Lo stesso ex Bragantino in quasi 3 mesi ha già vissuto diverse vite in azzurro. La prima è quella di emerito sconosciuto ritenuto forse addirittura strapagato da un club che aveva ben altri piani per riempire la voragine lasciata da Kim Min-Jae. La ridda di nomi è stata lunga e variegata. In cima alla lista dei desideri di Aurelio De Laurentiis e Mauro Meluso, il nuovo tandem di mercato del Napoli da riportare in quest'ordine o in quello opposto, c'era Kevin Danso, da tempo individuato come il prototipo di difensore più simile al sudcoreano, fresco di addio direzione Bayern Monaco. Il gioco delle parti, come di consueto in questi casi, non ha lesinato colpi di scena: su tutti il rinnovo dell'austriaco, con tanto di sberleffo a mezzo social da parte del Lens verso un Napoli che si era da poco cucito il tricolore sul petto. Insomma, neanche gli allori più attesi e ambiti sono sufficienti a scacciare ruggini e sfottò che forse qualcuno collega erroneamente solo al calcio italiano. Eppure, proprio quel pubblico ludibrio a suon di tarantella è servito a dare la sveglia sul mercato al Napoli, che ha accelerato i tempi andando finalmente a procurarsi un nuovo difensore: tale Natan Bernardo de Souza. Più nomi e cognomi che presenze, si direbbe in questi casi. Le similitudini fisiche con Kim in effetti si sprecano ma, almeno all'inizio, tutto si fermava lì: a mezza strada proprio come un acquisto a lungo lasciato nell'armadio. Difficile sapere se Natan avrebbe trovato comunque il suo spazio pur senza la moria di difensori che da inizio stagione sta falcidiando il Napoli. Quel che è certo è che oggi il brasiliano sta crescendo partita dopo partita, cominciando a mostrare con una certa costanza il piatto forte della casa: il gioco d'anticipo, in particolare di testa. Ovviamente, i margini di miglioramento sono ancora belli netti: se sfidato nello stretto o in velocità, il classe 2001 ricorda a tutti che (ancora) non è Kim. Così come Garcia, pure a fronte di risultati altalenanti ma comunque tutto sommato confortanti, ricorda a tutti che (ancora) non è il suo predecessore. Lo sa bene la piazza, che ancora fatica a innamorarsi e fidarsi del nuovo corso e lo sa bene lo stesso De Laurentiis, che comincia a spuntare partite dalla lista dei test fondamentali per scacciare definitivamente via l'ipotesi esonero, ma sempre con riserva. Una riserva che si evince dalla sua presenza ancora fissa a Castel Volturno.

Ritorno al passato

 La sagoma ingombrante del patron è infatti da giorni una costante nel centro tecnico del Napoli, con le battute che a tal riguardo si sprecano. Il fulcro dell'ilarità resta l'idea che ora a guidare gli azzurri sia un tandem composto proprio da De Laurentiis e solo in seconda istanza da Garcia. Se così fosse, per ADL si può parlare di un netto due su due: il Verona prima e l'Union Berlino poi sono caduti sotto i colpi del 'nuovo' corso, quello che domenica sera vivrà probabilmente l'esame più difficile. Contro il Milan potrebbero cadere le ultime riserve su Garcia, che finora gli appuntamenti decivisi li ha steccati praticamente tutti: specialmente nel teatro del Maradona. Sarà un caso o forse no: fatto sta che oggi il Napoli veleggia con un'ottima andatura in trasferta, salvo poi riscoprirsi più vulnerabile proprio a Fuorigrotta. Domenica sera due tra le attuali principali problematiche degli azzurri (scontri diretti e rendimento interno) si incroceranno, tendendo così l'ennesima trappola a Garcia che, dal canto suo, inizia a sviluppare interessanti anticorpi. Merito di una squadra che comincia sempre di più ad assimilare i nuovi dettami tattici, secondo qualche voce maliziosa mutuati con estrema dovizia dal credo tattico di Luciano Spalletti. Le copie però, si sa, difficilmente hanno vita lunga: lo sa bene Garcia, che non a caso fin dal suo insediamento ha provato a imporre le sue idee, che vertono su un gioco meno orizzontale e più verticale. Eppure, ultimamente la percentuale di possesso palla del Napoli, complici magari avversari sulla carta non irresistibili, sta salendo a dismisura. Non solo: dopo un'iniziale assenza, gli azzurri stanno riallacciando i fili di uno degli schemi più letali e famosi a quelle latitudini, quello che porta la palla da un esterno all'altro. Da Khvicha Kvaratskhelia a Matteo Politano, andata a ritorno: senza Victor Osimhen, il Napoli rispolvera le vecchie armi, quelle curiosamente plasmate proprio durante una delle tante assenze della punta centrale. Era già successo ai tempi di Maurizio Sarri che un'emergenza facesse nascere l'idea più brillante: all'epoca ne beneficiò all'infinito Dries Mertens, tuttora il miglior marcatore della storia del club partenopeo. Oggi festeggiano l'attacco ma anche la difesa e in particolare Natan, che sta costruendo il suo futuro in azzurro proprio grazie alle defezioni dei compagni di reparto che fino a poche settimane fa lo precedevano nelle gerarchie. Mors tua vita mea, per la gioia del brasiliano e di Garcia: due protagonisti del Napoli campione d'Italia che hanno in comune lo scetticismo iniziale e il fatto di non essere stati esattamente delle prime scelte.

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