Napoli, dal no di Conte alla fiducia della squadra: i retroscena della conferma di Garcia

A sorpresa l'allenatore francese resta in sella dopo le turbolenze delle ultime ore. Ma De Laurentiis non si fida e si piazza a Castel Volturno

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
12 ottobre 2023
Aurelio De Laurentiis e Rudi Garcia (Ansa)

Aurelio De Laurentiis e Rudi Garcia (Ansa)

Napoli, 12 ottobre 2023 – Difficile stabilire quanto nella giornata di mercoledì Rudi Garcia sia stato oggettivamente vicino all'esonero: probabilmente tanto allorché Aurelio De Laurentiis aveva cominciato a comporre, corroborato da molto ottimismo, il numero di Antonio Conte. In realtà, i fatti avrebbero presto smentito il patron, costretto suo malgrado a confermare l'attuale guida tecnica del Napoli.

L'ombra di ADL a Castel Volturno

La domanda che fin dalle prime ore del mattino sta assillando tutto il mondo del calcio è una sola: come può un allenatore rimanere in sella nonostante le varie mozioni di sfiducia varate dal proprio presidente? Nel caso specifico, si comincia dalle dichiarazioni rilasciate a Roma lunedì, quando il patron ammise pubblicamente la crisi in corso in un matrimonio che conta appena pochi mesi di vita. Si arriva poi alle fatidiche ultime ore, quelle in cui proprio ADL ha avviato un giro di telefonate e contatti che si sarebbe rivelato infruttuoso. Da qui la conferma di Garcia che così, a meno di crolli inattesi, potrà 'sopravvivere' almeno fino alla prossima sosta, quella di novembre. Si accennava ai crolli: il trittico buono per sancire il destino del tecnico francese, già oggi una sorta di 'miracolato' secondo i piani e i parametri di De Laurentiis, sarà quello che metterà il Napoli di fronte a Hellas Verona, Union Berlino e Milan. L'aria che appesantisce la panchina azzurra impone a Garcia di non adagiarsi sugli allori. Il messaggio lo ha veicolato, forte e chiaro, proprio ADL, oggi presente a Castel Volturno per vigilare l'operato del tecnico francese, che si ritrova così a passare da allenatore virtualmente (se non qualcosa di più) esonerato a 'vice del presidente', che in un certo senso raccoglie virtualmente i principali oneri del ruolo. A tal riguardo, i precedenti più o meno recenti inducono a ipotizzare anche delle chiare direttive di De Laurentiis a Garcia, al momento in pratica poco più di un fantoccio, per invertire il pericoloso trend imboccato dal Napoli. Modulo, giocatori da schierare e magari da non sostituire e forse perfino l'approccio con i media: il patron, si sa, dalla sua personalissima prospettiva sente di avere le carte in regola per decidere il da farsi su tutte queste questioni e forse su molte altre ancora. Per informazioni chiedere a Maurizio Sarri, che a suo tempo era sbarcato nel capoluogo campano con l'intento di utilizzare uno schema tattico che avrebbe previsto il trequartista: l'intervento di De Laurentiis, manco a dirlo, portò alla netta virata verso quel 4-3-3 che ci sarebbe poi rivelato il modulo ideale del Napoli, con lo scudetto vinto la scorsa stagione come manifesto di questa teoria. Anche le cose più belle e riuscite però, si sa, possono diventare un boomerang allorché estremizzate: è proprio il caso di quel 4-3-3 che in estate è diventato il primo parametro per selezionare il nuovo allenatore azzurro. Un dogma che, con il senno di poi, si sarebbe rivelato un clamoroso autogol se rapportato ai dividendi raccolti (finora) da Garcia.

Il salvataggio dei veterani

In realtà, un partito molto numeroso nel mondo del calcio propugna un'altra tesi: quella che affida gran parte delle fortune degli allenatori semplicemente ai giocatori. Una teoria a tratti banale ma di fatto mai totalmente passata di moda. Proprio il Napoli, curiosamente, ne è un valido esempio. Basti pensare al roster azzurro, in pratica rimasto quasi identico a quello che appena pochi mesi fa riportava il titolo nel capoluogo campano dopo 33 anni. Certo, il buco lasciato da Kim Min-Jae si sarebbe nel tempo poi rivelato una voragine: a prescindere dalla qualità di Natan, il suo successore che pian piano sta dimostrando di poter giocare tranquillamente in Serie A. Eppure, a parte l'addio del sudcoreano, che a sua volta nel Bayern Monaco sta faticando forse più del dovuto, la rosa è rimasta quasi identica a quella che ha vinto lo scorso campionato: si può dire lo stesso della resa? Diversi singoli sembrano infatti le pallide copie dei giocatori a tratti fenomenali che avevano letteralmente 'ammazzato' il torneo alle spalle, con la manovra collettiva a pagarne le conseguenze peggiori. Non solo il gioco prodotto: a essere cambiato è anche l'atteggiamento di molti protagonisti della cavalcata scudetto, i primi a giustificare il proprio calo smentendo la teoria di chi parla di qualche pancia piena di troppo all'ombra del Vesuvio. 'Excusatio non petita, accusatio manifesta', si dice in questi casi. Si accennava agli atteggiamenti: ormai quasi ogni sostituzione di Garcia diventa una partita a scacchi tra quest'ultimo e il giocatore di turno costretto a uscire. Non esattamente la spia di uno spogliatoio unito e compatto intorno al proprio condottiero, come accadeva fino allo scorso maggio con Luciano Spalletti. Eppure, curiosamente, proprio la rosa, in particolare nella figura dei senatori, ha votato la fiducia concessa all'allenatore francese, salvato dai suoi 'aguzzini', gli stessi che hanno contribuito a delegittimarlo agli occhi della piazza con un rendimento non all'altezza del tricolore cucito sul petto e, ancora di più, con comportamenti non sempre maturi e allineati con la propria guida tecnica. Insomma, che tra Garcia e gran parte della rosa del Napoli sia calato il gelo è abbastanza evidente: in questi casi, si sa, per abbattere il muro creatosi può servire un messaggero. Nel caso in esame, curiosamente il sensale è stato il protagonista che non ti aspetti: Kalidou Koulibaly, ormai da tempo un ex, nella tarda serata di mercoledì ha dichiarato l'intenzione della squadra di confermare Garcia. Una benedizione che ha lasciato molti di stucco: forse lo stesso De Laurentiis, che magari oggi si è recato al centro tecnico di Castel Volturno proprio per verificare l'attendibilità di questa tesi. Tutto molto bello: peccato che la pausa del campionato abbia portato via dalle mani di Garcia diversi big della rosa, attualmente impegnati con le rispettive Nazionali. Insomma, ancora una volta la conferma dell'allenatore francese sembra appesa a un filo: quello del telefono tra De Laurentiis e Conte che non ha dato i frutti sperati.

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