Napoli, De Laurentiis vira su Conte. Ma il tecnico salentino (per ora) si nega

In ballo c'è ancora il destino di Garcia, tutto da decidere. In caso di esonero, l'ex Inter è in pole, ma da dirimere ci sarebbe anche la questione modulo

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
11 ottobre 2023
Antonio Conte (Ansa)

Antonio Conte (Ansa)

Napoli, 11 ottobre 2023 - Esce Rudi Garcia, entra Antonio Conte: la sostituzione sulla panchina del Napoli sembra soltanto questione di tempo, ma mai come in questo caso l'apparenza potrebbe ingannare.  

Conte, più no che sì

  A suggerirlo è proprio il tecnico salentino, il cui telefono nelle ultime ore sarà di sicuro rovente. Ai tanti curiosi che chiedono numi sul suo futuro, la risposta è una sola, certificata tra l'altro anche da un post su Instagram: al momento l'unica priorità di Conte è godersi il meritato riposo in famiglia. Insomma, apparentemente non c'è spazio per nessuno: neanche per la squadra campione d'Italia, alla disperata ricerca di qualcuno capace di riaccendere la luce. Tutto giusto, ma fino a prova contraria l'allenatore degli azzurri è ancora Garcia, che dal canto suo prova a turarsi le orecchie per sentirsi ancora pienamente il faro del Napoli. Ma sarà proprio così? Prima i risultati, poi i malumori di diversi big della rosa e infine le parole lapidarie pronunciate da Aurelio De Laurentiis all'alba di questa settimana, che si preannuncia infuocata: al momento l'unica ancora di salvezza del tecnico francese è il contratto che lo lega a partire dallo scorso giugno al club partenopeo. Anche sotto questo aspetto però Garcia se la passa male, con De Laurentiis al lavoro per provare a rescindere in maniera consensuale il suddetto vincolo. Insomma, quando un matrimonio non arriva neanche a 6 mesi di vita parlare di fallimento è addirittura riduttivo. Il primo problema però è legato proprio al divorzio, difficile da formalizzare ma forse ancora più difficile da tramutare nel preludio di una rinascita. Il tutto nonostante la presenza nell'elenco degli svincolati di diversi tecnici di primissimo grido, con appunto Conte a guidare la lista. Al momento e anche con una certa insistenza l'allenatore salentino pare essersi sfilato dalla bagarre, spianando così la strada al secondo candidato, che potrebbe essere Igor Tudor: da parte di quest'ultimo sarebbe più difficile ipotizzare una risposta negativa, con la piazza partenopea che rappresenterebbe al perfetta rampa di (ri)lancio della propria carriera. Poi c'è chi come Conte magari non se la sente di imbarcarsi in un'avventura rischiosa oggi quasi come lo era a giugno, quando a quanto pare diversi allenatori avevano rispedito al mittente la corte di un De Laurentiis che, dal canto suo, ha evidentemente sottovalutato il salto del suo Napoli da squadra che va ben oltre le aspettative a squadra chiamata a confermarsi senza potersi più nascondere. Poi naturalmente il suddetto salto andrebbe approfondito tirando in ballo la questione mercato. Paradossalmente, la scorsa estate nel capoluogo campano si è parlato tanto di chi è partito (Kim Min-Jae), di chi lo ha sostituito (Natan) ma troppo poco di chi è rimasto e che potrebbe averlo fatto con la cosiddetta pancia piena.

Come giocherebbe il Napoli con Conte

  L'involuzione di alcuni portagonisti dello scudetto, più nelle motivazioni che nella qualità, è emblematica in tal senso. Certo, tornando al corteggiamento serrato di De Laurentiis nei confronti di Conte, rivitalizzare gli elementi in questione apportando una rivoluzione tecnica, con annesso cambio di modulo, non sembra la cura ideale. Eppure, l'eventuale ingaggio dell'allenatore salentino implicherebbe proprio un processo di forte cambiamento, con il dogma del 4-3-3, il modulo che curiosamente aveva guidato il casting estivo, che cadrebbe di colpo, a stagione in corso e senza troppo margine per perdere altri punti per strada. A tal riguardo, le contingenze del momento stanno ridimensionando anche gli obiettivi finali del Napoli, che attualmente punta con forza a un posto nella prossima Champions League, lasciando (provvisoriamente?) il sogno del bis in campionato in un cassetto ben chiuso. L'incubo peggiore di De Laurentiis, si sa, è proprio legato alla mancata qualificazione alla competizione continentale più prestigiosa: un incubo diventato realtà sotto la (sfortunata) gestione di Gennaro Gattuso. Anche per questo motivo il patron starebbe abbandonando l'idea di affidarsi a un 'traghettatore' da qui al termine della stagione: dal suo punto di vista, il rischio di dover rinunciare all'Europa di lusso sarebbe troppo elevato. Meglio, nel caso, affidarsi subito a un pezzo da novanta come Conte e al suo 3-5-2 che sbarcherebbe a Castel Volturno a dispetto di una rosa interamente costruita in base al 4-3-3. Al netto degli infortuni ancora da risolvere pienamente, i tre centrali titolari sarebbero Juan Jesus, Amir Rrahmani e uno tra Leo Ostigard e Natan: la carenza di riserve sarebbe fin da adesso emblematica. Capitan Giovanni Di Lorenzo e Mathias Olivera da terzini diventerebbero dei quinti, con tutti i cambiamenti di mansioni impliciti nel 'nuovo' ruolo, quello che sacrificherebbe ulteriormente un Mario Rui sempre più ai margini: manco a dirlo, il portoghese e il suo agente Mario Giuffredi al momento sarebbero tra i principali fautori del cambio in panchina nonostante le tante novità tattiche all'orizzonte. Novità tattiche che toccherebbero in maniera molto aggressiva il reparto avanzato. Se Victor Osimhen ha già dimostrato di poter convivere con un altro attaccante, l'incognita più grande sarebbe legata a Khvicha Kvaratskhelia, che dovrebbe accentrarsi, rinunciando così al piatto forte della casa (soprattutto nella prima parte della scorsa stagione): fuga sulla sinistra prima di rientrare e seminare il panico nelle difese avversarie. Insomma, la veste tattica eventualmente imposta da Conte potrebbe non calzare a pennello a un Napoli che, negli anni, ha costruito le sue fortune tramite il modulo tanto caro a De Laurentiis, che proprio per seguire questo dogma la scorsa estate ha operato una scelta che (per ora) non sta pagando i dividendi attesi. Eppure, cambiare ora significherebbe dover sconfessare tutto il lavoro fatto anche in sede di mercato: non a caso, a traballare pare sia anche la posizione di Mauro Meluso, il direttore sportivo più 'invisibile' della Serie A. Anche in questo caso la reazione a catena sarebbe dietro l'angolo: cacciare l'uomo addetto alla costruzione della rosa, al netto di una campagna acquisti per la verità piuttosto a formato ridotto, implicherebbe anche un'implicita bocciatura ai volti nuovi.

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