Hinault difende Pogacar sul doping: "Attaccato solo perché non francese"

Il 'Tasso' si scaglia contro media e direttori sportivi transalpini, non nuovi a insinuazioni velenose sullo sloveno: "Perché quando vinceva Alaphilippe nessuno lo ha mai messo in dubbio?"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
23 aprile 2025
Tadej Pogacar (Ansa)

Tadej Pogacar (Ansa)

Roma, 23 aprile 2025 - I due secondi posti rimediati alla Parigi-Roubaix 2025 e soprattutto alla Amstel Gold Race 2025, con annesso non riuscito tentativo di fuga da lontanissimo, hanno restituito un'immagine più 'umana' di Tadej Pogacar, che evidentemente come tutti gli atleti ha i suoi giorni no e avverte la stanchezza delle fatiche precedenti. Eppure, spesso il nome dello sloveno viene accostato a sospetti tanto pesanti quanto purtroppo ricorrenti nel ciclismo, quelli relativi all'utilizzo di sostanza proibite per migliorare le proprie prestazioni: a difesa del campione iridato si schiera Bernard Hinault, l'ultimo francese ad aver vinto il Tour.  

Le dichiarazioni di Hinault

Correva l'anno 1985 e il 'Tasso' si imponeva nella corsa di casa, inconsapevole che da lì in poi si sarebbe aperta una maledizione lunga quasi 40 anni. Da allora però il ciclismo transalpino si è tolto comunque delle soddisfazioni e negli anni più recenti lo ha fatto grazie a Julian Alaphilippe, signore delle Classiche e delle corse di un giorno prima dell'avvento dell'attuale generazione dei fenomeni: il nome del corridore della Tudor Pro Cycling Team si intreccia a quello di Hinault, che durante la trasmissione 'Les Grandes Gueules du Sport' è entrato a difesa di Pogacar, accantonando anche quel campanilismo che notoriamente caratterizza i francesi. "Trovo ridicolo che la gente getti sempre sospetti sui corridori stranieri". L'ex fuoriclasse esordisce così in risposta alle parole pronunciate qualche giorno fa da Jean-René Bernaudeau, il direttore sportivo del Team TotalEnergies che aveva chiesto più garanzie nei controlli legati proprio allo sloveno. "Non è perché noi non stiamo vincendo che gli altri imbrogliano: bisogna smetterla". L'intervento di Hinault si fa ancora più piccato e determinato. "Perché sono sempre i francesi a insinuare il dubbio? Non è strano? Non vedo mai che ciò accade alle squadre italiane, belghe o spagnole. In questo modo, si sta uccidendo questo sport. Quando non ci sono prove bisognerebbe chiudere la bocca. Pogacar è controllato quanto e come i corridori della squadra di Bernaudeau. Anzi, magari lo è anche di più proprio perché vince. Dunque, penso sia ora di finirla con questa storia". Nell'arringa del bretone entra poi Alaphilippe. "C'è un altro motivo per cui trovo ridicolo lo screditare sempre i corridori stranieri. Cosa faremmo noi se Pogacar fosse francese? Quando Alaphilippe vinceva Classiche e Mondiali, qualcuno ha mai messo in dubbio le sue prestazioni? Personalmente - conclude Hinault - mi fa sempre male sentire queste cose".

Le dichiarazioni di Ciccone

Intanto, a distanza di un giorno fa ancora discutere la multa (250 franchi svizzeri e 15 punti Uci) comminata a Giulio Ciccone dopo il lancio degli occhiali (la sua classica esultanza) per la tappa vinta al Tour of the Alps 2025. "Possiamo dire che questa vittoria, considerando anche il valore degli occhiali (200 euro, ndr), mi sia costata cara. Si potrebbe parlare a lungo del tema, ma il mio errore è stato non aver studiato il regolamento. Ma se si parla di rovinare l'immagine di questo sport - conclude l'abruzzese - allora sono totalmente in disaccordo".

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