Rudi Garcia, da Cristiano Ronaldo al Napoli: chi è l’allenatore scelto da De Laurentiis
Non il tanto atteso Galtier, ma l'altro tecnico francese per sostituire Luciano Spalletti. Ha un passato in Italia e uno più recente all'Al-Nassr in Arabia Saudita
Napoli, 16 giugno 2023 - Che sul Napoli soffiasse da giorni la brezza francese era ben chiaro, ma che alla fine nel testa a testa tra Christophe Galtier e Rudi Garcia la spuntasse il secondo e non il primo è stata decisamente una sorpresa. Proprio mentre Italia e Spagna toccavano i primi palloni della seconda semifinale della Nations League 2023, il Napoli annunciava il suo nuovo allenatore: appunto Garcia, tra lo stupore generale.
La mossa inaspettata di ADL
Ad aver lasciato i più senza parole è stato innanzitutto il tempismo e il riferimento non è alla coincidenza con la partita degli azzurri, poi sconfitti dagli iberici. Apparentemente sembrava che Aurelio De Laurentiis potesse concedersi qualche altro giorno di riflessione prima di una virata così brusca e netta. In fondo, la fine di giugno è ancora piuttosto lontana e i nomi in ballo, la famosa 'quarantina' millantata dal patron, erano così tanti da consentire per tutti una finestra temporale più ampia per riflettere: un verbo che spesso, durante tutta la sua gestione, si è scontrato con l'impulsività di ADL che però forse, mai come stavolta, avrà dovuto fare i conti con le decisioni altrui. Naturalmente è vietato aspettarsi conferme a questa teoria allorché arriverà il giorno della presentazione in pompa magna di Garcia, del quale si dirà, come da protocollo in questi casi, che è sempre stato la prima e unica scelta del club: le vicende di altre società insegnano in tal senso. Il Napoli però, sotto diversi aspetti, non è un club come gli altri. Si comincia dalla comunicazione con i media, si passa dal flusso enorme di notizie (a maggior ragione dopo una stagione trionfale del genere) e si arriva a un presidente che in suddetto flusso ci sguazza e si trova a proprio agio. Insomma, dalle parti di Castel Volturno non vige di certo una grande riservatezza e quindi molti spifferi fuoriescono dagli uffici di De Laurentiis senza incontrare troppe resistenze. Il resto lo fa il diretto interessato, che nei suoi tanti show davanti a microfoni e taccuini di certo non lesina dichiarazioni da dare in pasto all'opinione pubblica: show che ovviamente si sono moltiplicati a dismisura dopo l'apoteosi scudetto. Dalle indicazioni fornite dal patron, magari tra un bluff e un'incertezza vera, nulla sembrava condurre alla pista Garcia, che forse ha preso quota dopo i diversi 'no' incassati da De Laurentiis da parte di quegli allenatori che evidentemente non se la sono sentita di imbarcarsi in un'avventura complicata alla luce di un tricolore da difendere oppure di quegli altri che hanno avuto difficoltà a svincolarsi dai rispettivi contratti ancora in essere.
Da CR7 al Napoli
Proprio quest'ultimo punto avrà remato parecchio dalla parte di Garcia, che ha sottoscritto un contratto di 2 anni più 1 di opzione (a favore del Napoli) sulla base di un ingaggio da 3 milioni netti più 1 milione di bonus legato ai risultati. I dati che balzano subito all'occhio sono due. Il primo: il tecnico francese guadagnerà molto più di Luciano Spalletti, che in effetti tra le sue missioni non aveva quella di vincere lo scudetto. Il suo successore invece, evidentemente, sarà chiamato a ripetersi e, magari, a migliorare il ruolino di marcia del Napoli in Champions League. Il secondo: Garcia è fresco di divorzio dall'Al-Nassr e dunque senza alcun vincolo da sciogliere, con il rischio di perdere altro tempo prezioso. Non solo i discorsi prettamente burocratici: ad aver convinto De Laurentiis sarà stata anche la questione modulo, anche se in effetti lo schema più utilizzato in carriera dal tecnico francese è il 4-2-3-1. Il passaggio, voluto o meno, al 4-3-3 non è neanche quotato. Per il resto, i punti di contatto con il precedente corso non sono pochi: da un gioco dichiaratamente votato alla fase offensiva all'uso massivo di verticalizzazioni e pressing alto per mandare in tilt le difese avversarie, passando per un possesso della sfera curato a livelli quasi maniacali. Insomma, le similitudini con quanto sciorinato da Spalletti ci sono. E non ci si riferisce solo al credo calcistico. Anche l'approdo in panchina dell'allenatore che ha riportato lo scudetto nel capoluogo campano dopo 33 anni fu accompagnato da uno scetticismo che sfociava quasi nel dileggio. Nel caso di Spalletti si parlava di un tecnico reduce da uno stop neanche tanto breve e da un palmares poverissimo di vittorie, specialmente in Italia. Di Garcia, in queste sue prime ore da allenatore del Napoli, si fa riferimento principalmente alla sua ultima avventura sulla panhcina dell'Al-Nassr. E di certo non in termini lusinghieri. Nell'immaginario collettivo il calcio arabo è visto come una El Dorado pronta a ricoprire di milioni giocatori e allenatori ormai sul viale del tramonto. E' il caso di Cristiano Ronaldo, giusto per fare un solo nome che tra l'altro c'entra parecchio con il recentissimo passato di Garcia, chiamato adesso a smentire subito chi lo aveva inserito già nel catalogo dei tecnici usciti dal giro del cosiddetto calcio che conta. La missione non è di quelle semplici, ma in fondo a Garcia le cose facili non sono mai piaciute, come dimostra la sua capacità di vincere più le sfide complicate che quelle sulla carta più in discesa. Non solo: Garcia garantisce anche quella ventata internazionale che, non solo per motivi di carta d'identità, dalle parti di Fuorigrotta ultimamente si era un po' persa. Insomma, le premesse per dare continuità al progetto ci sono tutte: il resto, come sempre, lo dirà solo il campo. Quel campo che aveva riabilitato la scelta di De Laurentiis di affidare le fortune del Napoli a Spalletti. Succederà lo stesso con la mossa Garcia, che oggi ai più sembra quasi un'opzione di ripiego dopo le difficoltà riscontrate su altri fronti? In attesa del verdetto del calcio giocato, le prime risposte potrà fornirle a breve in sede di presentazione il diretto interessato, chiamato a conquistare anche dialetticamente una piazza molto esigente. Specialmente dopo essersi abituata all'oratore Spalletti.
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