Napoli e il dopo Spalletti: va avanti il casting. La strategia di De Laurentiis

Tutti i numeri della fantastica stagione degli azzurri: il record di punti sfiorato, l’apporto di una difesa che ha fatto la differenza, i gol di Osimhen e gli assist di Kvara

di GIUSY ANNA MARIA D’ALESSIO
5 giugno 2023
Osimhen con il trofeo dello scudetto

Osimhen con il trofeo dello scudetto

Napoli, 5 giugno 2023 - Adesso è davvero finita: il Napoli è stato proclamato ufficialmente campione della Serie A 2022/2023, con tanto di festa scudetto preceduta dall'ennesima vittoria messa in carniere.

Statistiche e curiosità

Quella contro la Sampdoria, che invece si è congedata mestamente dalla massima categoria, è stata la vittoria numero 28: completano il quadro 6 pareggi e 4 sconfitte. Numeri in parte viziati da un campionato praticamente fin da subito senza storia, con gli azzurri che nei mesi conclusivi, a ridosso della matematica e ovviamente dopo, hanno inevitabilmente frenato. A farne le spese è il record di punti in un singolo campionato (91), appena sfiorato dai 90 conquistati in quest'annata da record: basti pensare che la Lazio, la più vicina 'inseguitrice', ha chiuso a 74 punti. Quelli messi a referto contro i blucerchiati nell'ultima recita del torneo hanno portato a 77 il bottino dei gol fatti: appena 28 quelli subiti e anche qui si può sottolineare l'inversione di tendenza delle ultime giornate dopo che nei primi mesi del campionato quello del Napoli era stato un fortino quasi insuperabile. Oltre a una difesa di ferro, trascinata dalla rivelazione Kim Min-Jae, oggi forse il giocatore più vicino all'addio, i meriti vanno anche a un attacco stellare. Anche in questo caso balza subito agli occhi un singolo: il capocannoniere Victor Osimhen, che chiude con 26 reti a referto che lo hanno ulteriormente consacrato come uno dei migliori attaccanti d'area. E non si tratta di una metafora: curiosamente, il nigeriano non ha trovato alcun centro fuori dalle linee che delimitano la zona di proprietà dei portieri. Guai però a pensare che il numero 9 non ci abbia provato o, ancor peggio, che abbia un piede debole. Tutt'altro: di certo la migliore peculiarità di Osimhen è lo scatto in profondità. Peculiarità che ovviamente mal si sposa con gli eventuali tentativi dalla distanza. Diciamo che gli stoccatori da fuori area al Napoli non mancano e quindi l'onere di provare a scardinare le difese con i bolidi dalla distanza è toccato ad altri: al nigeriano meglio affidare cross da convertire in gol tramite il colpo di testa, evento successo ben 7 volte. Il secondo azzurro che svetta nella classifica marcatori è Khvicha Kvaratskhelia, ottavo grazie ai suoi 12 gol, di cui appena 1 siglato fuori area. In questo caso si può parlare di un'anomalia o di un caso, considerando che il georgiano, la principale rivelazione della Serie A, nonché l'MVP eletto, ha un piedino niente male che ha scoccato numerosissimi dardi. Se la permanenza di Osimhen, contratto in scadenza nel 2025 alla mano, potrebbe vacillare di fronte a offerte monstre, il discorso è molto diverso per Kvara: il Napoli ripartirà dal suo numero 77 che, c'è da giurarci, l'anno prossimo proverà a ritoccare i propri numeri, magari cercando ancora di più la rete dalla distanza. A proposito di distanza: curiosamente, il primo azzurro dopo la coppia dei sogni che si staglia nella classifica marcatori è Eljif Elmas, a quota 6 reti, a testimonianza da un lato di un dominio nettissimo dei due protagonisti assoluti dello scudetto e dall'altra, per gli 'umani' alle loro spalle, di un'equa partecipazione a mo' di cooperativa al bottino complessivo.

Il casting per l'allenatore

In effetti Luciano Spalletti lo aveva detto fin dal ritiro di Dimaro: il suo Napoli avrebbe affondato le proprie radici nelle reti di Osimhen ma, possibilmente, senza creare una dipendenza. Detto, fatto: lo si è visto bene quando il nigeriano, periodicamente, si è fermato per diversi guai muscolari. Il primo, il più pesante, è arrivato proprio a inizio di un campionato che gli azzurri, tanto per cambiare, avevano aperto nel migliore dei modi. All'epoca si parlò di un problema non da poco per l'allora (e non solo) capolista. Invece proprio in quel periodo il Napoli scavò il primo solco sulle rivali. Merito dei 'supplenti', ma soprattutto dell'artefice principale di uno scudetto da ieri consegnato alle bacheche e alla storia. Formalmente è ancora presto per far calare il sipario sulla stagione in corso, ma di fatto il mese di giugno sarà quello dei casting per trovare un nuovo allenatore. Casting condotti, manco a dirlo, da Aurelio De Laurentiis, che nelle ultime ore ha rincarato la dose: dalla 'decina di candidati' si è passati addirittura al doppio dei tecnici sotto esame nelle prossime settimane. Il tutto nonostante, almeno in teoria, l'elenco si vada ad assottigliare dato che alcune panchine si stanno consolidando e altre stanno per accogliere glutei nuovi. Nel primo caso rientra Thiago Motta che, dopo qualche ora di tensione a causa di qualche parola di troppo nella conferenza stampa seguente la vittoria di Lecce, pare aver chiarito il suo futuro, che sarà ancora al Bologna. Nel secondo rientra invece Julian Nagelsmann, finito con determinazione nel mirino del Paris Saint-Germain, che però così a sua volta mollerebbe la presa - per la verità mai troppo convinta - su Luis Enrique, il quale a sua volta pare sogni la Premier League. Un bel groviglio dal quale si stagliano due fili: quello che porta a Rafa Benitez, l'usato sicuro che però gioca con il 4-2-3-1 e non con il 4-3-3 tanto caro a De Laurentiis e Vincenzo Italiano, legato alla Fiorentina e con una finale di Conference League di mezzo che potrebbe spostare gli equilibri, in un senso o nell'altro. Il tutto senza dimenticare Cristiano Giuntoli, l'uomo che in linea teorica dovrebbe curare il mercato della squadra che sarà chiamata a difendere il titolo: non esattamente dei dettagli, considerando che il ds è da tempo in partenza e che, nel caso, obbligherà il club a correre ai ripari per riempire un'altra casella. Insomma, passata la festa adesso per De Laurentiis è tempo di tornare a lavorare per costruire un Napoli ancora più competitivo per dare l'assalto anche alla Champions League. Prima però serve trovare una nuova guida tecnica per una panchina mai come ora bollente.

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