Napoli, i primi tasselli della rivoluzione: Manna come ds e il sogno Conte per la panchina

De Laurentiis studia i piani per l’estate: piace il dirigente della Juventus, che però potrebbe implicare l'arrivo di un tecnico giovane anziché il tanto desiderato allenatore salentino

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
2 aprile 2024
Antonio Conte (Ansa)

Antonio Conte (Ansa)

Napoli, 2 aprile 2024 – Arriva la primavera e all'ombra del Vesuvio la matematica si prende la scena. Un anno fa, di questi tempi, cominciavano a impazzare calcoli e tabelle per chiudere quanto prima la cavalcata scudetto: uno scenario che ora si sta riproponendo con l'Inter, per una Serie A che, curiosamente, fin dalla reintroduzione dello spareggio in caso di arrivo a pari punti, ai piani altissimi si sta riscoprendo sempre meno equilibrata. Oggi invece in casa Napoli la matematica snocciola numeri e cifre ben più dolenti, quelli che scandiscono la marcia funerea della mancata qualificazione alla prossima Champions League, l'obiettivo minimo stagionale fissato da Aurelio De Laurentiis in estate, quando il sogno più ambito era rappresentato dalla conferma del tricolore. Invece niente da fare: tolta la tenue e breve illusione di inizio campionato, gli azzurri hanno abdicato praticamente subito dalla lotta al vertice prima di assistere al progressivo sgretolamento del resto delle ambizioni man mano che, quasi in contemporanea, a Castel Volturno si alternavano, tra l'altro senza profitto, diversi allenatori. Una mesta passerella che anticipa quanto accadrà tra qualche mese, quando questa stagione deludente (per usare un eufemismo) sarà spazzata via da un nuovo corso che coinvolgerà ogni ordine e grado. L'eccezione però c'è sempre ed è rappresentata da De Laurentiis, il totem inamovibile che, come sempre, tesserà i fili cercando stavolta di sbagliare il meno possibile. Il primo pensiero dei tifosi in questi casi va al tecnico o addirittura ai giocatori, ma prima ancora il patron dovrà mettere mano all'organigramma di un club che non può e non deve più fare capo a un solo uomo. Di ciò probabilmente si è convinto anche lo stesso De Laurentiis, notoriamente non proprio abituato a condividere i suoi poteri con molti altri 'assistenti'. Eppure, una società forte, a maggior ragione quando la navigazione non avviene in acque serenissime, non può prescindere da diverse figure di peso: su tutti il direttore sportivo, con il nome nuovo in tal senso che arriva addirittura dalla Juventus.

Il direttore sportivo

In pole position è balzato Giovanni Manna, il nuovo che avanza che ha bruciato le tappe fino a diventare uno degli uomini chiave di Cristiano Giuntoli, uno che nei mesi scorsi ha percorso la tratta opposta. Chissà che da parte di De Laurentiis non ci sia voglia anche di 'vendicarsi' di uno scippo che fa ancora male nonostante la stagione a sua volta non esattamente esaltante dei bianconeri. Le certezze per ora sono poche e altre. La prima riguarda l'imminente addio di Mauro Meluso, il direttore sportivo in carica che in questi mesi secondo qualche voce maliziosa ha ricoperto più un ruolo di facciata che effettivo, con tutte le decisioni di mercato, con il senno di poi non proprio felici, rimesse ai piani altissimi del quartier generale di Castel Volturno: il tutto con qualche residuo ancora presente del precedente lavoro svolto da Giuntoli, con qualche nome sondato in precedenza e rimasto sui taccuini presenti negli uffici del club partenopeo. In realtà, un po' come da copione, dopo il burrascoso divorzio post scudetto, De Laurentiis ha ridimensionato il lavoro del precedente direttore sportivo, assegnando i meriti di molti colpi mercato a intuizioni proprie o di qualche membro della famiglia: affermazioni che potrebbero non essere più possibili qualora a Castel Volturno arrivassero figure di rilievo e non più soltanto 'fantocci'. A tal riguardo, nonostante la novità delle ultime ore, l'elenco dei candidati annovera ancora altri nomi di spicco, con Tiago Pinto, Pietro Accardi, Frederic Massara e Igli Tare a svettare come principali candidati per costruire il Napoli che sarà, quello che non potrà più sbagliare perché intanto il credito guadagnato con lo scudetto si è esaurito per tutti. Per De Laurentiis, che ora studia ogni minima mossa senza più cullarsi sugli allori del recente passato, e anche per i giocatori, come evidenziato dagli impietosi fischi del Maradona dopo la scoppola interna contro l'Atalanta.

L'allenatore

Tra i compiti del nuovo direttore sportivo ci sarà anche il delicatissimo restyling della rosa che, restando nel regno vegetale, assumerà i connotati di una pianta da potare dei rami secchi ma anche di quelli ancora freschi ma forse ormai fuori posto, il cui sacrificio si rende necessario per mantenere la buona salute generale. Da qui l'importanza di cambiare tutto, senza correre più il rischio di incappare in pericolosi cortocircuiti o, peggio ancora, vuoti di potere: senza una perfetta sintonia tra il direttore sportivo e l'allenatore, spesso un suo 'uomo' scelto di proprio pugno, di strada nel calcio se ne fa poca. Nonostante questa premessa, l'impressione è che l'ultima parola possa spettare sempre a De Laurentiis, il cui pallino resta lo stesso: sull'elenco dei suoi sogni prima c'è Antonio Conte e poi ci sono tutti gli altri, tra i quali Vincenzo Italiano, Francesco Farioli e Raffaele Palladino, che domenica proverà a scalare le gerarchie cercando di impressionare con il suo Monza. La fissa è bella forte e quindi non più soltanto una 'cottarella' ed è corroborata dall'attualità, che vede il progetto Napoli ridimensionato fuori ancora prima che dentro al campo. Secondo ADL soltanto un nome di spicco potrebbe riaccendere la fiammella dell'entusiasmo, ma far sposare un giovane come Manna e un profilo navigato come Conte potrebbe essere più complicato del previsto. Da qui il piano B (o forse qualcosa di più) che conduce a Italiano, il nome che convince ma che non mette più tutti d'accordo come qualche mese fa. La priorità di De Laurentiis adesso è ricostruire e farlo dalle fondamenta per evitare un'altra inutile ristrutturazione di facciata, con l'obiettivo di plasmare un Napoli giovane, fresco e famelico: praticamente l'opposto della squadra spenta e sazia che si è trascinata in campo quest'anno e che già da tempo ha staccato la spina, con l'obiettivo neanche tanto celato di far cadere quanto prima il sipario su una stagione da dimenticare. O forse da ricordare per non ripetere gli stessi errori.

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