Napoli, saltano altri due obiettivi: nel mirino anche il 'metodo De Laurentiis'

Gli azzurri in un colpo solo salutano la Champions League e il Mondiale per club e lo fanno dopo la lunga vigilia nervosa creata dal patron, che scontenta tutti

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
13 marzo 2024
Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Napoli, 13 marzo 2024 – Niente da fare: la stagione del Napoli continua a non svoltare e così altri due obiettivi scivolano via. Il primo riguarda la Champions League in corso, che termina così agli ottavi contro un Barcellona forte ma di certo non quanto nei giorni d'oro, come tra l'altro si è evinto anche nel corso delle due gare. Il secondo è più a lungo termine e futuristico, attenendo addirittura all'estate 2025: al Mondiale per club, ambito per la formula inedita, per la location, per la vetrina e soprattutto per la pioggia di milioni in ballo, ci va la Juventus, che stacca il pass praticamente dal divano di casa sua e senza letteralmente muovere un dito nelle attuali competizioni europee. Una doppia beffa per Aurelio De Laurentiis, che nelle ultime settimane aveva provato (invano) di tutto per spuntarla sugli acerrimi rivali.

Doppia beffa per ADL

Dalle stilettate verbali alla vigilia dell'incontro di campionato, quello che avrebbe sorriso agli azzurri, alle minacce di adire a vie legali per insinuarsi nel regolamento varato dalla FIFA, che dal canto suo ha confermato il totale disinteresse verso le sentenze UEFA, fino al bonus da 10 milioni promesso alla squadra in caso di missione compiuta: nulla è servito a regalarsi l'ennesimo obiettivo raggiunto nella sua quasi ventennale gestione. Un obiettivo voluto a ogni costo anche per far lievitare ulteriormente il marchio Napoli, che dopo la conquista dello scudetto ha avuto un'impennata forte ma probabilmente non quanto auspicato dal patron, che nei mesi seguenti, complici anche i risultati infelici sul campo, si sarebbe scontrato con la dura realtà che vede altre compagini italiane ancora ben più gettonate all'estero della sua. Insomma, del Napoli superiore in ogni campo tanto decantato dal patron al momento è rimasto poco sia sul rettangolo di gioco sia fuori, con il risveglio post tricolore che è stato molto più brusco del previsto. L'impressione è che De Laurentiis, come gran parte della piazza, avesse preventivato un calo fisiologico dopo l'exploit dell'anno scorso, ma la portata dello stesso ha stupito tutti: a maggior ragione dopo le tante scelte prese in estate che con il senno di poi si sono rivelate scellerate. Sulla principale torna spesso lo stesso patron: dall'addio di Luciano Spalletti in poi la panchina azzurra è diventata una graticola per chiunque si sia insediato. In principio fu Rudi Garcia, sostituito da Walter Mazzarri prima della schiarita firmata da Francesco Calzona, che a Barcellona, squadra contro la quale aveva debuttato in occasione della gara di andata, ha conosciuto il sapore della sconfitta: nessuno è riuscito nell'impresa di raddrizzare totalmente la situazione, come testimoniato anche da una classifica in campionato che resta deficitaria. Eppure, con l'attuale ct della Slovacchia qualcosa si sta vedendo in termini di gioco e compattezza per un bicchiere mezzo pieno che, nel giorno dopo, diventa vuoto e ricco solo di rimpianti.

Disastro Lindstrom

Basti pensare che, tra andata e ritorno, di fatto il Napoli ha trovato la via del gol nella prima occasione del match: al Maradona con Victor Osimhen, ieri assente ingiustificato, e allo Stadio Olimpico Lluis Companys con Amir Rrahmani, alla prima gioia in Champions League. Nel mezzo tante occasioni sciupate dal Barcellona, che ieri avrebbe comunque inferto agli azzurri un sanguinoso uno-due grazie a Fermin Lopez e Joao Cancelo prima appunto della riscossa suonata dal kosovaro, al rientro dall'infortunio appena in tempo per regalarsi una soddisfazione vana ai fini del risultato. Colpa delle tante occasioni gettate alle ortiche stavolta dai partenopei: emblematiche la traversa centrata nel finale da Mathias Olivera e la rasoiata troppo aperta, sempre in pieno recupero, di Khvicha Kvaratskhelia, il più attivo dei suoi ma forse non al punto da rispettare le aspettative riposte su di lui dai propri tifosi e anche dalla platea internazionale. La regina delle chance sbagliate resta però quella di Jesper Lindstrom, che di testa, in totale solitudine, manda la palla incredibilmente sul fondo. Cose che capitano, certo, ma che quando capitano a un giocatore che finora in stagione ha già fallito tutti gli esami possibili assumono i connotati del fallimento: a maggior ragione quando il suddetto giocatore è costato 25 milioni. Qui si torna alle scelte estive e ai rimpianti di De Laurentiis, espressi senza troppi freni davanti a microfoni e taccuini. O meglio, a quei (pochi) microfoni e taccuini non ancora invisi al patron, che appena può allunga l'elenco dei media nemici del suo club, che come spesso succede, sia nella buona sia nella cattiva sorte, da questo punto della stagione in poi comincia a professare il credo del 'noi contro tutti'. Se si tratti di un credo redditizio o meno è dura dirlo nel breve termine e con il Napoli sulla carta ancora accreditato di centrare un posto per la prossima Champions League. Qualcosa sulla stretta attualità si può già dire e riguarda la competizione continentale in corso, già finita per gli azzurri nonostante i vari input più o meno motivazionali lanciati a più riprese da ADL. Qui si potrebbe aprire un primo dibattito sulla bontà e sull'efficacia di questi input: con la squadra ancora in corsa per guadagnarsi sul campo la qualificazione ai quarti di finale, con forte vista sul tanto agognato Mondiale per club, era proprio necessario continuare a scomodare le minacce legali per estromettere la Juventus? Non solo: sempre con il medesimo scenario, in piedi di fatto fino a ieri sera, era altrettanto necessario commentare le vicende di casa Lazio, con tanto di stilettata al dimissionario Maurizio Sarri? Insomma, De Laurentiis semina vento e spesso, come da proverbio, raccoglie tempesta, riuscendo nell'impresa quasi impossibile nel calcio (e non solo) di mettere tutti d'accordo: i propri tifosi, che per una lunga vigilia così delicata e complicata avrebbero auspicato un clima di maggiore serenità e concentrazione, e quelli avversari, seccati dai continui interventi a gamba tesa di un 'estraneo'. Praticamente niente di nuovo sotto al sole, se non che intanto il Napoli rischia di aver (quasi) completato il capolavoro al contrario di questa stagione.

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