Napoli, Kvaratskhelia è rinato ma non basta per il filotto: la Champions si allontana
Il georgiano ancora a segno sotto la gestione Calzona proprio nel momento in cui Osimhen, imbrigliato da Buongiorno, stecca. Alla fine la spunta il Torino, che impedisce agli azzurri di trovare continuità
Napoli, 9 marzo 2024 - Continuità, questa sconosciuta: ancora una volta il Napoli stecca l'appuntamento con quel filotto di vittorie consecutive che rappresenta l'ultimo appiglio per continuare a sognare un posto nella prossima Champions League. Se la cattiva notizia al termine del match con il Torino è questa, la buona è che gli azzurri non perdono più, con l'ultimo k.o. generale che risale a quasi un mese fa, quando a San Siro la spuntò di misura il Milan, mentre parlando del solo rendimento interno, il nastro va riavvolto fino al 19 dicembre per la sanguinosa eliminazione dalla Coppa Italia inflitta dal Frosinone e, considerando il solo campionato, addirittura al 3 dicembre, quando a Fuorigrotta l'Inter, con un rotondo tris senza appello, appose l'ennesimo mattoncino nella costruzione di uno scudetto che già oggi sembra soltanto una questione di matematica: la stessa Inter che, a distanza di poche settimane, avrebbe spento i sogno di gloria dei partenopei nella Supercoppa e la stessa Inter che domenica prossima proverà a ripetersi con il medesimo avversario al Meazza. Prima però le due squadre che verosimilmente a fine stagione si passeranno il tricolore avranno in agenda il ritorno degli ottavi di Champions League, in pratica uno dei primi appuntamenti clou dell'annata: il Napoli in particolare se la vedrà con il Barcellona, match al quale si avvicinerà con alle spalle alterni feedback.
Kvaratskhelia ritrovato
Il primo lo aveva fornito la gara di andata, l'ennesimo 1-1 raccolto dagli azzurri nell'ultimo periodo: un risultato tanto ricorrente quanto spesso amaro. L'eccezione è stata rappresentata proprio dal primo round degli ottavi di finale di Champions League: un pareggio che stava stretto ai blaugrana e che agli azzurri lascia ampi margini di speranza in vista del ritorno, in programma martedì sera nell'insolita cornice dello Stadio Olimpico Lluis Companys. Dunque, non quel Camp Nou che incute timore già a partire dalla vista. In teoria, un altro piccolo potenziale vantaggio per il Napoli, che di fronte si ritroverà una squadra acciaccata nello spirito e soprattutto nel corpo, con l'elenco degli infortunati che si allunga sempre di più. Non solo i mali altrui: lo stesso Napoli, rispetto al recente passato, appare in possesso di proprie carte per sognare in grande. L'asso piglia-tutto, con le dovute proporzioni rispetto ai fasti della scorsa stagione, è sempre lui: Khvicha Kvaratskhelia è tornato il trascinatore degli azzurri, guidati non più nella rincorsa al tanto agognato scudetto, bensì a una posizione meno deficitaria in classifica. Il georgiano è letteralmente rinato sotto la guida di Francesco Calzona, che tra l'altro non ha dovuto mettere in essere nessuno degli accorgimenti tattici studiati nei mesi scorsi: né il cambio di modulo dal 4-3-3 che continua a essere il miglior abito per la squadra né l'accentramento o l'avvicinamento alla porta. Banalmente e quasi al limite del paradosso, un giocatore del genere che fa della fantasia la sua arma migliore ha bisogno di quanti meno vincoli possibili per sprigionare tutta la sua qualità. Certo, tra conclusioni ancora troppo masticate per tornare letali come nei giorni d'oro e altre quasi perfette ma preda di un Vanja Milinkovic-Savic in serata di grazia e assistito dalla buona sorte quando la parte alta della traversa lo salva proprio in pieno recupero, c'è ancora da lavorare.
Furia Osimhen
Insomma, la buona sorte che si era dimostrata alleata contro la Juventus stavolta ha girato leggermente le spalle al Napoli, che incappa anche in un finale nervoso come quasi da tradizione in questa stagione. Come spesso succede in questi casi, tutto ruota intorno a Victor Osimhen, protagonista di due tra gli episodi più controversi e discutibili del match: la gomitata rifilata ad Alessandro Buongiorno, punita con un giallo che per molti avrebbe potuto avere tonalità molto più scure e, a parti invertite, la spintarella rifilata dal difensore granata in area che aveva fatto gridare al rigore al Maradona e a diversi azzurri in campo. In realtà, entrambe le interpretazioni di Daniele Orsato sono apparse corrette, evidenziando così ulteriormente la serata non semplice del nigeriano, che quando incontra marcature strette spesso perde la trebisonda, rischiando appunto pericolosi falli di reazione. Naturalmente, parlare di momento di flessione o, peggio, di crisi dopo il ruolino da 5 reti scritto fin dal ritorno dalla Coppa d'Africa (e dall'avvento in panchina di Calzona) sarebbe errato e prematuro, ma probabilmente affinché il Napoli sogni il colpo grosso a Barcellona, con vista sui quarti di finale di Champions League e anche sul Mondiale per club 2025, sarebbe importante che tutti gli ingranaggi offensivi (e non) funzionassero a meraviglia. Insomma, ritrovare Kvaratskhelia e magari perdere il miglior Osimhen potrebbe essere un bel paradosso, nonché l'ennesimo manifesto di una stagione che in casa Napoli è fin dagli inizi all'insegna di una coperta cortissima. Si accennava alla continuità e in tal senso qualcosa si muove: forse non nel segno del filotto di vittorie di fila auspicato per scalare la classifica, ma quel che è certo che oggi il Napoli non perde più. Un trend che fa ben sperare per Barcellona ma che non basterebbe, nel computo dei due round, a condurre ai quarti. In Spagna gli azzurri sono chiamati a vincere, come in effetti gli stessi padroni di casa, e per farlo l'impressione è che siano necessarie entrambe le punte di diamante. Kvaratskhelia e Osimhen, Osimhen e Kvaratskhelia: un binomio che rende al meglio solo in tandem, come in effetti si era evinto anche nella fortunatissima trasferta in casa del Sassuolo. Quasi come una cabala, se anche solo uno dei due non gira, ne risente l'intero Napoli, che non perde più ma che fa molta fatica a vincere e che quando non lo fa spesso va anche fuori di testa. Il pensiero va alla furia di Mario Rui contro Orsato ma anche a quella di Osimhen, innervosito dalle marcature asfissianti preparate da molti difensori per arginarlo: una trappola che però non sempre riesce, per non dire quasi mai.
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