Kvaratskhelia-Psg, ci siamo. Le cifre e i precedenti affari tra Napoli e Parigi

Si è sbloccata la trattativa che dovrebbe condurre il georgiano alla corte di Luis Enrique: agli azzurri 70 milioni e all’esterno un contratto fino al 2029 a 8,5 milioni netti all'anno

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
14 gennaio 2025
Khvicha Kvaratskhelia (Ansa)

Khvicha Kvaratskhelia (Ansa)

Napoli, 14 gennaio 2025 – Se il rendimento sul campo del Napoli è ormai una linea retta e continua ben fotografata dalle 5 vittorie di fila inanellate dopo la più recente sul Verona, le vicende del calciomercato che ruotano intorno a Khvicha Kvaratskhelia stanno assumendo i contorni delle montagne russe. In principio, a partire dalla scorsa estate, quella della rivoluzione targata Antonio Conte in panchina e Giovanni Manna come direttore sportivo, il georgiano era stato blindato, sì, ma solo a parole e senza quel rinnovo a cifre monstre chiesto e quasi preteso a partire dall'immediato dopo scudetto. Nel mezzo c'è stato un semestre di calcio giocato nel quale gli azzurri, dopo la falsa partenza del Bentegodi, si sono imposti come una delle principali candidate allo scudetto, andando quindi molto oltre le ambizioni estive che puntavano al ritorno in Champions League dopo un anno senza competizioni europee: lo stesso Kvaratskhelia ha apposto i suoi mattoncini alla causa, mettendo a referto 5 gol e 3 assist. Numeri buoni, quasi ottimi, ma non per evitare l'epilogo che nessuno avrebbe immaginato fino a qualche settimana fa: la cessione, ormai prossima, al Paris Saint-Germain.

I dettagli dell'accordo

Il classe 2001 è vicino a legarsi alla formazione francese fino al 30 giugno 2029, andando a guadagnare uno stipendio annuo da 8-8,5 milioni netti che ricorda molto quello che era stato richiesto al Napoli in sede di negoziazione di un rinnovo che forse, in cuor suo, nessuna parte in causa voleva firmare. Forse neanche lo stesso club partenopeo, consapevole che il meglio di sé Kvara all'ombra del Vesuvio lo aveva già mostrato tutto prima di intraprendere una parabola discendente personale e di squadra dovuta anche ai tanti problemi fisici che di tanto in tanto fanno capolino. Alla fine, dunque, tutti ottengono ciò che volevano. Il georgiano sveste quella maglia azzurra diventata indigesta a partire dalla scorsa estate, se non addirittura da prima, nonostante le coccole di una piazza ai suoi piedi quasi per partito preso, l'arrivo in panchina di un allenatore di grido come Conte e gli ottimi binari sui quali sta correndo la squadra quest'anno, forse con una destinazione che potrebbe essere addirittura lo scudetto. Il Napoli mette a referto una plusvalenza clamorosa: dai 10 milioni versati nelle casse della Dinamo Batumi nel 2022 che all'epoca fecero gridare allo scandalo, sembrando tanti per un giocatore sconosciuto e ritenuto non idoneo a raccogliere l'eredità di Lorenzo Insigne, ai 70 milioni che dovrebbero entrare nelle casse nel giro delle prossime ore, quando lo scambio di documenti con il Psg sarà terminato. La pretesa iniziale di Aurelio De Laurentiis partiva da 90 milioni, scesi poi a 80 fino ai 70 cash che hanno fatto accendere il semaforo verde all'operazione. Inutile dire che in passato forse il patron avrebbe tirato di più la corda, oltre magari addirittura a non avallare una cessione così importante tecnicamente e mediaticamente a gennaio, tra l'altro con la sua squadra in piena lotta scudetto. Oggi però nel quartier generale di Castel Volturno gli equilibri sono cambiati e a dominare è il Conte pensiero. Non solo il credito che l'allenatore salentino si è guadagnato in questo suo primo semestre in azzurro: quanto accaduto nel recente passato a diversi big della rosa, qualcuno andato via a cifre basse, qualcun altro addirittura a parametro zero, proprio per portare avanti questioni di principio che spesso mal si sposano con la pragmaticità del calciomercato ha evidentemente fatto scendere a più miti consigli anche De Laurentiis, che torna a battere cassa e a farlo sulla tratta tutt'altro che inedita che lega Napoli a Parigi.

I precedenti affari tra Napoli e Psg

In principio a cercare la gloria nella Capitale francese fu Ezequiel Lavezzi, forse l'emblema del Napoli appena tornato in Serie A dopo anni di purgatorio in cadetteria e in Serie C: pagato 5 milioni dai partenopei, il Pocho, genio e sregolatezza in campo e fuori, fu ceduto dopo un lustro esaltante per 30 milioni. Da un esterno a una punta centrale: la febbre sale ancora di più per Edinson Cavani, che il Napoli acquistò dal Palermo per 17 milioni. Colui che tuttora dalle parti di Fuorigrotta viene indicato come uno dei migliori bomber, se non il migliore, passo poi al Psg per 64 milioni di parte fissa più 2 milioni di bonus. Si passa poi al centrocampo e a tempi più recenti, oltre che a un esito ben diverso di tutta la questione. Nel 2018 gli azzurri prelevarono Fabian Ruiz dal Betis Siviglia per 30 milioni, sborsati tra l'altro in una sola tranche tramite la clausola rescissoria: una bella spesa che, stavolta, non sarebbe rientrata neanche dalla cessione al solito Paris Saint-Germain, che dopo 4 anni si sarebbe assicurato le prestazioni sportive dello spagnolo per 24 milioni. C'è però un dettaglio non da poco da aggiungere: Fabian Ruiz all'epoca era a un anno dalla scadenza del contratto che lo legava al Napoli e che, manco a dirlo, non sarebbe stato rinnovato per espressa dichiarazione del diretto interessato. Dunque, De Laurentiis anche in quel caso cadde in piedi pur con il rimpianto di aver perso un giocatore dalle caratteristiche preziose che avrebbe lasciato un vuoto nella mediana azzurra prima dei ritocchi delle sessioni di mercato successive. A proposito di futuro, il quarto colpo dell'asse infuocato tra Napoli e Psg, a meno di clamorosi (e improbabili) colpi di scena dell'ultim'ora, sarà Kvaratskhelia, a un passo dal chiudere l'avventura in un azzurra impreziosita dallo scudetto della stagione 2022-2023 ma, a livello personale, da numeri da top: 30 gol e 29 assist in 107 presenze e quei paragoni pesanti che gli erano valsi il soprannome di 'Kvaradona' pronti a essere riposti in un cassetto da una piazza che negli anni ha imparato anche a saper voltare pagina velocemente dopo gli addii. Uno step di maturità imposto dalla gestione ADL, sempre attenta alle finanze, ma anche un modo per tutelarsi alla luce di un calcio senza più bandiere, fedeltà e riconoscenza.

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