Napoli, Conte fa dietrofront su Kvaratskhelia: cessione a rischio?

Contro il Verona è arrivata la quinta vittoria di fila degli azzurri, la terza senza il georgiano, sul quale il tecnico rettifica: l'addio ora non è più così sicuro, ma Garnacho stuzzica

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
13 gennaio 2025
Antonio Conte (Ansa)

Antonio Conte (Ansa)

Napoli, 13 gennaio 2025 - E sono 5: il Napoli continua a vincere e a convincere, calando il pokerissimo di vittorie consecutive grazie al successo contro il Verona, ricco di significati in tanti modi possibili.

Una vittoria ricca di significati

 Si parte da quello più basilare, specialmente quando in ballo c'è una classifica bellissima che ormai da mesi sembra far presagire un epilogo ancora più avvincente: gli azzurri aggiungono al carniere altri 3 punti che portano a 47 il conteggio totale, con tanto di momentanea (e non virtuale) leadership in classifica. Certo, dietro Atalanta e soprattutto Inter hanno, rispettivamente, uno e due jolly da giocarsi corrispondenti alle partite oggi in meno, con la prima 'rata' che scatterà già a metà di questa settimana, ma intanto chi davanti vince mette pressione agli inseguitori, come da vecchia regola dello sport. E il Napoli quando si tratta di vincere non si tira mai indietro, a prescindere dal nome e dalla caratura dell'avversario di turno: se poi si tratta di una squadra medio-piccola, allora i partenopei si trasformano in una vera e propria macchina da guerra. O, almeno, questo è lo scenario se si esclude il capitombolo all'esordio del campionato al Bentegodi. E qui si passa al secondo significato della vittoria di ieri: quasi come un caso voluto dal destino, il Napoli si ritrova lo stesso avversario all'inizio di entrambi i gironi e, parola al campo, i risultati raccolti sono totalmente opposti, così come il clima. Nell'afa di agosto vinse l'Hellas con un nettissimo 3-0 che sembrava per le due rivali l'antipasto di stagioni diametralmente opposte: gli scaligeri, con un eccesso di ottimismo, sognavano l'Europa, mentre gli azzurri, nonostante la rivoluzione sul mercato e l'arrivo in panchina di Antonio Conte, temevano un altro campionato anonimo, per non dire deludente. Passano i mesi, si arriva al freddo polare di gennaio, e lo scenario è capovolto: il Napoli guida la classifica, mentre il Verona, nonostante il recente momento piuttosto positivo, è ai margini del baratro chiamato zona retrocessione. Si arriva poi alla strettissima attualità, legata a quel caso di mercato che in pochi, tanto per restare in tema di pronostici falliti, avrebbero potuto immaginare fino a poche settimane fa: Khvicha Kvaratskhelia, complici le sirene del Paris Saint-Germain, è ormai un separato in casa e lo stesso suo allenatore, alla vigilia della partita, a parole lo ha tranquillamente accompagnato alla porta. Salvo poi ritrattare in parte proprio dopo il match che ha messo a referto il clean sheet numero 12 su 20 partite, con il conto dei gol incassati che resta a 12, facendo del Napoli la migliore difesa d'Europa insieme all'Atletico Madrid.

Caso Kvaratskhelia, il Conte show

Il nuovo re di Fuorigrotta fa e disfa a livello mediatico come probabilmente neanche Aurelio De Laurentiis era riuscito a fare nemmeno nei tempi d'oro delle apparizioni frequenti davanti a microfoni e taccuini. Succede così che dopo il terzo successo su altrettante gare disputate senza Kvaratskhelia nell'ultimo mese, Conte decida di fare mea culpa sulla vicenda, ammettendo di aver pensato di poter impattare di più, in un senso o nell'altro (natualmente con le speranze riposte sulla fumata bianca): in questo modo, ogni possibile polemica con il giocatore, con il suo focoso entourage o addirittura con il Napoli è stata stroncata (quasi) sul nascere. Poi, nonostante una bufera tanto repentina quanto violenta, Conte lascia aperto lo spiraglio che nessuno si sarebbe aspettato: quello della permanenza di Kvaratskhelia. In effetti, il tecnico salentino dice bene: impossibile dare per scontato nulla nel calciomercato, men che meno nella mai semplice sessione di riparazione, quella in cui girano meno soldi, tra l'altro in meno tempo, e nella quale le squadre sono restie a lasciar andare i pezzi pregiati. Lo stesso Napoli, nonostante i venti di tempesta e le stilettate provenienti dal proprio numero 77, non cederà l'emblema dello scudetto senza garanzie. Per la precisione due: un introito importante, da quantificare in non meno di 90 milioni, e un degno sostituto tra le mani, da identificare in un elemento già pronto e già addentrato nella Serie A o in un prospetto futuribile da far svezzare alle spalle di una batteria di esterni di tutto rispetto e che oggi vede in David Neres l'elemento più rappresentativo. L'ultima parola, come sempre dallo scorso giugno, ce l'avrà Conte e sarà una parola pesante: innanzitutto quasi un ius vitae et necis per Kvaratskhelia e i suoi 'mal di pancia'. In caso di pollice verso, e di contemporanea offerta soddisfacente da Parigi, tutti gli indizi portano alla seconda pista, a sua volta da tradurre nel nome di Alejandro Garnacho. Classe 2004 ma già perno del Manchester United e della sua Nazionale, l'argentino di passaporto spagnolo viene da molti considerato l'erede di Cristiano Ronaldo. Di piede destro, Garnacho in attacco sa e può fare praticamente tutto grazie a ottime doti balistiche, da abbinare a quelle nel dribbling e nella fase di rifinitura, a loro volta impreziosite da una velocità non da poco. Insomma, forse un Neres 2.0 più di un 'nuovo' Kvaratskhelia, ma prima c'è da dirimere la matassa intorno al 'vecchio' Kvaratskhelia. Per Conte la partita non è affatto chiusa e forse non lo è neanche per gli altri attori della vicenda. Dal Napoli, che prima di vendere il proprio asso con un campionato dai contorni sempre più rosei in corso ci penserà tante volte, allo stesso Kvara, che potrebbe essere tentato dal regalarsi quest'altra, ultima, sfida prima di salutarsi in estate, quando fa meno male: seppur con la certezza di dover riscalare le gerarchie che ora a sinistra vedono il dominio totale di Neres. E con l'altra certezza, ancora più forte, che tutto o quasi dipenderà dal volere di Conte, che anche a livello mediatico si sta dimostrando un autentico mattatore in una piazza dove finora questo ruolo era solo appannaggio di De Laurentiis.

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