Napoli, non solo speranza: i timori legati al Mazzarri bis

Il tecnico toscano riparte dalla piazza che lo ha reso grande e che lui ha valorizzato al massimo: un'impresa da bissare ora che gli azzurri, nel frattempo diventati una potenza europea, hanno già raggiunto l'apice

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
22 novembre 2023
Walter Mazzarri (Ansa)

Walter Mazzarri (Ansa)

Napoli, 22 novembre 2023 - Dall'infermeria le notizie non sono molto rincuoranti, con diverse defezioni già certe e alcune probabili in vista del match in casa dell'Atalanta, quello che aprirà il suo secondo mandato sulla panchina del Napoli: eppure, Walter Mazzarri non si scompone e studia il piano per rianimare gli azzurri. Come? Innanzitutto cambiando se stesso.

Cambiamenti e dubbi

Chi si aspetta lo stesso allenatore di 10 anni fa, quello che fondava molto del suo credo sulle motivazioni e sulle esternazioni delle stesse, è destinato a rimanere deluso. Oggi Mazzarri è un tecnico più moderno in tutto: una scelta quasi obbligata alla luce del tanto tempo trascorso a spasso, accantonato da un calcio che nel frattempo è cambiato a ritmi frenetici. Un calcio che tra l'altro ha praticamente, a parte qualche felice eccezione, quasi dismesso la difesa a 3 tanto cara proprio al tecnico toscano, che all'ombra del Vesuvio a tal riguardo non ha avuto molta scelta. Già questa è la prima rivoluzione, con annessi punti interrogativi sulla resa di un sistema di fatto quasi mai usato in carriera. Nel frattempo, inoltre, è cambiato il Napoli, che in quasi 3900 giorni è diventato una potenza del calcio italiano e anche europeo: un onore al quale segue l'onere di vincere e convincere, magari passando anche attraverso un gioco gradevole alla vista ed efficace. Praticamente l'opposto del Napoli del primo Mazzarri, che recitava il ruolo decisamente meno gravoso della mina vagante. All'epoca inoltre esisteva una formazione-tipo che raramente veniva toccata: un modus operandi oggi decisamente irrealizzabile innanzitutto per la qualità che alberga sulla panchina azzurra e per gli investimenti profusi per allungare le rotazioni. Già, gli investimenti: tanti già messi a referto e a bilancio da Aurelio De Laurentiis e tanti ancora ne arriveranno, perché il Napoli, al di là della conferma o meno del titolo vinto l'anno scorso, non è e non vuole essere una meteora del calcio italiano e soprattutto europeo. Non a caso la richiesta stagionale di ADL è chiara: portare gli azzurri in Champions League e farlo per cullare serie ambizioni di vittoria. Insomma, ben altro tenore rispetto alle prime sortite nella competizione continentale più prestigiosa, quelle nelle quali i partenopei si affacciavano con curiosità e ben poche velleità. Velleità invece confermate da diverse imprese, un termine oggi finito quasi in cantina nel capoluogo campano: lo stesso scudetto della scorsa stagione non ha ammesso una tale defizione, perché figlio di una lunga progettualità e non di un exploit estemporaneo dovuto magari alle doti di un grande motivatore in panchina. Come appunto Mazzarri, l'allenatore capace di cavare il massimo (quasi) da ogni giocatore. In realtà, il giochino ha funzionato soltanto con rose sulla carta non irresistibili, rivelandosi invece un ingranaggio guasto quando la qualità e la posta in palo salivano. E' un po' questo il grande dubbio che alberga ora all'ombra del Vesuvio: riuscirà il Mazzarri 2.0, quello ripescato quasi dal nulla e praticamente fuori dal giro, a ricreare la magia azzurra?

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