Napoli, dall'Atalanta all'Atalanta: la rivincita di Lukaku

Il belga, tra i peggiori nella gara di andata, decide il match del Gewiss Stadium, vendicando quello 0-3 che aveva segnato un primo strappo con una piazza molto esigente

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
19 gennaio 2025
Romelu Lukaku e Antonio Conte (Ansa)

Romelu Lukaku e Antonio Conte (Ansa)

Napoli, 19 gennaio 2025 - Da una sconfitta sanguinosa che aveva il sapore del risveglio dopo mesi di sogni in grande e dai fischi copiosi al momento della sostituzione a una vittoria pesantissima che vale il +7 in classifica proprio sulla rivale in questione e firmata per giunta appunto da chi nel primo round ne era uscito maggiormente con le ossa rotte: i protagonisti della vicenda sono il Napoli, l'Atalanta e Romelu Lukaku, un triplice intreccio che si ripete in stagione, ma con esiti nettamente diversi da quelli del match del Maradona.  

Da peggiore a migliore in campo

  A Fuorigrotta passarono i nerazzurri, che quel pomeriggio vinsero 3-0 emettendo all'apparenza due verdetti oggi quasi totalmente stravolti: il primo riguarda la propria candidatura alla lotta scudetto e il secondo invece la bocciatura di quella degli azzurri. Passano quasi tre mesi e la situazione si ribalta: il Napoli espugna il Gewiss Stadium e infligge all'Atalanta un gap in classifica di 7 punti che, all'alba del girone di ritorno, comincia ad avere il sapore della sentenza. Certo, in gioco c'è ancora l'Inter, che potenzialmente potrebbe essere capolista a pari punti degli azzurri, ma per questi ultimi provare a eliminare dalla questione una contendente era ed è il primo obiettivo, all'apparenza raggiunto sabato sera tra l'altro tramite una bella altelena di emozioni. Le danze le ha aperte Mateo Retegui prima della riscossa azzurra suonata da Matteo Politano e Scott McTominay e del momentaneo 2-2 firmato da Ademola Lookman, per un pareggio che probabilmente il Napoli non avrebbe neanche disdegnato anche alla luce della buona prova fornita dall'Atalanta. Invece, come già successo in stagione, nel segno dell'estremo cinismo davanti e di un Alex Meret in grande spolvero, gli azzurri finiscono con il raccogliere l'intero bottino forse anche leggermente oltre i propri meriti. E stavolta lo scalpo porta la firma di Lukaku, a sua volta autore della classica partita appunto 'alla Lukaku'. Sponde riuscite, sponde fallite, duelli persi con il difensore di turno e interi minuti fuori dal gioco e senza toccare la palla: chissà quanti avrebbero voluto sostituire il belga prima dell'incornata vincente su assist di André-Frank Zambo Anguissa, forse il giocatore più rivitalizzato da Antonio Conte. E così, colui che per molti fino a quel momento era il peggiore in campo rischia di diventare l'autore del gol scudetto, come è stato ribattezzato quello che ha chiuso il tabellino e che pare aver chiuso anche le speranze tricolori dell'Atalanta, rimbalzata proprio nel momento clou della stagione. Forse anche una questione di mentalità vincente, quella che non manca al binomio Conte-Lukaku, che all'ombra del Vesuvio 'rischia' di poter scrivere una pagina straordinaria della propria storia di coppia sportiva.

Dall'Atalanta all'Atalanta

  Il traguardo dei 50 punti tagliati in classifica, una cifra quasi simbolica raggiunta all'indomani dell'ufficialità della cessione al Paris Saint-Germain di Khvicha Kvaratskhelia e tra l'altro espugnando un campo storicamente ostico, sembra il sigillo definitivo alle ambizioni del Napoli. Le stesse ambizioni che a inizio novembre erano state mortificate al Maradona proprio dall'Atalanta, che in una delle sue migliori prove stagionali mise sotto scacco gli azzurri in un momento in cui, ironia del destino, non c'erano defezioni. Nel frattempo, a parte il georgiano, l'ultimo emblema dell'attacco dello scudetto ad aver salutato, manca anche Alessandro Buongiorno, il pilastro della difesa della cui assenza in pochi se ne stanno accorgendo, a testimonianza di quanto il gruppo sia davvero diventato più importante del singolo. Facile a dirsi nella buona sorte, meno nella cattiva. Lo sa bene proprio Lukaku, che della disastrosa gara di andata contro l'Atalanta divenne, suo malgrado, l'emblema e pure il capro espiatorio, con tanto di fischi al momento della sostituzione. Eppure, già all'epoca il numero 11 aveva raggiunto un buon fatturato realizzativo in termini di reti e soprattutto assist. Difficile fare breccia soltanto con questo bottino in una piazza che negli ultimi decenni ha assistito al passaggio più o meno lungo di diversi tra i migliori attaccanti d'Europa. Nel novero, carriera alla mano, dovrebbe entrare anche Lukaku, ma per molti appassionati del pallone non è così. Al belga vengono imputati diversi 'peccati originali', alcuni dei quali hanno il sapore quasi della leggenda metropolitana. Vero, la mole di Lukaku non sempre lo agevola nel corso di una partita o nel lungo periodo nella gestione di un motore così possente, ma è altrettanto palese il lavoro di forza svolto ogni domenica per scardinare anche le difese più arcigne. Una piazza 'giochista' come quella partenopea può in teoria preferire un'altra tipologia di attaccante, ma oggi il presente del Napoli si chiama Lukaku, il fedelissimo di Conte che ha posto proprio questo acquisto come condizione del suo approdo su una panchina che in estate scottava. Fare peggio dell'anno precedente, quello del decimo posto in classifica, era complicato, se non impossibile, ma da qui a pensare a una rinascita così repentina ce ne passa. Invece le cose sono andate proprio così grazie a Conte e alla campagna acquisti molto onerosa sostenuta dal suo club, che gli ha 'regalato' (si fa per dire) proprio Big Rom, croce e delizia di allenatori, fantacalcistici e tifosi. Difficile sapere oggi se il gol firmato al Gewiss Stadium sia stato quello dello scudetto o comunque il calcio definitivo alle ambizioni scudetto dell'Atalanta: la certezza è che se il Napoli ha tagliato quota 50 punti deve ringraziare anche il proprio bomber, che si caricato sulle sue spalle il peso anche dell'assenza conclamata di Kvara, con il quale a singhiozzo stava costruendo un asse di tutto rispetto. Le cose sono andate diversamente, ma a quanto pare (per ora) né il Napoli Lukaku hanno accusato alcun contraccolpo psicologico: il sogno scudetto è sempre più vivo che mai, 'rischiando' di diventare un vero e proprio obiettivo che in estate ben pochi avrebbero pronosticato.

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