Napoli, da Udine a Udine: a un anno dallo scudetto avanza Pioli. Ma Calzona...
L'attuale allenatore del Milan è il preferito di De Laurentiis, che a sorpresa potrebbe virare anche su una scelta conservativa
Napoli, 4 maggio 2024 – Un anno esatto fa, a Udine, il Napoli si laureava campione d'Italia dopo un'attesa lunga 33 anni e già all'epoca l'ombra di un imminente cambio in panchina si allungava sulla festa tricolore. Eppure, in quel momento, giustamente, le prorità erano altre e le preoccupazioni riguardanti il futuro apparivano una minaccia lontana alla luce di un campionato dominato in lungo e in largo che lasciava presagire, anche a detta di Aurelio De Laurentiis, l'inizio di un ciclo vincente e non l'acme di una scalata partita da lontano. A distanza di appena dodici mesi nel capoluogo campano è cambiato tutto: il rendimento della squadra, oggi in lotta per l'Europa sulla carta meno nobile, la Conference League, le dichiarazioni del patron, che a margine della presentazione del film celebrativo del tricolore ha invece totalmente negato la possibilità di vincere due scudetti di fila nonostante in Serie A esistano precedenti anche piuttosto recenti e ben più corposi e, soprattutto, l'allenatore. Anzi, gli allenatori: in principio la stagione si era aperta con Rudi Garcia, poi era toccato a Walter Mazzarri, sostituito a sua volta da Francesco Calzona, sulla carta il più ad interim (complice il contemporaneo impegno da ct della Slovacchia) che invece, un po' a sorpresa, tenta il colpo di coda che non ti aspetti. In effetti, la conferma del tecnico calabrese al momento non sembra corroborata da alcun fattore: sicuramente non dal rendimento in campo degli azzurri, che fanno una fatica immensa a vincere, soprattutto in un Maradona con sempre meno pazienza e riconoscenza per lo scudetto, ma neanche dal rapporto con lo spogliatoio e con lo stesso De Laurentiis, che ha vissuto un momento di tensione proprio a ridosso della proiezione della prima della pellicola celebrativa, con Calzona che avrebbe preferito l'assenza della squadra pre preparare meglio la trasferta di Udine di lunedì sera. Già, da Udine a Udine: cambia il mondo ma non la precarietà della panchina azzurra, sempre più nel mirino di Stefano Pioli. Calzona permettendo.
I perché del possibile Calzona-bis
Un po' a sorpresa alla luce delle tante problematiche esaminate stanno infatti risalendo le quotazioni dell'attuale allenatore azzurro, che ha diversi argomenti per provare un ribaltone che avrebbe del clamoroso. Il primo riguarda l'aspetto caratteriale: non esattamente un dettaglio quando c'è da interfacciarsi con un presidente come De Laurentiis, che nell'ultimo periodo ha incassato parecchi no proprio per questo motivo. Un personaggio come Calzona, che verosimilmente non avrebbe neanche troppe pretese sul piano del mercato, sembra l'uomo buono per avviare un nuovo ciclo che con ogni probabilità partirà con un addio di lusso: quello di Victor Osimhen. Non solo: al netto di una classifica ancora deficitaria, a maggior ragione se rapportata ai fasti di un anno esatto fa, il Napoli targato Calzona qualche segnale di vita in più rispetto alle precedenti versioni di sé lo sta mostrando. Basti snocciolare qualche statistica: in particolare quelle riguardanti le occasioni create e i tiri in porta, entrambe che vedono gli azzurri al primo posto contro ogni pronostico e logica. Forse troppo poco per sedurre una piazza già normalmente dalla bocca buona: figurarsi dopo la sbornia tricolore di dodici mesi fa, arrivata a sua volta al culmine di un campionato dominato dall'inizio alla fine. Eppure, si sa, De Laurentiis non è esattamente quel tipo di presidente che prende decisioni a furor di popolo: emblematiche le contestazioni, anche piuttosto colorite, che il patron ha raccolto negli anni proprio per non seguire il flusso della massa e dei suoi desideri che, manco a dirlo ,oggi conducono dritti dritti ad Antonio Conte. Il continuo pendolo tra il Napoli e il tecnico salentino sta attualmente vivendo una fase di down che rischia di essere definitiva nonostante i tentativi, non necessariamente di natura economica e progettuali, per portarlo all'ombra del Vesuvio: basti pensare all'idea di fare di Ciro Ferrara il suo vice, nonché il perfetto trait d'union con la piazza. In realtà, già da diverso tempo in pole position c'è Pioli, il nome poco mediatico, nonostante lo scudetto vinto con il Milan appena due anni fa (tanto per restare in tema di amarcord), che invece convince sempre di più De Laurentiis, conquistato da diversi fattori.
I perché di Pioli
Si comincia dall'aspetto tecnico: pur forse senza avvicinarsi agli standard migliori visti sotto l'era Spalletti, la proposta di gioco dell'allenatore emiliano riesce a coniugare bene qualità e quantità, oltre alla voglia di arrivare al risultato possibilmente attraverso la manovra. Si passa alla valorizzazione del parco giocatori, un altro elemento determinante alla vigilia dell'avvio di un nuovo ciclo che verosimilmente, a maggior ragione senza Champions League (e magari addirittura senza alcuna Coppa) sarà fondamentale nell'ottica di un mercato oculato e nel segno dei giovani. Si arriva poi al modulo, quel 4-2-3-1 che ben si sposa sia con un passaggio al 4-3-3 puro sia con l'attuale rosa, e al feeling caratteriale: allenatore determinato ma pacato, Pioli sembra il profilo giusto per consentire a De Laurentiis di gestire al meglio quella che sarà una delle estati più roventi della sua gestione. In realtà, nei piani del patron il tecnico emiliano potrebbe ricoprire un ruolo quasi manageriale affiancandosi al direttore sportivo in pectore Giovanni Manna nel contesto di una strana coppia che, sul mercato, unirebbe esperienza ed entusiasmo. Tutto fatto, dunque? In realtà no, perché sullo sfondo ci sarebbe, anzi, c'è il contratto ancora in piedi fino al 2025 tra Pioli e il Milan: non esattamente dettagli neanche a fronte di un rapporto ormai logoro e definitivamente segnato dalla stagione attuale, che si chiuderà per i rossoneri senza alcun trofeo, seppur con la consolazione (mica poco) ormai alle porte di accedere alla prossima, nuovissima, Champions League, quella che ormai è una chimera per il Napoli, intanto guidato ancora da un Calzona che non ha alcuna voglia di cedere prima del tempo e di consegnarsi alla storia come un mesto traghettatore.
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