Napoli, Scuffet: "Sono in una grande piazza per imparare. Meret? Un amico"

Il portiere azzurro si presenta ai microfoni di Radio Crc parlando anche del rapporto che lo lega all'altro friulano in rosa: "Ero felice per lui da avversario, figuriamoci oggi"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
22 gennaio 2025
Simone Scuffet (Ansa)

Simone Scuffet (Ansa)

Napoli, 22 gennaio 2025 - Mentre il focus del mercato è tutto sulla caccia all'erede di Khvicha Kvaratskhelia, con Alejandro Garnacho oggi meno lontano di ieri ma non ancora vicino come avrebbe auspicato il quartier generale di Castel Volturno dopo l'incontro avvenuto tra le parti a Milano, e su un nuovo difensore centrale, con la frenata sul fronte Danilo da registrare, nelle scorse settimane tra le operazioni cosiddette minori c'è stata quella che ha portato Simone Scuffet al Napoli per ricoprire il sempre sottovalutato ruolo di secondo portiere. Certo, quando davanti il titolare è Alex Meret e quando in ballo da qui a fine stagione c'è una sola competizione le chance di giocare restano poche, ma il secondo friulano a difendere i pali di Fuorigrotta vuole comunque dare il suo apporto alla causa, come confessato nel pomeriggio ai microfoni di Radio Crc.  

Napoli e le esperienze passate

  Si parte dall'approccio avuto nella nuova realtà dall'ex Cagliari, club dal quale è arrivato con la formula del prestito. "Ho trovato un gruppo molto unito che, nonostante i buoni risultati raccolti, è rimasto umile e con grande voglia di lavorare per migliorare e crescere. Il cammino è ancora lungo e quindi questi valori sono molto importanti e chi è arrivato ora deve mettersi sulla stessa linea di questo mood". Parlando di umori, la pesantissima vittoria ottenuta in casa dell'Atalanta ha letteralmente fatto esplodere la festa di un'intera piazza al ritorno della squadra da Bergamo. "I tifosi ci hanno dato una grande carica, sia prima che dopo, accogliendoci a Capodichino. Tutto questo deve darci la voglia di continuare a lavorare in settimana per ricambiare l'affetto di chi ci è stato vicino. E' fondamentale arrivare alla partita preparati sull'avversario, in modo da studiarne le contromosse da mettere in atto e da avere più convinzione e consapevolezza nel fargli male. Ovviamente bisogna essere preparati anche a cambiare a partita in corso se dall'altro lato c'è qualche novità tattica". Da Bergamo a Udine, la città che ha forgiato Scuffet, in campo e nella vita. "Da lì mi porto la voglia di migliorarsi sempre e non mollare mai. Il carattere friulano è quello di un lavoratore e di una persona che sa di poter fare sempre di più". Lasciata la 'casa', per il classe '96 si sono aperte le porte di diverse esperienze all'estero, a loro volta importanti. "Bisogna sempre avere la libertà di fare delle scelte che magari possono sembrare più complicate e che invece mi hanno insegnato ad adattarmi velocemente a quello che succede, a come le situazioni cambiano e a un calcio diverso. A Cipro e in Romania mi sono adattato a stare in squadre con alte ambizioni, seppur in campionati di livello inferiore al nostro. Ero in squadre che comunque avevano la voglia, il desiderio e la responsabilità di voler raggiungere degli obiettivi. Il ruolo del portiere poi - continua Scuffet - è particolare, perché tante parate vengono date per scontate mentre poi l'errore risalta. Bisogna essere bravi a lasciarsi alle spalle entrambe le cose, anche perché i giudizi nei nostri confronti sono più severi, poiché basta una sbavatura per decidere una partita".

Il rapporto con Meret

  Come se non bastassero i compiti 'standard', a complicare ulteriormente la vita dei portieri ci si è messa la tendenza degli ultimi anni di coinvolgerli nella cosiddetta costruzione dal basso, croce e delizia del calcio, degli allenatori e soprattutto dei diretti interessati. "Come detto, l'errore dell'estremo difensore diventa più decisivo e può succedere anche con un passaggio sbagliato. Per questo, anche nella fase di costruzione bisogna saper riconoscere quando c'è la possibilità di dare una mano ai compagni e quando invece il tasso di rischio è troppo elevato e quindi è meglio optare per un'altra scelta. Occorre saper leggere il momento della partita, la posizione dei compagni e degli avversari per poi prendere le decisioni migliori, limitando al minimo i rischi". Intanto ora all'orizzonte per Scuffet c'è la nuova avventura al Napoli, che seppur con la formula del prestito sembra rappresentare quella chance in un grande club finora sempre sfumata in carriera. "E' una tappa nuova per me in cui mi confronto con una società importante che ha ambizioni altrettanto alte. Qui c'è solo da imparare, anche perché ho la possibilità di lavorare in un gruppo forte e fatto di grandi giocatori: ogni giorno cerco di fare tesoro di qualcosa". Ad aiutare Scuffet in questa nuova avventura c'è Meret, omologo di ruolo, conterraneo e amico: meglio di così non poteva andare. "Ci lega un grande rapporto e lo si evince anche dal fatto che ognuno di noi è felice dei traguardi raggiunti dall'altro. Sia ora da compagni di squadra sia prima quando eravamo avversari, ero felice se lo vedevo fare una bella prestazione. Ora che siamo nella stessa compagine ovviamente ancora di più, perché ogni sua parata ci può essere utile a portare a casa un risultato buono per tutti noi". Un discorso comprensibile che si amplifica ora che all'orizzonte c'è Napoli-Juventus, un match mai banale a queste latitudini, come il classe '96 ha subito notato. "E' una partita importantissima e molto sentita che quindi va preparata in ogni dettaglio, come tra l'altro facciamo sempre. Sarà un match duro contro una squadra che riesce sempre a tirare fuori qualcosa di buono. Hanno fatto tanti pareggi, meno vittorie di quanto ci si potesse aspettare, ma allo stesso tempo va detto che non perdono e quindi questo significa che non mollano mai".

 

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