Napoli, senza Champions League sarà rivoluzione: i 7 in bilico
Da Zielinski a Osimhen, che intanto ritarda il ritorno nel capoluogo campano, passando per Raspadori, Simeone, Mario Rui, Rrahmani e Meret: il futuro della rosa dipende dall'esito di questa stagione
Napoli, 15 febbraio 2024 - Calendario alla mano, il discorso è certamente prematuro, ma l'impressione è che stavolta nel quartier generale di Castel Volturno ci sia tutta l'intenzione di non farsi cogliere impreparati da quelle che potrebbero essere le nuove contingenze per il futuro. L'errore era stato commesso un anno fa, quando la grande festa scudetto aveva fatto trascurare il progetto sportivo probabilmente anche per la fiducia eccessiva riposta nei protagonisti della cavalcata vincente, ma oggi il Napoli pensa già alla possibilità, classifica alla mano neanche tanto remota, di poter vivere una stagione senza Champions League: con tutte le conseguenze del caso in ottica mercato.
Missione Champions League sempre più complicata
L'accesso o meno nell'élite del calcio europeo, si sa, sposta di molti gli equilibri in seno a un club: soprattutto quando al comando dello stesso c'è un presidente oculato come Aurelio De Laurentiis, che antepone sempre la sanità delle finanze al resto. Una gestione che può scontentare nel breve termine i tifosi, che poi riescono comunque ad apprezzarne gli effetti nel lungo periodo: basti pensare che i cicli più vincenti all'ombra del Vesuvio sono stati avviati proprio da cessioni illustri e remunerative. Certo, nel caso, i pezzi da novanta vanno sostituiti degnamente anche per non ripetere la scia di errori perpetrata dopo la partenza di Kim Min-Jae: a tal riguardo, una maggiore chiarezza nell'organigramma della società per quanto riguarda la cura del mercato non guasterebbe, con Mauro Meluso finora totalmente oscurato dal lavoro, dalle parole e dai desideri del suo presidente. Prima ancora, la chiarezza serve a livello sportivo. Per ora la classifica parla chiaro e inchioda gli azzurri, attardati di 7 punti dalla zona Champions League, chiusa dall'Atalanta e dai suoi 42 punti: nel mezzo però stazionano altre 4 squadre in una situazione che appare comunque parziale e virtuale alla luce dei tanti asterischi presenti e ancora da rimuovere. A spaventare il Napoli, in realtà, non sono tanto le velleità altrui quanto le proprie lacune in ogni fase di gioco che stanno plasmando un andamento che definire lento e poco continuo è poco. Probabilmente una delle ultime chance per provare a raddrizzare la situazione, dando alla propria azione nuova linfa, arriverà dal prossimo trittico all'orizzonte, sulla carta tutt'altro che impossibile: escludendo la parentesi in Champions League contro il Barcellona (mica poco), nelle prossime tre sfide di campionato gli azzurri dovranno vedersela con Genoa, Cagliari e Sassuolo, con un eventuale bottino completo da provare a raggiungere a ogni costo per tornare a sognare e per lanciare un messaggio alle rivali. In effetti, se finora il Napoli è stato carente negli scontri diretti, al netto di qualche sporadico sussulto, contro le medio-piccole il ruolino di marcia appare rincuorante. Allo stesso tempo, una contesa così serrata potrebbe decidersi proprio dai verdetti emessi dai vari testa a testa tra le rivali, conteggio che finora premia decisamente poco gli azzurri. A tal riguardo, il programma che attende il Napoli a marzo è da brividi: prima però sarà fondamentale sfruttare al meglio l'inerzia positiva del calendario di febbraio, evitandosi altre delusioni che potrebbero compromettere ancora di più una rincorsa Champions League dalla quale dipenderà il mercato.
I 7 a rischio cessione
Nel caso, il prossimo mercato potrebbe risentire pesantemente dei risultati sportivi come forse mai successo nella lunga era ADL, vicina a spegnere le prime 20 candeline. Tutto dipenderà dall'ingresso o meno nella top 4, che potrebbe diventare top 5 in caso di buone notizie dal fronte ranking, che per ora sorride all'Italia: classifica attuale alla mano, neanche questa novità sorriderebbe agli azzurri, che dovrebbero guardare al quinto posto del Bologna, oggi a pari merito con l'Atalanta a 42 punti (ma con una partita in più) e quindi sempre a +7. In caso di fumata nera sul fronte rimonta, il Napoli dovrebbe fare i conti con una rosa costosa e con diversi giocatori a rischio addio. Il discorso non riguarda tanto i titolarissimi, che a meno di offerte monstre resteranno a Fuorigrotta: volendo individuare un'ipotetica ossatura, sono al sicuro Khvicha Kvaratskhelia, Stanislav Lobotka e Giovanni Di Lorenzo, tutti a loro volta chiamati però a tornare ai livelli del passato. Un'altra situazione già definita, ma in uscita, c'è ed è quella legata al destino di Piotr Zielinski, formalmente già un giocatore dell'Inter a partire da luglio. E' in bilico anche la permanenza di Victor Osimhen, addirittura a prescindere dalla qualificazione alla prossima Champions League: il messaggio lo ha fatto recapitare il diretto interessato, che intanto ha perso l'aereo buono per tornare in tempo per sfidare sabato il Genoa, ma lo stesso De Laurentiis stavolta sembra ben disposto a sacrificare il nigeriano per dare ossigeno alle casse del club (a maggior ragione senza ingresso nella top 4 della classifica) e per rinforzare la squadra. Come detto, appunto, tutti i cicli vincenti della gestione ADL sono nati da cessioni da urlo. Si diceva che in bilico, nel caso, ci sarebbero più i rincalzi che i big: i primi a essere sacrificati, per volontà propria e su impulso della società, sarebbero Giovanni Simeone, Alex Meret, Giacomo Raspadori, Mario Rui e Amir Rrahmani. Per qualcuno a pesare sarà anche il discorso anagrafico, con l'obiettivo di ringiovanire una rosa che oggi appare piuttosto agée, mentre per altri conteranno valutazioni tecnico-tattiche e ambizioni dei singoli. E' il caso di Meret, che a prescindere dall'opzione presente nel suo contratto per prolungare il sodalizio di un altro anno sembra al passo d'addio. Ed è il caso di Raspadori, uscito totalmente dalle rotazioni e con il serio rischio di perdere anche il treno per la Nazionale: per l'ex 'golden boy' del calcio italiano, a prescindere dalla classifica finale, sono in serbo diversi ragionamenti prima di diventare l'ennesimo giocatore nostrano bruciato dalle big della Serie A. Prima ancora, per tutti gli azzurri, sarà tempo di dare tutto per risalire la china: pena il rischio di un esodo collettivo che, come sempre, nasconde mille punti interrogativi.
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