Napoli, nervi tesi tra Garcia e Osimhen. Cosa è successo a Bologna e i possibili risvolti
Ancora sostituzioni indigeste: il tecnico francese richiama in panchina il nigeriano che, come già fatto da Kvaratskhelia, contesta apertamente il cambio
Napoli, 25 settembre 2023 - A detta di Aurelio De Laurentiis il cammino (finora balbettante) del Napoli in campionato riparte da Bologna. In effetti, al netto del pareggio a reti bianche maturato al Dall'Ara, con la maggior parte dei rimpianti che pende dalla parte degli azzurri, qualche segnale di crescita in seno alla squadra allenata da Rudi Garcia si è visto. Impossibile però nominare il tecnico francese senza pensare alle storie tese, tesisissime, con Victor Osimhen.
Garcia-Osimhen: la ricostruzione
In realtà la partita del nigeriano, uno dei più vivaci dei suoi, ha vissuto di tre sussulti. Il primo, avvenuto proprio nelle battute iniziali della sfida: il numero 9 riesce ad andare via in profondità alla coppia centrale rossoblù, un evento che non si verificherà molte altre volte in seguito e calcia, trovando la deviazione quasi impercettibile di Lukasz Skorupski che manda la palla sul palo. In realtà l'occasione è doppia, perché sul prosieguo dell'azione la sfera arriva sui piedi di Khvicha Kvaratskhelia, che in teoria avrebbe a disposizione il più facile dei tap-in a porta sguarnita: invece, incredibilmente, il georgiano fallisce l'occasione di interrompere un digiuno che ha ufficialmente assunto dei tratti patologici. Correva il 5' di gioco. Le lancette, nel contesto di una partita forse più chiusa di quanto era lecito aspettarsi alla vigilia, vanno spostamente rapidamente in avanti fino al 72', quando l'arbitro Giovanni Ayroldi indica il dischetto (non senza dubbi e contestazioni) per un tocco di mano del neo entrato Riccardo Calafiori giudicato punibile: il duello Osimhen-Skorupski si ripropone e viene vinto ancora dal portiere di casa, che per la verità non ci mette nulla di suo se non tante preghiere, andate a buon fine nel momento in cui la palla sfila sul fondo alla sua sinistra. Infine, il momento topico non tanto di un match avviato ormai verso lo 0-0, quanto probabilmente dell'intera gestione Garcia. E' l'86' e il numero 9 viene richiamato in panchina per fare spazio a Giovanni Simeone. Il nigeriano, per usare un eufemismo, non la prende bene, protestando esplicitamente per la sostituzione. Fin qui, nulla di così inconsueto nel mondo del calcio: specialmente quando a essere tirati giù sono gli attaccanti. Lo stesso Luciano Spalletti, in fondo, diverse volte aveva ricevuto gli stessi feedback dal furente Osimhen. Furente, ma mai come stavolta lucido tatticamente: il numero 9 ha fatto il segno del due con le dita e stavolta non c'entrano né le reti né gli scudetti della sua squadra. Il riferimento, in una condizione di partita ancora non positiva per il Napoli, era tutto all'impiego delle due punte. Insomma, la coppia Osimhen-Simeone in campo per provare a scardinare il fortino del Bologna.
Il precedente con Kvaratskhelia e le prospettive
Certo, a difesa di Garcia va subito ribadito un assioma molto chiaro nel mondo del calcio, specialmente a chi di mestiere fa l'allenatore: non è aumentando il numero degli attaccanti in campo che crescono le possibilità di segnare. A maggior ragione quando la manovra non è fluida come nei giorni d'oro. La prospettiva di Osimhen è ovviamente diversa e, in un certo senso, si nutre del malcontento che, a dispetto delle smentite del diretto interessato, sta crescendo a dismisura intorno a Garcia. Lo stesso Kvaratskhelia, nonostante un livello di prestazioni in netta picchiata, ha più volte mostrato il proprio dissenso nei confronti delle scelte del tecnico francese: nella memoria collettiva è ancora fresco il gesto molto italiano sfoderato al Ferraris di Genova dopo l'ennesima sostituzione in uscita nei suoi confronti. Le situazioni appaiono diverse. Cambiano i ruoli e, soprattutto, cambia l'apporto attualmente fornito al Napoli dai due scontenti. Osimhen, al netto del rigore clamorosamente fallito al Dall'Ara e in generale del recente digiuno, è ancora il fulcro della manovra offensiva azzurra. Detto in soldoni: senza la prima raffica di gol messa a referto dal nigeriano nelle primissime giornate di campionato, quelle che nel capoluogo campano avevano illuso tutti di poter rivivere una stagione in fotocopia di quella precedente, oggi il Napoli sarebbe ancora più lontano dall'Inter. Si passa poi a Kvara: un fantasma spesso quasi deleterio per la squadra che ogni allenatore sostituirebbe se non fosse la pallida versione di quel giocatore che un anno fa, di questi tempi, cominciava a sedurre i propri tifosi e a far paura alle difese avversarie, quelle che oggi raramente gli concedono dribbling e tiri. Al di là del merito, in seno a una squadra, a maggior ragione se fregiata del tricolore cucito sul petto, esistono delle regole. Lo sa bene Osimhen, reduce da un confronto lampo negli spogliatoi del Dall'Ara con Garcia: sul contenuto dello stesso, come confermato da quest'ultimo, vige ovviamente il massimo riserbo. Difficile anche immaginare una panchina o, peggio ancora, una tribuna punitiva nel prossimo match, quello che vedrà il Napoli sfidare l'Udinese al Maradona. Già, il Maradona: attualmente forse più un nemico che un alleato di Garcia, che al minimo passo falso potrebbe andare incontro a una sonora bordata di fischi. I timori del tecnico francese vanno ben oltre: nonostante il post da 'pompiere' di De Laurentiis, la panchina di Fuorigrotta è ancora oggetto di osservazioni e riflessioni. In questo contesto per Garcia è impossibile fare a meno di Osimhen che, va chiarito a scanso di equivoci, attualmente non sta giocando contro il proprio allenatore, come erroneamente pensato da qualcuno dopo il rigore fallito miseramente. Che con Garcia il feeling non sia forte è chiaro: i due probabilmente se lo ripeteranno in un altro confronto a Castel Volturno, al termine del quale, in accordo con la società, il nigeriano potrebbe anche essere multato. Il messaggio di ADL, in questo caso, sarebbe chiaro: a prescindere dai nomi stampati dietro le maglie e di quanto mostrato finora in azzurro, certe regole vanno rispettate proprio per il bene collettivo. E di certo mettere pubblicamente in discussione il proprio allenatore non è la medicina migliore per raddrizzare la situazione. Lo sa bene anche capitan Giovanni Di Lorenzo, il primo a provare a calmare il numero 9. Inutilmente.
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