Napoli, non solo Pioli: piace anche Rose. E Retegui balza in pole per il dopo Osimhen

Continuano le grandi manovre del club partenopeo: per la panchina interessa il tecnico del Lipsia, mentre la punta del Genoa intriga per raccogliere l'eredità del nigeriano

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
24 aprile 2024
Mateo Retegui (Ansa)

Mateo Retegui (Ansa)

Napoli, 24 aprile 2024 – Tra circa un mesetto sarà tutto finito: il Napoli dovrà scucirsi il tricolore dal petto e dovrà farlo al termine di un campionato partito in maniera anonima e diventato via via estremamente negativo. Nel mezzo ci sono stati ben tre cambi in panchina: da Rudi Garcia a Francesco Calzona, passando per l'interregno di Walter Mazzarri, per tre ribaltoni che non hanno sortito gli effetti sperati. Parlando dell'ultimo in ordine cronologico, il tonfo di Empoli ha tolto al tecnico calabrese le ultime speranze, per la verità già residue, di guadagnarsi la conferma per l'anno prossimo sulla panchina del Napoli: proprio lui che aveva provato, forse anche più dei predecessori, a venire incontro alle esigenze della rosa, restaurando il 4-3-3 e mettendo, sulla carta, ogni giocatore nella posizione più congeniale. Quello che si è consumato al Castellani, dalla prospettiva di Calzona, è sembrato quasi un tradimento che ha incrinato i rapporti interni in ogni ordine e grado, oltre a quelli già tesi tra gli stessi giocatori. Per ora il provvedimento punitivo per eccellenza nel calcio, il ritiro, è stato scongiurato almeno in parte, dato che in vista del delicato match interno contro la Roma la squadra sarà richiamata all'ordine ben prima della vigilia. In caso di mancata reazione, a quel punto il tecnico calabrese si allineerà alla linea dura che Aurelio De Laurentiis, se non fosse stato per diversi problemi logistici nel reperire gli alberghi, avrebbe adottato già dopo la debacle di sabato. L'impressione però è che nessuna contromisura, così come nessun risultato di prestigio da qui a fine stagione, possa cambiare il corso degli eventi della panchina: a partire dai primi di luglio Calzona non sarà più il tecnico del Napoli e potrà quindi a quel punto dedicarsi soltanto alla Slovacchia, nelle settimane precedenti impegnata a Euro 2024. La ridda di nomi per il sostituto non solo non si riduce settimana dopo settimana ma addirittura si dilata, inglobando profili inediti e anche quasi difficili da accostare alla panchina rovente del club partenopeo.

Spunta Rose per la panchina

In principio questo onore era toccato a Davide Possanzini, grande protagonista della cavalcata del Mantova fino al tanto atteso ritorno in Serie B, pista che poi, almeno all'apparenza, ha perso vigore allorché sono tornati a galla allenatori più blasonati: il sogno di ADL era e resta Antonio Conte, ma le difficoltà restano tante e, anzi, sono progressivamente aumentate man mano che sono calate le chance di qualificazione del Napoli alla prossima Champions League. Sullo sfondo restano i profili ritenuti 'intermedi' dei vari Vincenzo Italiano, Raffaele Palladino e Paulo Sousa, tutti scivolati sui binari quasi delle scelte di ripiego allorché ha preso quota la pista Stefano Pioli, forse ad oggi il più vicino alla panchina azzurra, con tanto di biennale da 3 milioni già sul piatto. Da De Laurentiis però, proprio quando tutto sembra apparecchiato per la scelta più semplice e, verrebbe da dire, quasi banale, c'è sempre da aspettarsi il colpo di teatro, che in questo caso avrebbe la funzione di riaccendere la miccia dell'entusiasmo e forse anche della curiosità intorno alla sua creatura, caduta in un torpore sportivo e anche mediatico proprio dopo aver toccato l'acme. Non a caso, nelle ultime ore sta rimbalzando il nome più a sorpresa di tutti: quello di Marco Rose, in uscita dal Lipsia dopo un'epopea lunga e a tinte alterne che ha attirato anche l'attenzione del Milan. L'intreccio con i rossoneri, vicini a salutare Pioli, è vivo anche per Conte. Per non parlare di Gian Piero Gasperini, che resta un po' sullo sfondo più che altro per motivi personali: l'incognita di lasciare l'habitat perfetto dell'Atalanta nella testa di un tecnico esperto pesa più delle sirene che arrivano da club che possono mettere sul piatto anche la lotta per lo scudetto. Il primo requisito del futuro allenatore del Napoli dovrà essere la piena convinzione in ciò che ci sarà all'orizzonte in un futuro ricco di punti interrogativi: da qui la virata di De Laurentiis verso profili privi di qualsiasi titubanza o reticenza, come appunto potrebbe essere Rose, desideroso di misurarsi con la Serie A e di allenare giocatori di caratura internazionale. Sperando, dalla sua prospettiva, che la maggioranza di essi venga risparmiata all'imminente rivoluzione estiva sul mercato.

Piacciono Retegui e Brescianini

Il sacrificio del solo Victor Osimhen potrebbe non bastare e non solo per questioni di finanza e bilanci in vista della sempre più probabile mancata qualificazione alla prossima Champions League: i guai nello spogliatoio azzurro aprono diversi scenari che includono anche le possibili partenze di altri pezzi grossi della rosa, naturalmente però solo a fronte della giusta offerta. Spetterà poi al nuovo direttore sportivo in pectore Giovanni Manna rifondare, in parte o totalmente, il Napoli e non è detto che ciò avvenga soltanto tramite quei nomi altisonanti che, notoriamente, fanno sognare i tifosi. In quest'ultimo ambito rientra Mateo Retegui, entrato fortemente nel mirino degli azzurri per ricoprire il ruolo di bomber del futuro. Un fil rouge che unisce l'attuale punta del Genoa al Napoli in realtà esiste già, e non si allude alle origini argentine quanto al gol all'esordio con la maglia dell'Italia realizzato al Maradona in occasione della sconfitta contro l'Inghilterra. Certo, di mezzo c'è un Europeo che potrebbe cambiare le carte in tavola, magari facendo alzare il costo del cartellino del classe '99, ma ciò conferma però la voglia del Napoli di insistere sulla strada nostrana. Lo testimonia il forte interesse per Marco Brescianini, jolly del Frosinone che rientra in quel lotto di nomi non altisonanti ma potenzialmente molto utili alla causa. In effetti, la rosa dello scudetto è stata plasmata su questa falsariga e lo stesso nuovo interesse per Rose sembra confermare il trend tornato in voga a Castel Volturno: meno lustrini e paillettes nel segno di nuovi nomi altisonanti e vecchi eroi dello scudetto e più fame e maglie sudate, proprio come piace ai tifosi.

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