Garcia, primo giorno a Napoli con il petto in fuori: “Non ho paura di niente. Voglio vincere ancora”
La presentazione del nuovo tecnico partenopeo. Insieme all'allenatore francese c'è De Laurentiis che annuncia il possibile rinnovo di Osimhen: “Ne abbiamo parlato prima della festa: potrebbe prolungare di 2 anni”
Napoli, 19 giugno 2023 - La cornice, il salone delle feste della Reggia di Capodimonte, è quella delle grande occasioni. In effetti l'appuntamento, per un Napoli chiamato nella prossima stagione a difendere lo scudetto appena vinto e a migliorare il proprio cammino in Champions League, è di quelli di un certo peso: la presentazione del nuovo allenatore Rudi Garcia, colui che ha raccolto la pesantissima eredità di Luciano Spalletti.
"Una festa scudetto da ripetere"
Gli onori di casa li fa ovviamente Aurelio De Laurentiis, che ringrazia innanzitutto il Direttore della prestigiosa location. Con un pensiero fisso, ovviamente, per le sorti della propria squadra. "Siamo in un ambiente regale e speriamo che il futuro del Napoli, anche grazie al nuovo allenatore, possa essere altrettanto regale". Il microfono passa poi a Garcia, il vero protagonista del pomeriggio. "Il primo regalo è essere qui con voi. Io e il presidente siamo sulla stessa linea per quanto riguarda le ambizioni. A tal riguardo, prima di cominciare, vorrei fare i complimenti al club e alla squadra per quanto raccolto la scorsa stagione. Dall'orgoglio ancora vivo dei tifosi, che saluto e ringrazio, si intuisce il loro legame con gli autori di questa impresa". Il tecnico francese spera ovviamente di essere l'artefice del prolungamento di questa festa. "L'obiettivo è fare in modo che tutto ciò possa riproporsi in futuro. Il presidente ha fissato un'asticella bella alta: vuole vincere parecchi trofei. Quest'anno ci sono riusciti riportando lo scudetto in città dopo 33 anni, ma il Napoli deve essere bravo a mantenere lo stesso livello di competitività sia in Italia sia in Europa". Il microfono torna a De Laurentiis, pungolato sulla famosa lista di allenatori candidati alla panchina azzurra: a tal riguardo arriva la prevedibile smentita. "In realtà non c'è stato alcun casting: è stata una bugia detta alla stampa per avere il tempo necessario per organizzare la festa scudetto. Poi il 5 giugno ho cominciato a pensare al nuovo tecnico e la scelta l'ho ufficializzata una decina di giorni dopo". Il patron si addentra nella spiegazione, per la verità già fornita in diverse occasioni, dei parametri che hanno condotto a Garcia: si parte dal modulo. "Per me era fondamentale restare sul 4-3-3 e infatti molti degli allenatori che erano in ballo giocano con altri schemi. Il Napoli non cambierà volto e quindi si deve assolutamente ripartire dal 4-3-3". Si arriva poi al precedente rendimento di Garcia. "Ho visto che aveva fatto bene in tutte le sue precedenti esperienze e ho notato che il suo ruolino era ottimo sia in campionato sia in Champions League. Quest'ultima è una competizione di cui non condivido appieno il format, ma da solo non posso modificare il calcio: sono stato già fin troppo innovatore". Chissà se De Laurentiis, non nuovo a un autoelogio che ha toccato anche il tasto degli ascolti tv della festa scudetto, ovviamente ritoccati al rialzo, sarebbe dello stesso parere qualora il Napoli riuscisse a salire sul tetto d'Europa proprio grazie a questo format della Champions League.
"Una sfida stimolante"
Magari lo farà proprio grazie a Garcia, che si dimostra spavaldo di fronte a una sfida tutt'altro che banale. "Io nella vita ho paura solo dei problemi di salute. Detto questo, ho già fatto i complimenti ai giocatori, ma quando riprenderà la preparazione si ripartirà da zero. Qui arriverà la parte più complicata: i calciatori da un lato dovranno dimenticare quello che hanno raccolto la scorsa stagione ma dall'altro dovranno invece fare tesoro della fiducia nei loro mezzi che hanno acquisito grazie a questi risultati, rimanendo umili". Il primo impatto del nuovo allenatore con il Napoli sembra andato a gonfie vele. "La cosa che mi è piaciuta di più è che non ho visto dei giocatori singoli ma una squadra compatta. Mi piace anche l'ambizione del presidente, che è una garanzia importante per me. Le mie squadre attaccano, fanno parecchi gol e amano avere il predominio della gara grazie al possesso della sfera. Adesso ho solo bisogno del tempo necessario per lavorare". Al di là dei discorsi legati al calcio giocato, mai come ora in una piazza già notoriamente calda la sfida si preannuncia bella importante: ripetersi e magari addirittura migliorare anche. "Il bello di questo lavoro è che si lascia una panchina ma se ne trova un'altra. Io darò il mio meglio, ma penso che debba farlo chiunque diventi l'allenatore di una squadra che ha vinto lo scudetto. Non sono qui per stravolgere nulla, a patto che la squadra rimanga questa: oggi mi sembra adatta al 4-3-3, ma io in carriera ho adoperato anche altri moduli perché penso che nel calcio sia importante sapersi adeguare alla rosa che ci si ritrova tra le mani". Il microfono, dopo questo velato riferimento al mercato, non può che tornare a De Laurentiis, pungolato su quello che sarà probabilmente uno dei tormentoni dell'estate: il destino di Victor Osimhen. "Ho già detto da tempo che resterà, sempre a patto che non arrivi un'offerta fondamentale per la salute del club. Per quanto riguarda il rinnovo, prima della festa ne abbiamo parlato e c'è l'idea di prolungare di 2 anni". Insomma, Garcia può (quasi) dormire sonni tranquilli. Il patron approfondisce poi i primi momenti della nuova 'coppia' azzurra. "Del mister mi ha colpito la sua spontaneità: sembrava che ci conoscessimo da tempo". Proprio il mister in questione torna protagonista parlando del reparto che sarà quello chiave del suo Napoli: un centrocampo destinato a essere ancora guidato da Stanislav Lobotka. "E' un giocatore fantastico nel contesto di una rosa lunga che mi dà parecchie garanzie. Ho visto squadre tecniche che però avevano difficoltà in fase difensiva: l'anno scorso gli azzurri invece hanno saputo unire qualità e quantità, correndo molto quando necessario". L'impressione però è che, al di là dei discorsi prettamente tecnici, la conferma del Napoli a livelli altissimi si giocherà sul piano della fame e delle motivazioni, come confermato in chiusura da Garcia. "Bisogna mantenere il senso di appartenenza e farlo insieme ai tifosi, che solo il cuore pulsante di questa piazza".
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