Napoli, tabù Maradona e Champions League lontana: il malcontento cresce
Il pareggio con il Frosinone, l'ennesimo risultato interno deludente, fa esplodere la contestazione: 'colpa' anche di Cheddira, di proprietà del club partenopeo, e di una difesa da incubo
Napoli, 15 aprile 2024 – Quando la scorsa estate un allora semisconosciuto Walid Cheddira fu prelevato dal 'vicino' Bari le chance di restare al Napoli campione d'Italia e, in quanto tale, pieno di aspettative, erano pari allo zero nonostante si trattasse già all'epoca di un giocatore interessante e con alle spalle un'ottima esperienza in Serie B, oltre a qualche presenza con la propria Nazionale. Non a caso, il marocchino fu girato in prestito al Frosinone senza troppi pensieri e rimpianti e magari anche con il timore di trovare poco spazio in una squadra verosimilmente in lotta per la salvezza, come poi sarebbe realmente stato. Invece, dopo una partenza in sordina, Cheddira si impone in Ciociaria e lo fa passando per ben tre volte, tra Coppa Italia e campionato, sul corpo del 'suo' Napoli, che oggi assapora la beffa ma che in prospettiva futura riflette sulla seria possibilità di trovarsi già in casa un buon rinforzo per la prossima stagione. Certo, difficilmente il classe '98 potrà diventare il perno dell'attacco azzurro che sarà, raccogliendo quindi l'eredità del partente Victor Osimhen, un altro che intanto dimostra di avere sempre un buon feeling con il gol nonostante l'annata complicata. Eppure, neanche l'estro del nigeriano e di Matteo Politano, che con l'ennesima gemma stagionale, tra l'altro proprio di fronte a un commosso Luciano Spalletti, appone una seria ipoteca sulla convocazione per Euro 2024, è bastato al Napoli per avere la meglio sul Frosinone, mancando così l'ennesimo appuntamento con la continuità. Il tutto nella cornice di un Maradona sempre più spazientito (per usare un eufemismo) con gli ormai ex eroi del tricolore.
Una difesa allo sbando
Emblematiche a tal riguardo le immagini dell'uscita dal campo degli azzurri, quasi scortati dagli steward dell'impianto di Fuorigrotta: un anno fa, di questi tempi, le scene erano analoghe ma soltanto per alleggerire un entusiasmo quasi contagioso. Altri tempi e, soprattutto, altro rendimento interno, con il Napoli che oggi si piazza addirittura al 14esimo posto in questa speciale classifica a fronte della quarta posizione in trasferta. Un tempo si parlava di effetto Maradona, quello che toglieva certezze agli avversari e le dava ai padroni di casa, che ne approfittivano costruendo gran parte delle loro fortune proprio tra le mura amiche. Oggi si parla egualmente di effetto Maradona, ma praticamente in termini antitetici: persino i sold out, la massima ambizione di ogni società calcistica, diventano un boomerang, trasformandosi in una cappa di pressione che esacerba le insicurezze di giocatori letteralmente irriconoscibili dopo i fasti di un anno fa. Il manifesto di questa involuzione stavolta diventa Amir Rrahmani, che prima causa il rigore poi neutralizzato da Alex Meret su Matias Soulé e poi annaspa in marcatura, tornando quel difensore svagato dei suoi inizi in azzurro. Anche intorno al kosovaro, destino toccato un po' a tutti gli eroi dello scudetto, si accende il dibattito: qual è il vero volto di Rrahmani, che come tanti altri giocatori potrebber aver overperformato nella scorsa stagione? Poi c'è chi come Meret non ha mai messo tutti d'accordo neanche mentre il club partenopeo aggiornava la propria bacheca. La partita contro il Frosinone funge un po' da manifesto dell'intera avventura in azzurro del friulano, tra picchi verso l'alto, come il rigore parato a Soulé, finora un cecchino dal dischetto, e altri verso il basso, come l'incredibile errore in fase di costruzione dal basso su pressing proprio del talentino argentino di scuola Juventus che piace non poco in ottica mercato. Chissà che questo non possa essere il primo regalo di Giovanni Manna, che intanto comincia a sparire dal mondo bianconero, lavorando già a fari spenti per ricostruire il Napoli.
Emergenza a Empoli
Il restyling della rosa è importante, dovendo passare dalla complicata analisi dello stato di salute psicofisico di giocatori che potrebbero (o meno) essere arrivati a fine ciclo, ma forse la questione ambientale è ancora più delicata. Stavolta di mezzo non c'è solo la fetta più calda del tifo azzurro, tornata sul piede di guerra contro Aurelio De Laurentiis: anche l'ala più moderata ha abbandonato il sostegno incondizionato alla squadra, che dal canto suo stecca ancora nonostante i contemporanei mezzi passi falsi delle altre squadre impegnate nella lotta per le posizioni più nobili della classifica. Proprio questa fase quasi di parziale stasi nelle zone europee, aumentata dall'apposizione di un altro asterisco, stavolta alla Roma dopo quello che già grava sull'Atalanta, sta imponendo a Francesco Calzona di non arrendersi: finché la matematica lo consentirà, il Napoli continuerà a credere nella prossima Champions League. Già, ma con quali basi? Qualcosa in termini offensivi, rispetto alle precedenti gestioni tecniche, si muove, ma dietro la coperta è cortissima anche numericamente. Basti pensare all'emergenza in vista di Empoli, una squadra che rievoca ricordi agrodolci: al Castellani saranno fuori causa gli squalificati Mario Rui e Rrahmani. Non solo la mannaia del giudice sportivo: in Toscana non ci sarà sicuramente l'infortunato Mathias Olivera, ma sono da valutare anche le condizioni di Juan Jesus. Insomma, Calzona non si arrende e rilancia, ma deve fare i conti con sempre più ostacoli frapposti fra sé e la permanenza al Napoli, oggi quasi una chimera. Colpa di un rendimento buono ma non tale da stropicciarsi gli occhi, ma forse ancora di più della voglia di De Laurentiis di regalare alla piazza un nome altisonante per riaccendere l'entusiasmo e spegnere i focolai di malcontento che intanto sono diventati dei veri e propri roghi. Non a caso, al sogno Antonio Conte nelle ultime ore si sta affiancando l'altro obiettivo altisonante chiamato Gian Piero Gasperini, oltre ai 'soliti' nomi forse un po' più di ripiego ma non necessariamente meno qualitativi o interessanti. Certezze non ce ne sono, se non quella che chiunque arriverà in estate nel capoluogo campano troverà più macerie che pilastri: a maggior ragione dal momento in cui quelli dello scudetto si sono via via sgretolati, facendo crollare un'intera struttura da rifondare. E con un Maradona da riconquistare.
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