Napoli, nuova contestazione contro De Laurentiis. Ma la rivoluzione prosegue

Il patron ancora nel mirino della fetta calda del tifo per gli errori della stagione in corso, ma il restyling per il futuro non si ferma e toccherà tutti i piani del club

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
12 aprile 2024
Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Napoli, 12 aprile 2024 – La Pax Augustea nel capoluogo campano è finita ormai da tempo e lo si è capito dal clima non esattamente amichevole che ultimamente si respira a Fuorigrotta. Nel mirino gli eroi dello scudetto, che però si sono in parte riscattati con il bel poker di Monza, ma anche e soprattutto il gran capo supremo del vapore Aurelio De Laurentiis, che proprio un anno fa, di questi tempi, firmava a mezzo social l'armistizio con la parte più calda del tifo azzurro, quegli ultras appena poco tempo prima apostrofati con i peggiori epiteti possibili. Oggi la situazione si è ribaltata, con la fetta calda, anzi, caldissima dei supporter che fa sentire la propria voce tramite l'apposizione di volantini non proprio lusinghieri nei confronti del presidente del Napoli, che intanto comincia a pianificare un futuro delicatissimo e senza più margini di errore. Le partite aperte sono varie: la più importante riguarda la panchina, che quasi come un pendolo oscilla tra il vecchio (Francesco Calzona) e il nuovo (Antonio Conte prima e poi tutti gli altri). In seconda battuta, ma neanche tanto, c'è quella che riguarda il futuro della rosa, con qualche big in partenza (Victor Osimhen, direzione Paris Saint-Germain) e altri (Khvicha Kvaratskhelia su tutti) da blindare per costruirne intorno il nuovo progetto. Ancora prima ci sarà da rimodellare anche l'organigramma del club, con Giovanni Manna accreditato di rimpiazzare Mauro Meluso come direttore sportivo. Il comune denominatore di tutto ciò è sempre lui: un De Laurentiis chiamato da un lato a ricostruire il Napoli, arrogandosi gli oneri delle scelte più delicate e senza più neanche il supporto incondizionato della piazza, tornata sobria dopo la sbornia scudetto, e dall'altro a farlo cercando di ridurre i propri poteri per plasmare un club più attraente dall'esterno.

L'ossatura da difendere

Non è infatti un mistero che dietro le titubanze e i no di diversi protagonisti del calcio, legati al campo, alla panchina o anche alle scrivanie, ci sia l'ingombrante figura di De Laurentiis, che spesso paga più una dialettica spesso volta ad accendere focolai qua e là che errori (o presunti tali) di gestione. Parlando dell'immediato post scudetto, infatti il patron si è mosso come non mai ragionando da tifoso ancor prima che da presidente. L'obiettivo dichiarato era provare a trattenere tutti i big, rivoluzionando il meno possibile l'ossatura che aveva condotto al tricolore. La missione in effetti, a parte l'eccezione di Kim Min-Jae, prelevato dal Bayern Monaco tra l'altro solo tramite una clausola rescissoria, era ampiamente riuscita. Certo, parlando del sudcoreano, che a sua volta finora in Bundesliga non ha mantenuto pienamente le aspettative, si potrebbe parlare tanto delle operazioni di sostituzione, con Natan che strada facendo si sarebbe rivelato tutt'altro che all'altezza del predecessore. Anche gli altri innesti sparsi qua e là in seno alla rosa, tra estate e inverno, non sarebbero passati (finora) alla storia come i migliori colpi di mercato della storia, eppure se il Napoli versione 2023-2024 ha fatto acqua (quasi) da tutte le parti, molte delle responsabilità sono da ascrivere a chi l'azzurro lo vestiva già. Esattamente coloro che De Laurentiis, quasi un anno fa e quasi per scacciare qualsiasi rimorso futuro, ha trattenuto a ogni costo e rimandando al mittente offerte di tutto rispetto. Chissà cosa si sarebbe detto qualora invece il patron avesse venduto i big del Napoli: quegli stessi big oggi a loro volta nel mirino della fetta calda del tifo, che nei volantini che hanno risvegliato la città non hanno di fatto salvato nessuno.

Il monito di Spalletti

Paradossalmente, le amarezze di oggi possono diventare un assist importante per ADL in ottica futuro: la prossima estate, non caso, chiunque potrebbe svestire l'azzurro a fronte delle offerte giuste. E stavolta il tutto potrebbe avvenire senza il contraccolpo del malcontento popolare, per uno scenario diametralmente opposto a quello di un anno fa. Insomma, non tutti i mali vengono per nuocere e la mancata riconferma del Napoli ai piani altissimi della classifica porta con sé il clima ideale per cambiare tutto (o quasi). L'altra faccia della medaglia riporta un po' a quanto accaduto nella staffetta virtuale tra Kim e Natan, che funge da monito per il futuro: qualsiasi giocatore può partire, ma chi arriverà dovrà essere almeno all'altezza del predecessore per evitare altri passi indietro del progetto. Per evitare di sbagliare, servirà innanzitutto avere idee chiare. Si comincia dal direttore sportivo, che non dovrà essere, e infatti non sarà, una figura di facciata dietro la quale si nasconde ancora il solito De Laurentiis, con la scelta del prossimo allenatore che quindi dovrà passare al vaglio di almeno due figure. Solo a quel punto potrà partire il vero calciomercato, praticamente lo strato più superficiale di una rivoluzione ben più capillare atta a plasmare un club più moderno sul piano esterno e anche meno vulnerabile all'interno. Forgiare un organigramma di stampo più europeo aiuterebbe lo stesso De Laurentiis, che oggi invece catalizza più le critiche che i complimenti. Basti pensare all'anno dello scudetto: si è parlato tanto dei giocatori e della loro crescita, con l'artefice di tutto individuato in Luciano Spalletti. Proprio l'addio dell'attuale ct della Nazionale resta la contestazione più cocente rivolta ad ADL, che già in pieno idillio scudetto cominciava a lanciare stilettate e ad accendere polemiche. Probabilmente lo stesso Spalletti, per paura di non potersi ripetere e di rovinare quindi l'impresa fatta, avrebbe comunque lasciato il capoluogo campano, ma di certo quel clima di zizzania seminato da De Laurentiis non ha aiutato a evitare quello che, per espressa dichiarazione del diretto interessato, resta l'errore padre di tutti gli altri stagionali. Anche i candidati alla panchina azzurra, sia quelli di un'estate fa sia gli attuali, hanno osservato la vicenda con una certa attenzione, vedendo il tutto come un deterrente: se con l'allenatore dello scudetto è finita così, figurarsi con coloro che potrebbero non ripetere l'impresa della stagione 2022-2023.

Leggi anche - Lazio, grande paura per Hysaj

Continua a leggere tutte le notizie di sport su