Napoli, poker da sogno per la pace con i tifosi. E a Monza spunta Sousa

Dopo tante amarezze, gli azzurri si riscattano all'U-Power Stadium con quattro splendide reti segnate al cospetto del tecnico portoghese, un'altra insidia per Calzona

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
8 aprile 2024
Monza-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Monza-Napoli, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli, 8 aprile 2024 – I fischi piovuti copiosi dopo la debacle al Maradona contro l'Atalanta all'U-Power Stadium si erano trasformati in una contestazione ancora più veemente e plateale e di certo il gol quasi a freddo segnato da Milan Djuric, tra l'altro su assist dell'ex Alessio Zerbin, non stava aiutando a stemperare i toni in casa di un Napoli che poi, quasi per magia, si riscopre bello e forte: forse non abbastanza per tornare a sognare un posto nella prossima Champions League ma abbastanza per rientrare con determinazione nella lotta per una posizione buona per l'Europa, a maggior ragione dopo le frenate di Bologna e Atalanta. E anche per mettere in mostra i propri gioielli.

Un poker non casuale

Insomma, la risposta voluta da un'intera piazza è arrivata nel segno di un poker di reti, una più bella dell'altra: un festival a cui si unisce anche Andrea Colpani, che rende il passivo meno amaro per il suo Monza, che per qualche minuto sogna l'aggancio ai campioni in carica. Gli azzurri invece resistono e rilanciano, issandosi a quota 48 punti e tallonando ora da vicino un'Atalanta che deve però ancora recuperare il match con la Fiorentina. Per ora però la fotografia parziale della classifica assume prospettive più rosee rispetto ad appena pochi giorni fa, confermando quanto sul pianeta Napoli tutto sia destinato a cambiare velocemente. Quasi come un ironico scherzo del destino, l'elenco dei marcatori del poker rifilato al Monza non appare casuale. Apre Victor Osimhen, il simbolo dello scudetto e di un'epopea ormai lontana ma di fatto ancora l'uomo cardine del Napoli in campo e forse ancora di più fuori. Ogni gol del nigeriano da qui alla fine avrà infatti una duplice funzione: aiutare quella che è la sua squadra a partire dal 2020 a risalire la china e mettersi in mostra sul mercato per diventare il motore della rivoluzione estiva, che necessiterà di denaro fresco a maggior ragione in caso di mancata qualificazione alla prossima Champions League. Se invece gli eventuali acquirenti dovessero spaventarsi di fronte alla richiesta di un Aurelio De Laurentiis tornato fiero della sua creatura allora quest'ultimo potrà godersi ancora le prestazioni sportive del bomber, nonché del giocatore più pagato della Serie A. Insomma, comunque la si giri la questione Osimhen, uno che dimostra di non dimenticarsi come si segna anche dopo qualche battuta a vuota, il Napoli è destinato a cadere in piedi. Poi c'è Matteo Politano, l'usato sicuro che continua a confermarsi il signore della corsia destra nonostante tutti i personaggi che passano o sono passati in quell'area del campo: anche questa storia a forti tinte tricolori in estate potrebbe riservare qualche colpo di scena. E' invece segnato il destino in azzurro di Piotr Zielinski, che a partire da luglio sarà un nuovo giocatore dell'Inter. In questo caso l'addio è certo, ma nel calcio, come nella vita, ci si può lasciare in tanti modi e una storia lunga 8 anni non merita un epilogo al vetriolo: con gemme del genere il polacco, inviso a parte della tifoseria azzurra e allo stesso De Laurentiis per il mancato rinnovo, può congedarsi evitando strascichi poco piacevoli. Poi c'è chi come Giacomo Raspadori un posto nel Napoli che sarà deve ancora guadagnarselo nonostante un contratto lungo e forte in piedi. In palio non c'è il ruolo di nuovo attaccante principe in caso di addio del 'bomber mascherato', ma quello di prima riserva, possibilmente con licenza di colpire più spesso nel nome di un minutaggio più consono a colui che è ancora oggi il centravanti della Nazionale: tutti obiettivi che, se raggiunti dal classe 2000, allontanerebbero ancora di più Giovanni Simeone dal capoluogo campano.

Il blitz di Sousa

Il continuo intreccio quasi fatale tra presente, passato e futuro che accompagna il Napoli fin dall'alba di questa stagione ha vissuto un'altra tappa all'U-Power Stadium, sui cui spalti è stato scorto uno spettatore particolare: si tratta di Paulo Sousa, già sondato la scorsa estate quando c'era da trovare il sostituto di Luciano Spalletti. All'epoca il tecnico portoghese, che avrebbe chiuso la sua giornata all'insegna del tour negli impianti sportivi all'Allianz Stadium per Juventus-Fiorentina, era sotto contratto con la Salernitana. Il resto è storia nota: seppur con qualche turbolenza estiva e diverse titubanze reciproche, Sousa resta in granata prima di essere esonerato a fine ottobre, diventando momentaneamente il catalizzatore del flop della società campana. I successivi cammini ancora più tribolati di Filippo Inzaghi, Fabio Liverani e Stefano Colantuono avrebbero riabilitato l'allenatore portoghese: un po' quanto accaduto, in casa Napoli a Rudi Garcia e forse allo stesso Walter Mazzarri. Poi è arrivato Francesco Calzona, l'allenatore più ad interim di tutti che prova con un colpo di coda a regalare e regalarsi un finale diverso: il tutto proprio di fronte a Sousa, uno dei 'disoccupati' di lusso che vuole rimettersi in mostra ora che è un po' uscito dalla ridda di nomi buoni per il Napoli e per gli altri top club in procinto di cambiare guida tecnica. In realtà, una corrente che soffia a favore della conferma di Calzona esiste e di certo il bel poker di Monza ha contribuito ad alimentarla. Lo stesso De Laurentiis potrebbe decidere di portare avanti una rivoluzione forse più soft del previsto, proponendo a Calzona di restare in azzurro l'anno prossimo ma con un'altra mansione, per la verità già ricoperta: quella di vice. Dai diretti interessati piovono smentite, con il tecnico calabrese che sembra intenzionato a dire di no, vivendo quest'eventuale nuova (vecchia) carica come un passo indietro, considerando che di mezzo ci sarebbe anche la rinuncia alla Slovacchia. Insomma, o esisterà un Napoli di Calzona o ne esisterà un altro senza Calzona in alcuna veste, quasi a voler mettere ulteriore distanza con il passato, che poi sarebbe il presente attuale, che a sua volta avrà un peso proprio sul futuro. Si scrive Napoli, ma si legge rebus impossibile da risolvere.

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