Polveriera Napoli: nervi a fior di pelle e zona Champions sempre più lontana

Gli azzurri perdono partita e testa contro la Roma, scivolando a -4 dalla top 4. Politano e Osimhen vedono rosso: altri guai per Mazzarri

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
24 dicembre 2023

Napoli, 24 dicembre 2023 - Quando Aurelio De Laurentiis, intervistato la sera prima dai microfoni del TG1, parlava di una sorpresa di Natale in serbo per i tifosi del Napoli, alludendo all'imminente ufficialità del rinnovo di Victor Osimhen, probabilmente mai si immaginava che la suddetta sorpresa sarebbe stata guastata da quanto emesso a distanza di poche ore dal rettangolo verde dell'Olimpico: una sconfitta sanguinosa inferta dalla Roma che scopre definitivamente le carte sullo stato di salute del pianeto azzurro. Azzurro, sì, ma rosso di rabbia e sull'orlo di una crisi di nervi: con Osimhen, proprio lui, come triste emblema.

Furia Politano e Osimhen

In realtà, in questa speciale categoria il nigeriano è stato preceduto da Matteo Politano, il primo a cadere nella rete di provocazioni perfettamente ordita dai giallorossi. Non a caso, il primo momento di svolta di un match fino a quel momento piuttosto equilibrato è stato segnato proprio dal calcetto rifilato dall'esterno proprio di scuola Roma a Nicola Zalewski. Sull'entità dello stesso il dibattito è ancora aperto, ma a un certo punto, anche i difensori più strenui del classe '93 non possono che evidenziare la recidività del proprio beniamino, non nuovo ad atteggiamenti simili che finiscono per complicare ulteriormente situazioni già complesse per il suo Napoli. Stavolta Politano non viene graziato e, anzi, va fuori, spianando così la strada alla compagine che ormai tanti anni fa l'aveva lanciato nel grande calcio pur senza mai indossare la maglia della prima squadra. Insomma, storie tese tra passato e presente che diventano tesissime quando si pensa all'imminente futuro del Napoli, che per la delicatissima sfida contro il Monza dovrà fare ancora una volta la conta considerando che in quella zona lì del campo, la fascia destra, Jesper Lindstrom oltre a non fornire garanzie tecniche risulta spesso anche indisponibile (come successo appunto all'Olimpico). Per Walter Mazzarri, che per sua stessa ammissione si aspettava un ritorno complicato in panchina subentrando dopo un esonero, arriva così un altro bel problemone da risolvere. L'altro, manco a dirlo, riguarda la casella centrale dell'attacco: Osimhen firma, si lega al Napoli fino al 2026 diventando il giocatore più pagato della Serie A grazie ai 10 milioni netti incassati a stagione, gioca una partita onesta ma sempre fermata dalla retroguardia giallorossa e, dulcis in fundo, si fa espellere nel finale infuocato. La differenza con quanto accaduto minuti prima non riguarda solo la fattura del rosso, diretto per Politano e per somma di ammonizioni al bomber: l'esterno è andato a farsi la doccia in anticipo per uno scatto di ira piuttosto egoistico che avrebbe poi inesorabilmente complicato i piani della sua squadra, mentre Osimhen va fuori prima del triplice fischio per una sorta di eccesso di generosità. Un ripiegamento difensivo, da giocatore già ammonito, finito sulle gambe del rivale e non sulla palla: non esattamente il modo migliore per brindare al rinnovo e per chiudere un anno solare che, in particolare nella prima metà, è stato a dir poco fantastico per il Napoli.

Zona Champions sempre più lontana

 Ma cosa resta di quel Napoli che aveva dominato il campionato, vincendolo con largo anticipo e, ancor prima, scavando un fosso inesorabile sulle altre? Tanto, guardando i nomi della rosa: poco, ammirando le prestazioni dei vari protagonisti. Tra giocatori involuti e altri vittima del collettivo più che dei propri errori, oggi gli azzurri faticano a tenere il ritmo di tutte le squadre coinvolte non solo nella lotta Champions, ma in generale in quella che vale le piazze europee. Chi l'avrebbe detto, fino a pochi mesi fa? Al momento il Napoli paga un dazio di 4 punti dalla top 4, l'obiettivo minimo stagionale fissato in estate da De Laurentiis, che all'epoca si cautelò preannunciando che il bis scudetto sarebbe stato molto complicato da effettuare. Probabilmente neanche il patron si aspettava una resa così precoce che sarebbe presto diventata addirittura un crollo verticale che al momento mette in discussione gran parte del prosieguo della stagione. Niente tricolore da difendere fino al termine della stagione, niente paracadute della Coppa Italia e, ad oggi, neanche il biglietto per la prossima Champions League: restano in ballo quella attuale, che però agli ottavi propone lo scontro mai banale con il Barcellona e la Supercoppa Italiana, che al momento sembra a sua volta complicata da raggiungere. Ciò la dice lunga sullo stato di salute della squadra campione in carica, che si affaccia all'imminente sfida contro il Monza con la paura di steccare ancora, riaprendo la faida con un Maradona che ha perso la pazienza e, soprattutto, con i nervi a fior di pelle. Ad oggi il Napoli perde spesso tutto: partite, testa, giocatori e obiettivi che scivolano via con la stessa rapidità con cui, un anno fa, mattone dopo mattone veniva costruita la corazzata scudetto sgretolata da un'estate strana, segnata da un'inattesa diaspora di due dei principali protagonisti dello scudetto. No, non si parla di Kim Min-Jae, che a sua volta al Bayern Monaco fatica, prestando il fianco a quelle voci maliziose che parlano del Napoli formato 2022-2023 come del più classico dei 'one hit wonder' frutto di un miracolo quasi estemporaneo. Si parla di Luciano Spalletti e Cristiano Giuntoli, i cui addii sono stati forse sottovalutati dai piani altissimi del club partenopeo. L'attuale ct della Nazionale è stato rimpiazzato da Rudi Garcia, il primo allenatore libero: altro che il primo della lista, come affermato da un De Laurentiis che mentiva sapendo di mentire. Paradossalmente, la partenza dell'uomo che aveva plasmato lo squadrone dello scudetto si è rivelata ancora più pesante, come tra l'altro ampiamente emerso da un mercato, quello della scorsa estate, condotto senza troppa logica e quasi per inerzia. Perché, in fondo, tutti si fidavano della squadra che aveva vinto il campionato con numeri da record. Tutti, compreso De Laurentiis, che evidentemente non aveva fatto i conti con un 'giocatore' impossibile da acquistare sul mercato neanche con il miglior ds del mondo: la fame, quella venuta meno dopo mesi e mesi di feste.Leggi anche - Sofia Goggia: "Ben venga la rivalità con Federica Brignone"  

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