Ciclismo, Pogacar allontana ancora il doping: "Non capisco questi sospetti"

Al quotidiano Le Figaro, lo sloveno nega qualsiasi abuso e ribadisce: "Sta a noi riguadagnare la fiducia dopo gli anni bui di Armstrong"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
3 novembre 2024
Tadej Pogacar

Tadej Pogacar

Roma, 3 novembre 2024 - Quando nel ciclismo c'è di mezzo un dominio netto e incontrastato, i sospetti, retaggio di un'era passata ma non lontanissima, non mancano mai. Lo sa bene Tadej Pogacar, che già qualche settimana fa si era espresso sul tema, affermando senza mezzi termini di non volere mai mettere a rischio la propria salute assumendo sostanze proibite: una replica netta e perentoria che però non è stata sufficiente a chiudere definitivamente la questione.

"Tocca a noi riconquistare la fiducia"

A tornare alla carica stavolta è il quotidiano Le Figaro, al quale lo sloveno è stato ancora una volta lapidario. "Sinceramente non capisco questi sospetti sul mio conto". E dire che neanche Christian Prudhomme, il patron del Tour de France, nelle scorse settimane era corso in aiuto del vincitore dell'edizione di quest'anno, affermando a sua volta di ritenere legittimi certi timori e retropensieri proprio alla luce di quanto accaduto non molto tempo fa: l'altra faccia della medaglia, a detta sempre di Prudhomme, vede un ciclismo nel quale i controlli sono aumentati a dismisura. Nel mezzo tra queste due posizioni c'è proprio Pogacar, che prova con diplomazia a spegnere qualsiasi focolaio. "Secondo il mio parere, il ciclismo ha sofferto molto negli anni del doping. Non c'era più fiducia in questo sport e spetta a noi riconquistarla. Facciamo le nostre gare con la speranza che la gente inizi a crederci e a dimenticarsi di Lance Armstrong".

Speranza Tour per Froome

A suo tempo anche Chris Froome è stato investito dal fango del sospetto, anche se in quel caso a pesare sull'allora Team Sky erano maggiormente i retropensieri legati al cosiddetto doping meccanico. Da allora per il keniota naturalizzato britannico è cambiato il mondo, complice quella caduta occorsa al Giro del Delfinato 2019 dalla quale non si è mai ripreso totalmente: se i sogni di gloria sono ormai passati, la speranza del corridore dell'Israel-Premier Tech è di ritagliarsi almeno un altro gettone al Tour de France. "Non sono stato scelto per le ultime due edizioni, ma non è un azzardo sperare di esserci nel 2025 per provare a essere protagonista in una tappa o magari per aiutare un compagno di squadra, come potrebbe essere Derek Gee. Il resto è storia passata e i miei rimpianti sono legati al 2019, quando avevo davvero tutte le carte in regola per vincere". A margine del Saitama Criterium 2024, Froome analizza il tracciato nella prossima Grande Boucle, che vedrà tornare diverse vette classiche. "Il Mont Ventoux occupa un posto speciale nel mio cuore: quando ho vinto lì nel 2013, ho capito di poter trionfare a Parigi. Nel 2016 invece sono stato protagonista di quell'incidente con la moto: la strada era bloccata e non aveva senso correre, ma è stata la mia reazione impulsiva e alla fine quella scena è entrata nella storia del Tour de France".

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