Napoli, primo bivio per Garcia: Sporting Braga e Bologna decisivi

Il tecnico francese non è a rischio esonero, ma potrebbe esserlo dopo i prossimi due impegni tra Champions League e campionato

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
18 settembre 2023
Rudi Garcia (Ansa)

Rudi Garcia (Ansa)

Napoli, 18 settembre 2023 – Dopo gli onori arrivano gli oneri: nel capoluogo campano, all'indomani delle tante feste scudetto, questo concetto ha cominciato ad assumere sempre più concretezza fino agli ultimi risvolti, quelli che vedono il Napoli già al centro di una fitta serie di processi dopo appena 4 giornate di campionato.

Un processo di vecchia data

In un contesto diverso qualsiasi rimostranza sarebbe fin troppo precoce, specialmente considerando che gli azzurri hanno di fatto vinto metà delle partite disputate finora in stagione. Un tricolore cucito sul petto però, si sa, altera tutti gli equilibri e le valutazioni: a maggior ragione se nel frattempo diverse cose sono cambiate nella squadra che, appena pochi mesi fa, aveva raggiunto il tanto agognato titolo dopo un'attesa decennali. Inutile girarci intorno: a un ipotetico Luciano Spalletti ancora seduto sulla panchina del Napoli un inizio del genere sarebbe stato perdonato. Forse all'ombra del Vesuvio si sarebbe levata giusto qualche voce che avrebbe posto l'accento sulle eventuali motivazioni ancora presenti nella testa del condottiero della spedizione vincente: praticamente tutto ciò che l'attuale ct dell'Italia ha voluto evitare abbandonare la nave poco dopo l'approdo nel porto più prestigioso. In realtà, nelle due settimane successive alla sconfitta interna contro la Lazio anche Rudi Garcia aveva goduto di una bella rete di protezione: il tutto nonostante una sconfitta in uno scontro diretto maturata al termine di una prestazione tutt'altro che esaltante. Poi il pareggio in rimonta contro il Genoa, paradossalmente, ha fatto scoppiare quella bomba che neanche la lezione di calcio impartita dal grande ex Maurizio Sarri aveva cagionato. Insomma, se spesso si dice che il calcio viva troppo dei risultati e troppo poco di cosa c'è dietro, nel caso del Napoli si può tranquillamente parlare di una felice eccezione, al punto che forse il processo a Garcia era cominciato già in estate. Nel capoluogo campano, si sa, proprio dopo l'avvento di Sarri e del 'Sarrismo' il bel gioco è diventato quasi un dogma. Se poi l'estetica si sposa con i risultati, come appunto realizzato da Spalletti, allora il matrimonio diventa perfetto ed idilliaco per il presente e un termine di paragone pesantissimo per il futuro. Lo sa bene proprio Garcia, che fin dall'inizio della sua avventura in azzurro ha dovuto fare i conti con un totem che forse è diventato già un rimpianto. Ciò che nel frattempo è cambiato, praticamente nel giro di poche settimane, è il mood di un'intera piazza, passata rapidamente dall'ottimismo estremo verso il nuovo corso alla paura di aver imboccato la strada sbagliata. E nel concetto di piazza rischia di essere incluso anche lo stesso Aurelio De Laurentiis, l'uomo che ha scelto l'attuale allenatore del Napoli dopo un casting che, a detta sua, comprendeva una quarantina di unità.

Il primo bivio

Quelle affermazioni così perentorie del presidente, a distanza di relativamente poco tempo, assumono ben altri significati. Specialmente perché in questo momento lo stesso patron del club partenopeo sta vivendo una fase interlocutoria. Naturalmente non siamo ancora al punto del pentimento verso la propria scelta estiva, maturata tra l'altro quasi in fretta e furia e ben prima della deadline che era stata inizialmente fissata proprio da ADL. In ambito sentimentale, in casi analoghi, si potrebbe quasi parlare di una relazione di rimbalzo cominciata giusto per provare a girare rapidamente pagina e magari anche per dimostrare al fresco ex di aver superato al meglio la recente separazione. Passando al calcio, il discorso diventa più complicato: fosse anche solo per il semplice motivo che, in caso di naufragio della nuova 'storia', a rimetterci è una squadra che rischia di imboccare una brutta strada. A tal riguardo, nella testa di De Laurentiis esiste già un primo punto di snodo per tracciare un primo bilancio di quanto fatto finora da Garcia e, soprattutto, per decidere il da farsi. Il primo è lo Sporting Braga, match che segnerà il debutto del Napoli campione d'Italia nella prossima Champions League. Già, la Champions League: fin dalla passata stagione un chiaro pallino di De Laurentiis che invece, almeno a parole, è stata rimbalzata (tanto per rimanere in tema) da Garcia. Difficile che il tecnico francese voglia entrare già in netta rottura con il patron e i suoi sogni, per raggiungere i quali è stato tarato un mercato forse non troppo scintillante in entrata ma di certo neanche sanguinoso in uscita. Certo, l'uscita di Kim Min-Jae è stata tutt'altro che indolore. Anzi: il reparto arretrato sembra proprio il vero punto debole di un Napoli che ha già incassato 5 reti, tra l'altro dopo aver affrontato di fatto un solo big match. C'entrerà l'addio del sudcoreano, magari non rimpiazzato a dovere oppure semplicemente gli azzurri stanno ancora attraversando la prevedibile fase di transizione tra una gestione e l'altra. Come sempre, solo il tempo e il campo emetteranno i loro verdetti: a maggior ragione perché Natan, il vero sostituto di Kim, finora è ancora un oggetto misterioso. Si parlava di primo snodo. L'altra tappa che potrebbe decidere presto il destino di Garcia, ad oggi comunque non a rischio esonero, è il Dall'Ara di Bologna. Colpa di un calendario che ha messo in fila due trasferte così ostiche, ma non solo: al di là dei colori, Genoa e Bologna hanno diverse analogie. Si parte dal gioco piuttosto offensivo e aggressivo e si arriva a un contesto ambientale mai banale. Insomma, per cercare il pronto riscatto e per capire se il Napoli ha imparato dai propri errori o se dietro ad essi c'è un male occulto più profondo, forse non poteva capitare avversario migliore. Questa almeno è la prospettiva di un De Laurentiis desideroso di capire rapidamente se anche questa volta ha azzeccato la scelta o meno: la storia insegna che il patron non è nuovo a sconfessare presto le sue prese di posizione. La prospettiva di un Garcia già sulla graticola, invece, rischia di essere leggermente diversa e più ansiogena.

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