Infortunio Bongiorno: i tempi di recupero e i possibili sostituti
Il centrale rischia di averne per 6-7 settimane. Conte, in attesa del mercato, pensa a Juan Jesus e Marin, ma anche alla suggestione Olivera
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Alessandro Buongiorno (Ansa)
Napoli, 18 dicembre 2024 - Subito dopo la sconfitta patita in Coppa Italia contro la Lazio, probabilmente in parte deluso dalle seconde linee e dalla loro prova, Antonio Conte aveva auspicato per il suo Napoli di non avere mai problemi di infortuni ai titolarissimi. Da allora, quasi come un incantesimo, la formazione tipo ha perso prima Khvicha Kvaratskhelia e poi Alessandro Buongiorno, entrambi fino al termine dell'anno. E poi? Se le notizie che arrivano dal fronte del georgiano sono rincuoranti al punto che qualcuno ipotizza anche un recupero lampo in tempo per chiudere il 2024 sul rettangolo verde, per il difensore della Nazionale la questione rischia di essere più complicata.
L'infortunio di Buongiorno e i tempi di recupero
Buongiorno durante un allenamento, a causa di una caduta, si è infatti procurato una frattura ai processi trasversi di due vertebre lombari: il club partenopeo, come un po' da usanza, non si è sbilanciato sui tempi di recupero. Qualche voce ottimistica parla di circa 3 settimane, mentre quella pessimista porta il termine addirittura a 6-7 settimane: possibile che la verità sia nel mezzo, e dunque in uno stop che si può quantificare in 30-40 giorni. In questi casi però, con di mezzo una doppia frattura e per giunta in una zona molto delicata, la prudezza sarà d'obbligo. Lo stesso giocatore probabilmente preferirà fermarsi qualche settimana in più che temere il peggio al minimo contatto o sobbalzo o forse, peggio ancora, limitare le proprie fin qui eccellenti prestazioni a causa della paura, rischiando di vanificare il cammino stagionale. Assodato quindi che il 2024 di Buongiorno potrebbe essere finito così, quasi sul più bello, lo stesso 2025 rischia di partire con un bel ritardo sulla tabella di marcia. Con buona pace, sempre a meno di recuperi flash, di coloro che speravano nel recupero in tempo per il match del Maradona contro la Juventus, in programma il 26 gennaio. La possibilità, vista l'incertezza sui tempi di recupero, in realtà esiste ancora, ma con il passare dei giorni, dopo l'ottimismo iniziale dettato più che altro dal vuoto comunicato del club partenopeo, si sta pian piano sfumando. Di pari passo, stanno aumentando le voci di mercato legate a difensori centrali, per la verità di molto antecedenti l'infortunio di Buongiorno. A essere cambiate sono le priorità. Prima il Napoli cercava uno stopper per alzare il livello della batteria, soprattutto con riguardo alle seconde linee quando in ballo c'era ancora la Coppa Italia, mentre oggi il focus si è spostato su un possibile titolare, pronto a diventare un luogotenente al ritorno in campo di Buongiorno. Le principali piste da tempo conducono a Danilo, che nel caso sarebbe l'ennesimo prodotto della Juventus a percorrere la tratta opposta negli ultimi mesi: alla faccia del veto dell'anno scorso di Aurelio De Laurentiis su qualsiasi elemento con un passato a tinte bianconere.
Il possibile sostituto di Buongiorno
Parlando del presente, l'urgenza del Napoli ora è attingere alle risorse interne: quelle che, tanto per aggiungere sale sulla ferita, avevano fatto un'impressione non esattamente positiva a Conte dopo la sfida di Coppa Italia contro la Lazio. Le alternative in rosa sono due. Si parte da Juan Jesus, l'usato sicuro entrato però in rotta di collisione con la piazza dopo alcune esternazioni non esattamente lusinghiere sulla città dopo aver subito un furto: una frattura forse ancora più netta di quella che ha fermato Buongiorno da qui a qualche settimana e che sembra relegare a un'era geologica fa il moto di affetto di un'intera città. Di mezzo, all'epoca, ci furono gli screzi in campo con Francesco Acerbi, accusato dal brasiliano di aver pronunciato frasi razziste: in mancanza di prove, il difensore dell'Inter fu assolto, mentre quello del Napoli incassò l'affetto di tutta la piazza che nell'occasione, con un vero e proprio atto di fede, scelse a scatola chiusa da che parte stare. Una fiducia, con il senno di poi, probabilmente in parte tradita. Si passa poi al piano B, che in realtà dopo l'arrivo estivo in pompa magna dal Real Madrid avrebbe dovuto essere qualcosa di più, se non addirittura un titolare: invece Rafa Marin di fatto non ha mai convinto, al punto da poter addirittura salutare già a gennaio, magari proprio per tornare alla base. Eppure, dopo la bocciatura immediata Conte aveva parlato di progressi da parte dello spagnolo, apparso invece spaesato contro la Lazio, seppur con l'attenuante di un partner, appunto Juan Jesus, con il quale non aveva mai giocato. A tal riguardo, per la verità, il tecnico salentino aveva tranquillizzato tutti, parlando di intere sessioni di allenamento disputate con due squadre speculari: da una parte i titolari e dall'altra, appunto, le riserve, che quindi avrebbero dovuto avere una maggiore affinità tra loro di quella poi emersa all'Olimpico. Esiste poi una terza opzione per occupare il posto momentaneamente lasciato vacante da Buongiorno: Mathias Olivera con la propria Nazionale si sta disimpegnando spesso e bene da centrale di sinistra e chissà che il suggerimento che arriva dall'Uruguay non possa essere raccolto nel quartier generale di Castel Volturno. Questa mossa, tra l'altro, farebbe riemergere un po' dalla cenere Leonardo Spinazzola, che quindi potrebbe riavere minuti preziosi sulla sua fascia di competenza, seppur con il grosso punto interrogativo che andrebbe a coprire l'intera corsia completata oggi da David Neres. Per qualcuno la catena potrebbe essere troppo offensiva, a maggior ragione alla luce del fatto che Giovanni Di Lorenzo non potrebbe essere spostato a sinistra in mancanza di Pasquale Mazzocchi come suo eventuale sostituto a destra. Un bell'intrigo e una coperta corta a causa delle defezioni dettate dagli infortuni, per quella che è al prima vera mini emergenza della stagione del Napoli: mini perchédi mezzo ci sono solo 3 giocatori fuori causa, ma maxi perché, appunto, i relativi sostituti non sempre hanno offerto prestazioni all'altezza della situazione.
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