Napoli, il brio di Neres e le certezze di Conte: il mix letale anti Udinese
Senza Kvaratskhelia, il brasiliano fa il bello e il cattivo tempo a sinistra nel contesto di una squadra non rivoluzionata dal proprio tecnico nonostante i recenti passi falsi contro la Lazio
Napoli, 15 dicembre 2024 – A domanda diretta nel dopopartita, Antonio Conte ha sviato, se non addirittura negato: nell'intervallo del match del Bluenergy Stadium non è successo alcunché, ribandendo che il suo Napoli quella partita l'ha dominata fin dall'inizio a dispetto del gol incassato per mano di Florian Thauvin. In parte il tecnico salentino, che si aspettava risposte dai suoi dopo il doppio tonfo con la Lazio tra Coppa Italia e campionato, ha ragione, ma va pur detto che qualcosa al rientro dagli spogliatoi negli occhi degli azzurri è cambiato. Grinta, convinzione, determinazione o semplicemente quel pizzico di fiducia nei propri mezzi che spesso nel calcio fa la differenza: comunque lo si voglia chiamare, qualcosa nel Napoli sceso in campo nella ripresa è apparso fin da subito diverso. E, in questi casi, come naturale conseguenza l'intero match gira per il verso giusto.
Una vittoria ricca di significati
Succede così che Scott McTominay trovi l'imbucata buona per Romelu Lukaku, che dal canto suo interrompe un digiuno che prima del fischio d'inizio del match si attestava a 217': con la speranza generale, e probabilmente soprattutto del diretto interessato, che da ora in poi arrivi una maggiore costanza in zona gol. Succede poi che David Neres, il migliore dei suoi, faccia per l'ennesima volta a pezzi la difesa bianconera, trovando la deviazione fortunata di Lautaro Giannetti su un tiro che, per la verità, sembrava una pezza bagnata destinata a finire sul fondo. E succede che André-Frank Zambo Anguissa torni a evidenziare le lacune del corridoio centrale dei friulani con un'altra percussione vincente, quasi in fotocopia di quella del compagno di squadra. Il risultato finale è un 3-1 per il Napoli ricco di significati. Il primo, ça va sans dire, affonda le proprie radici nella classifica: con un'Atalanta così ruspante e con il vento in poppa in ogni senso possibile, perdere o anche solo non vincere avrebbe comportato il rischio di dover ridimensionare i propri obiettivi, se non in maniera definitiva ma comunque per le prossime settimane, a loro volta precedute dalla tre giorni (sportivamente) drammatica contro la Lazio che aveva aperto diverse crepe in seno a un ambiente sì passionale ma anche esigente.
Il secondo, giusto per restare ai più importanti, riguarda proprio quanto accaduto nell'ultima settimana, con il Napoli di fatto già fuori dal secondo e ultimo obiettivo stagionale, la Coppa Italia, e per la prima volta colpito anche dalle critiche del fuoco amico. Lo stesso Conte, in maniera inedita fin dal suo approdo in pompa magna sulla panchina azzurra, era finito nel tritacarne un po' di tutti tra 'nemici', amici e chi semplicemente non aveva apprezzato la scelta, per espressa dichiarazione ponderata, di sacrificare la competizione nazionale per dare la precedenza al campionato: una mossa che tra l'altro, di norma, non porti un granché bene. In effetti, anche un allenatore universalmente reputato fortunato come Conte ha dovuto chinare il capo al cospetto della doppia lezione inflitta dalla Lazio, brava e appunto fortunata a battere due volte nel giro di 72 ore l'allora capolista Napoli. Espiata la 'colpa', non senza aver prima ridimensionato in pubblico quanto accaduto tra giovedì e domenica sera, Conte è tornato sui binari giusti, riportandoci su anche il Napoli.
Il brio di Neres e le certezze di Conte
Chi si aspettava o addirittura auspicava una rivoluzione tecnico-tattica dopo i due schiaffoni incassati dal 'normal one' Marco Baroni sarà sicuramente rimasto stupito dalle scelte del Bluenergy Stadium, a loro volta viziate dall'assenza forzata di Khvicha Kvaratskhelia. Dunque, innanzitutto niente cambio di modulo magari per provare a svegliare dal torpore Lukaku: con buona pace di coloro che già volevano stravolgere tutto in barba alla crescita esponenziale avuta dalla squadra in pochi mesi di lavoro, si va avanti con il 4-3-3, lo schema che in effetti anche storicamente ha fatto le fortune del Napoli. Poi, nonostante il doppio smacco incassato da riserve e titolari nella tre giorni nera con la Lazio, ribaltoni in campo non ce ne sono a livello di gerarchie.
In fondo, proprio come da Conte pensiero ribadito in più occasioni, anche e soprattutto nei giorni migliori, gli azzurri hanno dovuto (ri)costruire tutto dalle fondamenta proprio per far in modo di non oscillare pericolosamente ai primi venti di tempesta. Detto, fatto: il Napoli cade ma sa anche rialzarsi. Lo ha dimostrato dopo l'esordio horror del Bentegodi, dopo il tris inferto a domicilio dall'Atalanta ma ancora di più dopo i due schiaffi firmati Lazio, che a loro volta stavano lasciando tracce nel primo tempo di Udine. Dice bene Conte: gli azzurri avevano giocato bene e creato parecchio anche nei primi 45' di gara, ma qualcosa a livello di testa sembrava pericolosamente vacillare. Poi, come successo già varie volte in stagione e anche in momenti meno complicati, dopo l'intervallo nella testa dei partenopei è scattato il click giusto, tra gioco di squadra e singoli, al punto che stavolta quelle sostituzioni reputate un po' tardive sono apparse dal timing perfetto. Il potere dei risultati, verrebbe da dire.
E pure il potere degli episodi: chissà se senza il beffardo tocco nella propria porta di Giannetti di Neres si sarebbe ancora parlato di un giocatore caotico e quasi confusionario. Invece, proprio l'anarchia tattica del brasiliano, che tra l'altro ieri ha giocato sulla corsia meno amata, ha di fatto acceso il Napoli, scuotendo lo strato di coltre calato nell'ultima settimana. Da una parte il brio di Neres e dall'altra la precisione quasi scientifica di Conte e dei suoi punti fermi: un mix letale per l'Udinese e, chissà, in attesa del rientro di Kvaratskhelia da riproporre magari anche sull'altra corsia. Certo, Matteo Politano, un altro che con il suo lavoro sporco serve come il pane al Napoli, non sarà d'accordo, ma con i cinque cambi c'è spazio per tutti. Seppur ormai senza più neanche la Coppa Italia.
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