Napoli, il 'nuovo' Lobotka voluto da Garcia

Meno centralità nel gioco ma, paradossalmente, più tocchi della sfera: lo slovacco sta cambiando pelle sotto la gestione del tecnico francese

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
12 settembre 2023
Stanislav Lobotka (Ansa)

Stanislav Lobotka (Ansa)

Napoli, 12 settembre 2023 - Tra i simboli forse più occulti dello scudetto del Napoli c'è stato Stanislav Lobotka, il perno del centrocampo, nonché pupillo di Luciano Spalletti, chiamato oggi a reinventarsi per accontentare Rudi Garcia e per scacciare i primi venticelli di crisi che cominciano a soffiare sul suo conto.

La rinascita con Spalletti

Che le mansioni dello slovacco fossero in via di modifica era chiaro probabilmente fin dall'ingaggio del tecnico francese, notoriamente l'antitesi per eccellenza dell'individualismo. Non che il concetto, a sua volta, fosse particolarmente caro al suo predecessore, che non a caso aveva confezionato la vittoria dello scudetto grazie a un collettivo che era stato capace di fondersi alla perfezione, rendendo forse oltre ogni più rosea aspettativa. Eppure, sotto la gestione di Spalletti qualche singolo che spiccava c'era. Praticamente, a voler essere più precisi, circa un paio per reparto. Parlando della mediana, il faro centrale era proprio Lobotka, non a caso letteralmente rinato grazie alla mano dell'attuale ct dell'Italia dopo un inizio di avventura in azzurro tutt'altro che positivo. Lo spauracchio attuale è proprio che il classe '94 possa compiere la tratta opposta, finendo di nuovo in quel buco nero che stava per trasformarlo in un acquisto flop pronto a essere bollato come 'pacco'. Uno spauracchio che è tale per un'intera piazza ma soprattutto per Aurelio De Laurentiis, che quest'estate ha declinato parecchie offerte milionarie (in particolare dall'Arabia Saudita) pur di non perdere il regista del Napoli: un timore che, detto da un uomo di cinema, fa anche sorridere.

Il 'nuovo' Lobotka

In realtà, Lobotka è e resta il fulcro del centrocampo azzurro. Ciò che nel frattempo è cambiato è il gioco della squadra partenopea: oggi più verticale rispetto a quello incentrato sul fraseggio tanto caro a Spalletti. Naturalmente solo il tempo emetterà il verdetto definitivo sulla rivoluzione varata da Garcia, che fin dal suo approdo sulla panchina di Fuorigrotta aveva chiarito l'idea di voler portare la sua idea di calcio, correndo anche il rischio di scendere dall'onda buona che aveva condotto al tricolore. In realtà, l'apparenza in un certo senso inganna. Basti pensare al numero di palloni toccati in media da Lobotka in questo primo scorcio di stagione: 79,5 contro i 76,14 dell'anno scorso. A essere cambiata è la combo qualità-velocità, quella che ha di fatto in parte depotenziato il regista azzurro. Proprio questo è stato il tasto più dolente di questo primo scorcio di stagione del Napoli, emerso con tutta la sua prepotenza in occasione della sconfitta interna contro la Lazio. In realtà, anche nelle precedenti sfide qualche scricchiolio in tal senso era stato percepito da coloro che leggono oltre i risultati. Solo il tempo, di nuovo, emetterà un altro verdetto: l'inizio a rilento della manovra azzurra potrebbe essere dovuto a una condizione fisica ancora deficitaria oppure a una rivoluzione, quella varata da Garcia, che rischia di essere indigesta per parecchi protagonisti dello scudetto. Lobotka su tutti.

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