Napoli, le verità di Giuffredi sul caso Di Lorenzo

Il procuratore svela una volta per tutte i retroscena della vicenda che ha scosso l'ambiente azzurro: "Manna e De Laurentiis ci hanno spinto altrove. Poi l'intervento di Conte è stato decisivo per la nostra permanenza"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
22 luglio 2024
Giovanni Di Lorenzo (Ansa)

Giovanni Di Lorenzo (Ansa)

Napoli, 22 luglio 2024 - La tempesta che ha agitato la prima parte dell'estate del Napoli, quella legata al futuro di Giovanni Di Lorenzo, sembra ormai un lontano ricordo. Eppure, per archiviare definitivamente il caso, blindando la permanenza del capitano, mancava un tassello bello grosso: le verità, nude e crude, di Mario Giuffredi, il vulcanico agente del terzino, nonché il motore immobile dell'intera vicenda per sua stessa ammissione. Nei giorni scorsi era prevista una conferenza stampa del procuratore, poi inizialmente invece cancellata forse a causa di qualche residuo dubbio nella testa del suo assistito. Tutto è poi davvero rientrato, con le conferme arrivate nel giro di poche ore prima dal club partenopeo con un comunicato perentorio e poi dallo stesso Di Lorenzo tramite un accorato messaggio affidati ai propri canali social, come ormai da tradizione in questi casi. Con buona pace delle tante società interessata al giocatore: società di cui Giuffredi fa i cosiddetti nomi e cognomi, così come degli altri protagonisti (e 'colpevoli') dell'intera vicenda.  

Le cause della rottura

"I giornalisti hanno tirato in mezzo la Juventus, ma la squadra più interessata a Giovanni era l'Inter, che aveva un vuoto in quel ruolo". I rumour di mercato erano quindi tutti veri, seppur forse provenienti da una fonte diversa da quella più gettonata a livello mediatico, così come lo erano i 'mal di pancia' del terzino, finito in una sorta di sandwich tra Aurelio De Laurentiis e Giovanni Manna. "Il direttore sportivo è un mio caro amico, una persona che stimo tantissimo e che ha la stessa lungimiranza di Cristiano Giuntoli, del quale può emulare la carriera. Mi dispiace essere stato poco collaborativo con lui nei mesi scorsi: mi ha dovuto sopportare". Al mea culpa di Giuffredi nella conferenza stampa che ha animato il pomeriggio azzurro dopo giorni di serena segue il j'accuse, la parte più attesa dell'intera chiacchierata davanti a microfoni e taccuini. "La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando Manna, nel corso dei colloqui individuali avuti con i vari giocatori, disse a Di Lorenzo che in caso di offerta congrua avrebbe preso in considerazione l'addio. Ovviamente non incolpo solo lui: è chiaro che Manna parlasse a nome del presidente, che in una conferenza stampa aveva affermato lo stesso concetto. In quel caso però c'era una differenza: De Laurentiis parlava in generale, perché sono cose che si dicono e noi, in fondo, confidavamo sulle gerarchie interne che esistono in seno a una squadra. Ma quando arriva il direttore sportivo, ti parla faccia a faccia e ti dice la stessa cosa, allora lì per il giocatore di turno cambia tutto". Eppure, le cose non stavano proprio come temuto dal duo Giuffredi-Di Lorenzo. "In realtà Manna fin dai primi giorni mi aveva detto che Giovanni era insostituibile e incedibile: in quell'occasione avevo capito che l'idea di venderlo dunque apparteneva al presidente. Proprio in quel momento Di Lorenzo aveva cominciato a pensare di voler andare via e io, in quanto suo procuratore, fin dalla sera stessa mi sono fatto tramite del suo desiderio, esprimendolo in pubblico. Mettetevi nei panni del ragazzo, che fa tante cose buone e poi, quando ne sbaglia una, viene 'massacrato': moralmente fa male. Prima dello scorso campionato Di Lorenzo aveva fatto oltre 200 partite con il Napoli, senza sbagliarne una. Poi è stato messo in discussione nella passata stagione e questo pure ha fatto male". Giuffredi svela poi l'ennesima goccia, ormai quasi un oceano, che aveva fatto traboccare il vaso. "Durante la conferenza di presentazione di Antonio Conte il presidente disse che si era sentito abbandonato a se stesso: questa è stata la cosa che mi ha fatto più male".

La strategia per la pace

Eppure, nonostante queste premesse, il caso è rientrato e Di Lorenzo è rimasto al Napoli con immensa gioia reciproca. Qui entrano in gioco Giuffredi e le sue strategie. "Sono un procuratore e devo fare gli interessi del mio assistito: non devo piacere ai tifosi e ai giornalisti. Allora faccio una prima intervista dicendo che Di Lorenzo vuole andare via e che il ciclo è chiuso: me la prendo anche con Francesco Calzona. Poi dopo qualche giorno ne faccio un'altra e rincaro la dose sugli stessi argomenti. Non sono stato così duro per sfidare la società: volevo ottenere due effetti. Di fronte a un'eco mediatica così forte il Napoli sarebbe arrivato a un bivio netto: o avrebbe confermato la voglia di cedere il ragazzo, facendoci togliere il pensiero una volta per tutte, oppure sarebbe entrato in gioco per trattenerlo". In effetti, la strategia di Giuffredi funziona: le acque intorno al suo assistito si agitano, ma la soluzione della querelle è ancora lontana. "Non volevo che Di Lorenzo rimanesse in modo forzato, magari tenendo fede soltanto al contratto in piedi. Quindi continuavo a metterla giù dura con tutti: a Manna dicevo che volevamo andare via e con De Laurentiis non parlavo dalla partita contro il Barcellona". Aspettando Conte, per il momento il grande assente dell'accorato racconto del tumultuoso e passionale procuratore. "Non posso dire che siamo rimasti grazie a lui: tant'è vero che anche dopo il suo arrivo io continuavo a dire che cercavamo un'altra squadra. Poi Manna organizza un incontro con il mister, che mi ha ascoltato per un'ora nonostante io continuasse a puntare i piedi". Giuffredi smentisce poi una voce che circolava proprio in quei momenti. "Leggevo in giro che Conte aveva deciso che Di Lorenzo sarebbe rimasto a ogni costo. Invece non è andata così. Il mister si è posto come un campione, capendo i nostri pensieri e cosa fosse successo: addirittura - continua l'agente - ci ha dato ragione su alcuni punti, mettendosi nei panni di un giocatore che ne aveva passate di cotte e di crude. Conte è stato perfetto: ha supportato i miei sfoghi, che erano volti a capire se veramente volesse tenere Di Lorenzo. E così è stato: ho tranquillizzato Giovanni e alla fine abbiamo deciso di rimanere qui".

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