Napoli, rebus per Conte: ritorno al 4-3-3 o fiducia al 3-5-2 e a Raspadori?

Il nuovo modulo non sta fornendo le garanzie auspicate soprattutto in difesa, ma davanti l'ex Sassuolo sembra aver finalmente trovato il suo habitat naturale da seconda punta: al tecnico una scelta tutt'altro che semplice

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
25 febbraio 2025
Giacomo Raspadori (Ansa)

Giacomo Raspadori (Ansa)

Napoli, 25 febbraio 2025 - Ai nastri di partenza di questa stagione, quella che in teoria per il Napoli doveva rappresentare la 'semplice' rinascita dopo il crollo dell'anno precedente ma che poi strada facendo ha assunto connotati sempre più rosei, i capisaldi sventolati dal neo allenatore Antonio Conte erano due, in ordine sparso a seconda delle contingenze del momento: duttilità tattica e tenuta difensiva. Partendo dal primo punto, in realtà più che una scelta si può parlare di un'esigenza che periodicamente è tornata a galla nel quartier generale di Castel Volturno. Il modulo più utilizzato in carriera dal tecnico salentino è il 3-5-2, che però mal si sposava (e forse tuttora mal si sposa) con una squadra che fa degli esterni offensivi il suo punto di forza. Da qui la virata al 4-3-3 che ha evidentemente valorizzato la rosa, con il rendimento sotto gli occhi di tutti che ha condotto a un primato in classifica durato 18 turni consecutivi. Poi l'emergenza infortuni che ha assillato in particolare la corsia mancina ha regalato una seconda vita al 3-5-2, un modulo che in teoria avrebbe dovuto serrare le fila anche in una difesa già fiore all'occhiello dell'allora capolista nonostante la lunga assenza del pilastro Alessandro Buongiorno. In un calcio da sempre regno dell'imprevedibilità, succede invece l'opposto e così il Napoli si riscopre debole e vulnerabile dietro proprio con addosso il modulo in teoria più difensivo e dopo il rientro dell'ex Torino. E, come da prassi in questi casi, il primo responsabile diventa l'allenatore, chiamato a sua volta a studiare nuovi rimedi. A maggior ragione quando il calendario, come prossimo match, propone lo scontro diretto con la formazione che proprio nell'ultima giornata di campionato ti ha scavalcato in classifica.  

Una difesa non più così solida

  In realtà, nelle pieghe dei due presunti macroproblemi chiamati modulo e tenuta difensiva, per qualcuno strettamente correlati, si insinua un'ulteriore spina che potrebbe aver inciso ancora di più nella flessione degli azzurri. A ben vedere, infatti, il Napoli aveva palesato diversi scricchiolii già nel corso della striscia di 7 vittorie di fila che sembrava erroneamente il preludio della fuga in classifica. Spulciando al di là del risultato, un esercizio non molto comune in Italia, qualche criticità era emersa pur con quel 4-3-3 oggi tanto invocato come soluzione di ogni male e invece, a maggior ragione dopo la partenza di Khvicha Kvaratskhelia, all'epoca per qualcuno non più il modulo perfetto per una squadra che aveva perso potenza in attacco, dove Romelu Lukaku appariva sempre più isolato e, tanto per restare alla corsia mancina, David Neres (che poi si sarebbe pure infortunato) non era più il rebus irrisolvibile per le difese altrui come lo era stato a cavallo tra la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno. Per il principio della cosiddetta coperta corta e resa praticamente un plaid dal mercato invernale, il 3-5-2 non solo non riesce a ravvivare la fase offensiva, seppur con un'eccezione bella grossa, ma addirittura complica la vita della difesa, ancora la migliore del campionato ma ora in coabitazione con una Juventus che, sorniona e a fari spenti, oggi non è più così lontana in classifica: per non parlare dell'Atalanta, forse da qualcuno tolta di mezzo dalla lotta scudetto con troppa fretta e senza considerare lo sprint di solito impresso da Gian Piero Gasperini proprio da questo punto in poi della stagione. Certo, ridurre solo al cambio modulo delle amnesie anche singole forse non rende giustizia al lavoro fatto da Conte e dal suo staff a partire dall'estate e improntato proprio a donare al Napoli la capacità di adattarsi alle varie contingenze dei momenti dell'anno e all'interno delle stesse partite. La stessa autorete di Amir Rrahmani, per quanto goffa e forse con la corresponsabilità di un Alex Meret troppo fuori posizione, rischia di oscurare il resto dei problemi difensivi: lo stesso kosovaro, è apparso in difficoltà ben oltre l'infortunio che ha regalato il primo vantaggio al Como, con il secondo figlio invece di una serie di errori a più ampio respiro. Insomma, la difesa azzurra non è più così ermetica come lo era stata anche contro avversari sulla carta più qualitativi dei pur ruspanti lariani allenati da Cesc Fabregas. E come lo era stata senza Buongiorno. Ma quanto può un singolo davvero influenzare la salute di un reparto e di un'intera squadra in un calcio in cui forse vale più il discorso opposto? Giacomo Raspadori, l'eccezione sopracitata, permettendo.

Rebus Raspadori

  Accantonare il 3-5-2 ora, proprio in un momento così complicato per l'intero Napoli, significherebbe rimettere in naftalina l'uomo che spesso risolve i problemi del collettivo e che mai come in questo periodo sta brillando e limitando i danni a suon di gol e leadership, ingredienti che invece mancano a qualche cosiddetto titolarissimo. Tornare al 4-3-3 potrebbe ridare nuove certezze alla difesa, ma toglierne a un attacco ancora mutilato dall'assenza di Neres e tutt'altro che retto da altri protagonisti, tra volti nuovi del mercato di gennaio e senatori già presenti. L'unico fuoco del Napoli al momento si chiama Raspadori, il jolly per eccellenza che per la verità potrebbe pure allargarsi e giocare da esterno del tanto invocato 4-3-3, pur depotenziandosi molto per sua espressa dichiarazione. A Conte l'ingrato compito di provare a dipanare questa matassa in vista della partita più importante della stagione. Il dilemma non è di facile soluzione: tornare al modulo che aveva contribuito a plasmare le certezze del Napoli allora capolista o, per una volta, mettere Raspadori al centro del villaggio e insistere su quel 3-5-2 che sembra finalmente l'abito più adatto a un giocatore eternamente in cerca di ruolo, minuti e spazio?

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