Napoli, ora è crisi vera: il calo fisico e il 3-5-2 sul banco degli imputati
La sconfitta contro il Como, costata il sorpasso in classifica dell'Inter, ha acceso la spia rossa dopo i segnali delle ultime sfide. Pesano gli infortuni e il mercato di gennaio, ma anche le mosse di Conte non convincono

Como-Napoli, la delusione degli azzurri (Ansa)
Napoli, 24 febbraio 2025 - Dopo quasi 3 mesi di imbattibilità il Napoli perde sul campo e perde anche quel primato in classifica che durava da ben 18 turni: il tutto alla vigilia dello scontro diretto contro l'Inter. Aurelio De Laurentiis, tramite il proprio profilo X, professa fiducia e tranquillità, ribadendo che a separare le prime due della classe c'è solo un punto. In teoria le parole del patron sono ineccepibili e assumono ulteriore valore e potenza se si considera che il match della verità in questione avrà luogo al Maradona, per l'occasione infuocato e ancora una volta sold out. Nella pratica la flessione degli azzurri è evidente e forse va oltre anche la striscia di 4 partite senza vittorie, con 3 pareggi e 1 sconfitta a referto. In realtà già nelle precedenti gare, al di là del risultato fausto, qualche scricchiolio in seno al Napoli era emerso e non a caso già all'epoca, nonostante il vento ancora in poppa, Antonio Conte predicava calma e provava a ridimensionare almeno verbalmente gli obiettivi dei suoi. Quella che sembrava una semplice pretattica per togliere pressione alla sua squadra, e che forse in fondo lo era, si è rivelata una profezia oggi che gli azzurri sono alle prese con il primo vero momento di difficoltà della stagione se si esclude la falsa partenza del Bentegodi. Il Como vince e lo fa andando ben oltre il regalo confezionato da Amir Rrahmani all'alba del match, un po' la fotografia della fase difensiva dell'ormai ex capolista che non è più il fiore all'occhiello di qualche giornata fa.
I problemi: il calo fisico
Certo, i lariani ci pensano presto a 'ricambiare il favore' allorché Marc-Oliver Kempf controlla con fin troppa fiducia il pallone nonostante la presenza alle sue spalle di Giacomo Raspadori, notoriamente un falco quando si tratta di capitalizzare al meglio occasioni del genere: per il numero 81 2 gol nelle ultime due gare e, forse, la certezza di aver trovato il proprio ruolo più congeniale, quello da seconda punta, dopo anni di esperimenti e variazioni sul tema. In quel momento della sfida tutto pareva apparecchiato per l'ennesima rimonta del Napoli, una delle squadre ad aver recuperato più punti dalle situazioni di svantaggio. Lo avranno pensato i tifosi ma forse anche gli stessi calciatori, che in un turno di campionato che ha visto parecchi risultati a sorpresa e altrettante cadute di big contro squadre sulla carta meno attrezzate si saranno fatti contaggiare dal clima. Invece stavolta la riscossa non la suona nessun azzurro, al punto che il secondo tempo va in archivio come uno tra i peggiori della stagione, come dichiarato a chiare lettere dallo stesso Conte al termine del match. Allargando lo spettro alle ultime gare del Napoli, il pensiero che alle spalle di tutto ci sia un calo fisico, tra l'altro comprensibile dopo mesi con il motore a tutta, si fa sempre più forte. A prescindere dall'attuale emergenza infortuni, che in parte sta rientrando, fin dal suo approdo sulla panchina azzurra Conte ha scelto un undici tipo che praticamente ha tirato la cosiddetta carretta per oltre un girone. A contribuire a questa cristallizzazione delle gerarchie ci ha pensato un mercato di gennaio che ha lasciato parecchio malcontento tra tifosi e addetti ai lavori e che ha trovato nello stesso allenatore non esattamente un estimatore. Proprio Conte ha però più volte posto l'accento sulla priorità di far crescere il club a 360 gradi anziché concentrare le risorse sul solo parco giocatori: le stesse lodi tessute al Como e al suo progetto ad ampio respiro, tra parte sportiva e infrastrutture, a molti hanno dato l'impressione della cosiddetta indiretta recapitata a De Laurentiis e al resto dei piani altissimi del quartier generale di Castel Volturno. C'è chi poi si spinge oltre nella mai semplice esegesi delle parole del tecnico salentino ipotizzando addirittura un divorzio lampo a fine stagione, e a prescindere dalla vittoria o meno dello scudetto, proprio a causa di questa divergenza di vedute sulla gestione globale della società. Discorsi prematuri: meglio, per il Napoli, concentrarsi sulle criticità del momento, che non sembrano esattamente poche nonostante una classifica ancora eccellente.
I problemi: il 3-5-2
Restando ai fatti del campo, sul banco degli imputati insieme alla presunta flessione fisica ci finisce quel 3-5-2 tirato fuori dal cassetto per ovviare all'emergenza infortuni e per molti diventato invece esso stesso un problema. Alla fine, l'unico giocatore uscito rivitalizzato dalla virata tattica delle ultime gare è il già citato Raspadori, ma lo stesso si può dire del resto della ciurma? La fase offensiva, già non proprio esattamente la punta di diamante del Napoli targato Conte neanche nei giorni più felici, sta ulteriormente annaspando. Romelu Lukaku non sta rispondendo presente alla sollecitazione di avere un altro attaccante vicino, come in effetti auspicato anche a inizio stagione quando proprio questo medesimo modulo era stato pensato anche per accentrare e avvicinare alla porta Khvicha Kvaratskhelia, l'assente di lusso che come da previsioni oggi sta tornando al centro dei dibattiti (e dei rimpianti). Difficile dire però se la colpa sia solo del modulo, reo comunque di chiudere il rubinetto degli esterni, il punto di forza degli azzurri, oppure se lo stesso belga sia tornato quella punta che in fondo è sempre stata, a maggior ragione negli ultimi anni: decisiva se segna o confeziona assist, deleteria se invece la giornata è no. La stessa difesa sta vacillando nonostante il ritorno di Alessandro Buongiorno: la lunga serie di errori in occasione del gol decisivo siglato da Assane Diao ben fotografa le difficoltà di un Napoli che si sta riscoprendo debole sotto tutti i punti di vista proprio ora che il campionato entra nella fase clou. De Laurentiis predica calma e professa ottimismo, Conte un po' meno: nel mezzo c'è una squadra che in pochi turni è passata dal sognare la fuga sull'Inter a incassare il sorpasso della stessa a pochi giorni dallo scontro diretto, a questo punto da vincere a ogni costo.
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