Napoli, la rivoluzione di Garcia: a rischio anche Meret

Il tecnico francese, sotto gli occhi attenti di De Laurentiis, studia qualche possibile accorgimento tattico: a rischiare grosso sono diversi titolari, tra i quali il portiere

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
14 ottobre 2023
Alex Meret (Ansa)

Alex Meret (Ansa)

Napoli, 14 ottobre 2023 – Quando un allenatore è in bilico e, in un modo o nell'altro, riesce a difendere la sua panchina è impossibile non attendersi qualche novità tattica volta a cambiare il corso delle cose. Neanche Rudi Garcia farà eccezione a questa regola non scritta del calcio, con il duplice obiettivo di risollevare le sorti del suo Napoli e, soprattutto, di convincere Aurelio De Laurentiis che, come ben noto, in questa sosta aveva altri piani.

L'illusione estiva

 Di fatto il tecnico francese non è stato esonerato a causa della mancanza di alternative così come, per fare un parallelismo, la scorsa estate è stato selezionato come erede di Luciano Spalletti dopo che il patron aveva incassato diversi rifiuti. Insomma, negli ultimi mesi Garcia non è esattamente il simbolo delle prime scelte ma, in un certo senso, può ritenersi comunque l'emblema di chi, di riffa o di raffa, riesce a ottenere ciò che vuole per poi difenderlo. L'ultimo step per completare questa sorta di favola al contrario sarebbe trasformare questo Napoli a metà, sospeso tra presente, passato e un futuro che ADL immagina di certo con un altro allenatore in panchina, in un Napoli vincente e completamente devoto al proprio tecnico. Per farlo, si sa, esiste un solo modo: i risultati. Quei risultati che, curiosamente, Garcia sembrava aver cominciato a raccogliere a partire dalle amichevoli estive, poco attendibili ma comunque capaci di fornire un primissimo riscontro sull'operato dell'allenatore di turno. Proprio in estate, mentre diverse big della Serie A collezionavano tonfi preoccupanti, gli azzurri mostravano la migliore versione di sé, rendendo il passaggio da Spalletti a Garcia apparentemente lineare e indolore. Già, apparentemente. In realtà, sotto la cenere covavano diversi problemi che sarebbero poi emersi con veemenza al palesarsi dei primi snodi cruciali del calendario. Non solo: il Napoli avrebbe poi cominciato a lasciare pericolosi punti per strada anche contro avversari sulla carta non impossibili, riaprendo così quella piaga che nel recente passato aveva causato non pochi rimpianti. Insomma, ad oggi gli azzurri hanno steccato praticamente tutti gli scontri diretti disputati e sono stati tutt'altro che letali contro le medio-piccole, con la classifica che piange meno del dovuto più che altro grazie ai singoli, quelli che potrebbero giocare un ruolo determinante per il destino di Garcia. In realtà, i big della rosa il loro primo passo lo hanno già fatto e (per certi versi a sorpresa) si è trattato di una mossa che ha contribuito a salvare la panchina del tecnico francese, che ha incassato la fiducia del nocciolo duro della squadra campione d'Italia. Non esattamente una cosa scontata dopo i numerosi gesti di dissenso palesati da diversi giocatori in occasione della mai banale girandola dei cambi. Ogni voto di fiducia però, si sa, porta con sé delle conseguenze e, in un certo senso, anche una sorta di vuoto di potere. Insomma, oggi Garcia è ancora l'allenatore del Napoli ma non è detto che abbia il controllo della situazione pienamente e liberamente nelle proprie mani.

I protagonisti della possibile rivoluzione

Il primo cambiamento lo si è notato a occhio nudo a partire da metà settimana: De Laurentiis si è piazzato in pianta stabile a Castel Volturno per monitorare il lavoro del tecnico francese. Con un pizzico di malizia, si potrebbe ipotizzare che l'attività del patron, fresco del no incassato da Antonio Conte, in realtà vada ben oltre quella del 'semplice' controllo: un po' come già fatto da qualche suo illustre predecessore, ADL potrebbe diventare parte attiva della rivoluzione che lo stesso Garcia ha intenzione di varare per raddrizzare la stagione e, soprattutto, per evitare di cadere in quel buco nero che nei giorni scorsi ha rischiato di inghiottirlo. A tal riguardo, in molti avevano ipotizzato il tanto agognato passaggio dal 4-3-3 al 4-2-3-1, il modulo preferito e lasciato in un cassetto solo per assecondare i dettami di De Laurentiis. In questi casi la lezione è sempre la stessa: è meglio sbagliare con la propria testa che con quella altrui, anche se bella ingombrante e impegnativa come quella del patron. La buona notizia per Garcia è che, a meno di altre sorprese in questa folle sosta del campionato, di tempo per rimediare ce n'è: forse non molto, ma ce n'è. Da qui gli accorgimenti in cantiere in una Castel Volturno in questi giorni più affollata che mai. La prima testa che potrebbe saltare è quella di Alex Meret, forse il meno colpevole della sconfitta contro la Fiorentina, quella che ha fatto (ri)esplodere il caos intorno alla panchina azzurra. A parte qualche sbavatura, in realtà il friulano non ha commesso errori da matita blu ma, allo stesso tempo, non ha mai raccolto il pieno supporto di una piazza esigente e abituata a essere molto severa in particolare con i giocatori italiani. Chissà che l'idea di dare una chance a Pierluigi Gollini, al rientro da un lungo infortunio, non sia anche volta a guadagnare punti nei confronti proprio della tifoseria: se così fosse, Garcia rischierebbe di commettere ancora l'errore di affidare le proprie scelte a qualcun altro. Il rientro dai rispettivi infortuni di Amir Rrahmani e Juan Jesus rispedirà in panchina Leo Ostigard e Natan, mentre a sinistra Mathias Olivera dovrebbe guadagnare ulteriori punti su Mario Rui. Dal centrocampo, causa infortunio, sparirà per un po' André-Frank Zambo Anguissa, pronto a essere rilevato da Jens Cajuste. Per lo stesso motivo anche Victor Osimhen potrebbe essere costretto a fermarsi, ma in questo caso bisognerà aspettare il verdetto degli esami strumentali: dopo il brivido iniziale, intorno al nigeriano sembra prevalere ora un certo ottimismo. Conoscendo Garcia e le sue sostituzioni spesso impopolari, la mossa a sorpresa di far prima o poi accomodare in panchina il numero 9 non stupirebbe: per la gioia di uno tra Giovanni Simeone e Giacomo Raspadori. Poi c'è invece chi come Eljif Elmas, il jolly per eccellenza della rosa, proprio non riesce a trovare spazio neanche ora che a Castel Volturno si studia la rivoluzione della possibile rinascita.

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