La storia di Allegri alla Juventus: 12 trofei, critiche e cadute

Va in archivio un'epopea lunga 8 stagioni (in due cicli), infarcita di vittorie ma anche di due finale perse in Champions League e di tanti attriti con piazza e società

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
17 maggio 2024
Max Allegri furioso durante la finale di Coppa Italia

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Torino, 17 maggio 2024 – La storia tra Massimiliano Allegri e la Juventus sembrava comunque giunta al capolinea, con l'addio annunciato da tempo in vista della prossima estate. Ben pochi, per non dire nessuno, avrebbero però previsto un epilogo così, arrivato a due giornate dalla fine del campionato e dopo aver alzato la Coppa Italia, la sua quinta da allenatore per un record assoluto e senza eguali che non è bastato a evitare il divorzio. Anzi: proprio i fatti di Roma, nonostante la vittoria sull'Atalanta a firma di Dusan Vlahovic, hanno praticamente spianato la strada all'addio anticipato che segna il venerdì 17, in ogni senso, del tecnico livornese.

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La storia tra Allegri e la Juventus

In questi casi, trattandosi di un ritorno di fiamma dopo la precedente esperienza a cavallo tra il 2014 e il 2019, l'Allegri-bis in bianconero, durato dal 2021 al 2024, non avrà convinto proprio tutti a partire dall'ora della firma. In effetti, la seconda avventura alla Continassa non ha pagato i dividendi attesi se si eccettua quella quinta Coppa Italia recente che si somma a quelle già vinte nel 2015, nel 2016, nel 2017 e nel 2018. Cinque sono anche gli scudetti messi in carniere a partire dal 16 luglio 2014, giorno del subentro ad Antonio Conte, a sua volta protagonista di un addio tumultuoso in un pomeriggio di mezza estate. Già all'epoca Allegri fu accolto con uno scetticismo destinato a crescere dopo l'amichevole persa con i dilettanti del Lucento: tutto sarebbe stato cancellato a fine campionato, con uno scudetto vinto senza patemi. In contemporanea, la Juventus cominciò a brillare anche in Champions League, battendo in semifinale i campioni uscenti del Real Madrid prima di perdere a Berlino, nell'atto conclusivo, per mano di uno dei Barcellona più forti della storia. Sarà stato per il contraccolpo oppure per la cessione estiva di Carlos Tevez, fatto sta che i bianconeri l'anno dopo sprofondano a -11 punti dalla Roma dopo 10 giornate: quella che sembrava una sentenza sarebbe stata ribaltata a fine anno con una marcia inesorabile che portò a un altro scudetto sempre nel segno di una squadra poco spettacolare ma terribilmente compatta. Il copione si sarebbe riproposto nelle stagioni 2016-17, 2017-18 e 2018-19, con la Vecchia Signora che intanto continuava ad arricchire la bacheca attingendo anche da altre fonti: per la precisione il suddetto poker in Coppa Italia e il bis in Supercoppa, nel 2015 e nel 2018. Nel frattempo, rispetto a quel 16 luglio 2014, Allegri era cresciuto anche come personaggio mediatico: da 'Acciughina' all'allenatore delle battute iconiche in conferenza stampa (memorabili i parallelismi con l'amata ippica e quel 'corto muso' che sarebbe diventato il marchio di fabbrica di un'intera gestione) e delle giacche volanti, oltre che dei flirt illustri fuori dai campo. A proposito di giacche: successe a Carpi e, insieme proprio al 'corto muso', è successo pochi giorni fa a Roma. Prima ancora Allegri, nonostante le porte scorrevoli della Continassa (via Paul Pogba, un altro che sarebbe tornato senza troppa fortuna, e dentro, tra gli altri, Gonzalo Higuain), aveva riportato la Juventus in finale di Champions League. Secondo tentativo e secondo flop, sempre contro una spagnola ma stavolta a Cardiff: stavolta per mano del Real Madrid di quel Cristiano Ronaldo che si sarebbe vestito di bianconero nell'estate 2018. Quella che sembrò la mossa di calciomercato del secolo, finalizzava ovviamente a imporre il marchio Juventus anche in Europa per scacciare via un'ossessione lunga decenni, si sarebbe rivelata un boomerang sotto diversi aspetti. Certo, intanto i bianconeri continuavano a dominare in Italia, ma questo accadeva anche prima, quando al centro dell'attacco svettava Mario Mandzukic. La situazione in Champions League sarebbe addirittura peggiorata con la sanguinosa eliminazione inflitta ai quarti dall'Ajax, la squadra storicamente più 'giochista' che annichilì Allegri e il suo 'risultatismo': sarà un caso o forse no, ma al termine di quella stagione la Continassa virò su Maurizio Sarri, il maestro del 4-3-3 tutto champagne che forse più di tutti, con il suo Napoli, aveva minato, pur senza riuscirci, il dominio a tinte biaconere. Intanto anche Beppe Marotta, nell'estate del clamore dell'arrivo di CR7, aveva salutato il capoluogo piemontese per approdare all'Inter: un addio sottovalutato al momento e che invece avrebbe aperto una voragine in casa Juventus. Intanto anche Sarri, tra l'altro senza il proverbiale bel gioco visto a Napoli, sperimenta le due facce del mondo bianconero: bene in Serie A, con il titolo vinto nella stagione 2019-2020, meno bene in Champions League. Nel frattempo Andrea Agnelli, dopo aver tentato la carta Andrea Pirlo, richiamò lui: Allegri, che a differenza del 2014 fu accolto come il salvatore della patria dopo la prima annata chiusa senza scudetto dai bianconeri dopo ben 9 campionati vinti. E pure senza Ronaldo, nel frattempo tornato al Manchester United non prima di entrare a gamba tesa con il club per la nota questione stipendi. La pesante eredità, nel gennaio successivo, sarebbe stata raccolta da Vlahovic prima del restyling dell'estate seguente: dentro, sempre nel segno di spese monstre, Bremer e Angel Di Maria, oltre al ritorno di fiamma di Pogba. A crescere stavolta era solo il monte ingaggi, mentre il rendimento della Vecchia Signora restava lontano da quello dei giorni d'oro. La prima Juventus dell'Allegri-bis arrivò quarta prima del terremoto dell'inchiesta Prisma che avrebbe rivoluzionato l'intero assetto societario, destinato a cambiare ulteriormente l'estate scorsa: alla Continassa arriva Cristiano Giuntoli dopo un'altra annata chiusa dai bianconeri senza titoli, per un digiuno destinato a interrompersi mercoledì a Roma, dove prima sono volate giacche e cravatte e poi, evidentemente, anche stracci in casa Juve, oltre che con parte della stampa. Infatti, il problema per Allegri è che a interrompersi, dopo 12 trofei spalmati in 8 anni non senza critiche e vari momenti no, è anche il suo rapporto con la Juventus. E stavolta verosimilmente senza spazio per un altro ripensamento e un altro ritorno di fiamma.

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