Napoli, contro la Fiorentina la vittoria di Conte: concretezza e gruppo coeso
A dispetto delle assenze di Buongiorno, Kvaratskhelia e Politano, il tecnico salentino al Franchi vince e convince e lo fa grazie alle seconde linee e alle scelte figlie del mercato
Napoli, 5 gennaio 2025 - Il campo chiama e il Napoli, come quasi sempre fatto finora in stagione, risponde, sfruttando appieno la contingenza positiva dettata dal rinvio delle gare delle rivali a causa della Supercoppa Italiana: la presa del Franchi, infatti, vale il momentaneo (e virtuale) allungo su Atalanta e Inter, le prime inseguitrici questo weeekend di scena a Riad e ora attardate rispettivamente di 3 e 4 punti (ma, nell'ordine, con una e due partite da recuperare). In una situazione normale di classifica gli azzurri, dopo aver battuto a domicilio la Fiorentina, avrebbe portato a casa il platonico titolo di 'campioni d'inverno', ma la situazione richiede appunto parecchi distinguo e tanta attesa. Poco male, perché il Napoli di Antonio Conte è poco interessato ai dettagli che lasciano il tempo che trovano e bada alla concretezza, come dimostrato proprio espugnando un campo storicamente molto complicato e in condizioni di salute della squadra tutt'altro che eccelse.
Un tris figlio del mercato
Fuori Khvicha Kvaratskhelia e Matteo Politano, oltre al lungodegente Alessandro Buongiorno: non esattamente le condizioni migliori per dare l'assalto a una squadra che, in casa sua, negli ultimi anni ha spesso riservato più amarezze che gioie agli azzurri. Invece il Napoli si presenta al Franchi con la faccia giusta di chi vuole uscirne vincitore, anche a costo di sacrificare, appunto, lo spettacolo. Paradossalmente, proprio l'estrema concretezza sfoggiata dai partenopei finisce con il dare qualità, oltre che quantità, a una vittoria pesantissima, che porta tre firme non casuali e figlie del costosissimo mercato estivo. Apre le marcature David Neres, che spiega bene a tutti il perché a destra, per sua espressa dichiarazione, si trovi meglio che a sinistra, dove a sua volta nelle ultime settimane aveva fatto più che bene. Il secondo sigillo lo mette Romelu Lukaku, che dal dischetto riscatta l'errore commesso contro il Venezia: la forma non è ancora quella dei giorni d'oro, così come la resa sul campo, ma intanto il belga trova il modo di rendersi utile anche con diverse sponde fondamentali, come quella che aveva propiziato proprio il gol di Neres.
Il tris lo cala poi Scott McTominay, il 'tuttocampista' che serviva al Napoli già l'anno scorso che, colpevolmente, non fu prelevato in sede di mercato. Un errore al quale il club partenopeo ha posto rimedio nel momento giusto: lo scozzese fa tutto, pur con qualche sbavatura prontamente riscattata nelle fasi clou della partita. In effetti, come affermato da Raffaele Palladino, proprio la terza rete del Napoli ha di fatto tagliato le gambe a una Fiorentina fino a quel momento mai doma e che probabilmente avrebbe meritato qualcosa di più a livello di risultato. Il campo ha invece sancito un 3-0 per gli ospiti che premia le scelte di Conte, per la verità limitate proprio dai verdetti dell'infermeria in settimana. Secondo una corrente di pensiero, per gli allenatori il lavoro paradossalmente è più semplice quando le opzioni sono limitate, scenario che tra l'altro sembra anche fornire molte attenuanti in caso di esito infausto della partita. Complice appunto un mercato estivo che gli ha fornito tantissime frecce al proprio arco, Conte ha invece mosso le pedine giuste, non prima di aver confermato nella conferenza stampa della vigilia il suo vero diktat: tutti sono importanti, ma nessuno è insostituibile. Un comandamento che vale oggi, a stagione in corso, ma che verosimilmente varrà ancora di più in sede di mercato, sia a gennaio sia in estate.
Il diktat di Conte
Se proprio si dovesse trovare un destinatario di questa teoria, tra l'altro ben rappresentata nella pratica, lo si dovrebbe individuare in Kvaratskhelia, genio e sregolatezza di un Napoli che nelle ultime due stagioni è stato totalmente dipendente dai suoi sbalzi d'umore. Oggi invece gli azzurri vincono e convincono anche senza il georgiano, che per qualcuno paradossalmente sta diventando addirittura un problema: quando disponibile, impossibile mettere in panchina l'eroe dello scudetto, a sua volta spesso in campo più fumo che arrosto. Non proprio ciò che vuole Conte per il suo Napoli, più spada che fioretto. E al Franchi le 'cattive maniere' sono servite pur di trovare il clean sheet numero 11 in stagione che vale per gli azzurri la miglior difesa d'Europa (al pari dell'Atletico Madrid) e ovviamente d'Italia: numeri ancora più positivi se rapportati al solo rendimento esterno, con il Napoli che dopo il tris all'esordio di Verona ha incassato in tutto soltanto 3 gol. E, tanto per restare in tema di protagonisti interscambiabili (o quasi), ultimamente lo sta facendo senza Buongiorno, il miglior difensore della prima parte di stagione che rischia di averne ancora per qualche settimana. Quindi, l'input di Conte vale davvero e non solo per l'attacco, il reparto dove in teoria gli esperimenti sembrano più di facile attuazione.
L'unica pecca di questa filosofia è stata la serataccia in Coppa Italia contro la Lazio, quella che tradì il tecnico salentino e probabilmente gli stessi piani alti del club partenopeo, che magari pensavano di avere plasmato due formazioni dal valore non dissimile. Il blocco delle seconde linee fallì miseramente, togliendo al Napoli il secondo e unico obiettivo stagionale a parte il campionato, che intanto però a sua volta va a gonfie vele. Probabilmente in quel caso la rivoluzione fu troppo capillare, mentre gli innesti graduali dei comprimari si stanno rivelando più di semplici toppe ai buchi lasciati da un'infermeria improvvisamente affollata. Lo stesso Juan Jesus, a lungo in rotta con tutto e tutti, sta rispondendo presente, quasi a voler scacciare il probabile arrivo dal mercato del connazionale Danilo, a ben vedere un profilo simile per età e personalità. A Conte, l'allenatore manager che vittoria dopo vittoria legittima sempre di più il suo doppio ruolo, l'ultima parola dopo che la prima, quella che a inizio stagione ha stabilito gli ordini da far eseguire, è stata recepita alla perfezione dalla sua squadra.
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