Napoli, sprofondo azzurro: tutti i numeri della crisi dei campioni d'Italia

Il tonfo di Torino, l'ennesimo in stagione, fa calare il sipario su un girone di andata da dimenticare per i partenopei, sempre più in caduta libera

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO -
8 gennaio 2024
Torino-Napoli, la delusione degli azzurri (Ansa)

Torino-Napoli, la delusione degli azzurri (Ansa)

Napoli, 8 gennaio 2024 – Il pareggio interno a reti bianche contro il Monza, pur con tutti i difetti del caso già ampiamente vivisezionati da tutta la platea calcistica, aveva almeno avuto il merito di mostrare una squadra ancora con un barlume di vita in entrambe le fasi, lasciando ben sperare in una possibile rinascita da avviare in trasferta, finora il territorio amico. Invece il Napoli crolla a Torino e apre inesorabilmente il fronte della crisi per tutti, anche per coloro che, tra tifosi e addetti ai lavori, ancora professavano ottimismo e fiducia in vista della seconda parte della stagione.

I numeri

Due ingredienti che, senza risultati, affondavano le proprie radici più nel passato che nel presente. Quel passato glorioso spazzato via da un'annata che sta sollevando diversi interrogativi sui fasti dello scudetto, costruiti da un girone di andata da 50 punti: un bottino da record umiliato dai 28 punti attuali (+4 rispetto all'altrettanto disastroso cammino del 2019-2020) e quindi dal -22 a referto, che certificano il tunnel senza fine imboccato dalla peggiore squadra campione in carica da quando la Serie A conta 20 squadre. Troppe, direbbero Aurelio De Laurentiis e le sue teorie su un calcio eternamente da rifondare nel segno delle grandi piazze anziché del merito. Il patron, che mai e poi mai avrebbe pensato di dilapidare in pochissimi mesi tutto il credito conquistato con lo scudetto nei confronti di una piazza da sempre critica nei suoi confronti, non ha fatto i conti con diversi fattori: su tutti il ruolo di Cenerentola che ad oggi il Napoli ricoprirebbe in un ipotetico massimo campionato comprendente solo le big. Basti tornare ai freddi numeri, che al giro di boa vedono gli azzurri noni a 28 punti, con una proiezione finale di 56 punti che potrebbe non essere sufficiente neanche a centrare il pass per la Conference League. Già, i numeri: quelli che insieme alle statistiche, il fiore all'occhiello del club partenopeo nel recente passato glorioso, con tanto di quotidiani aggiornamenti a mezzo social, non mentono nel dipingere una picchiata netta da parte del Napoli nella sua totalità e di quello guidato da Walter Mazzarri, l'uomo che conosceva già l'ambiente e che avrebbe dovuto risollevare lo stesso. I fatti dicono altro: dal giorno del suo insediamento (14 novembre) il tecnico toscano ha raccolto appena 7 punti in 7 gare, con di mezzo 4 sconfitte. Una media ampiamente da retrocessione. Tutti in questo momento vorrebbero strappare una dichiarazione a Rudi Garcia, l'uomo che non conosceva già l'ambiente e a detta del patron neanche più il calcio nostrano e che invece, con il senno di poi, è colui che ha messo in cascina quel fieno oggi sufficiente a togliere gli azzurri dal lotto delle formazioni pericolanti. Altro che zona Champions League, oggi distante 5 punti: sulla carta pochi, ma nei fatti tanti anche perché tra la Fiorentina e il Napoli si stagliano ben quattro squadre che, tra l'altro, veleggiano a ottimi ritmi. In realtà, al momento i campioni in carica farebbero bene a guadare più dietro che davanti, con il Torino che incalza a -1. Proprio quel Torino che, con una prova di forza facilitata anche da una resistenza pari a poco più di zero, ha tolto agli azzurri uno degli ultimi appigli a cui aggrapparsi in questa tempesta: quello legato al rendimento in trasferta, fino a qualche settimana da Champions League. E oggi? Il Napoli, reduce da 3 ko esterni consecutivi come successo al'alba del 2021 con Gennaro Gattuso in panchina, torna a incassare un tris esterno dopo oltre 5 anni (3-0 inferto dalla Sampdoria a settembre 2018), mentre in generale, quindi tornando anche ai match disputati al Maradona, era dal marzo 2009, sotto la guida di Edy Reja, che mancava l'appuntamento con la via della rete per 3 gare di fila.

Le prospettive tra mercato e panchina

Un altro appiglio che teneva in vita questa stagione era il mercato: il primo feedback al riguardo, il disastroso debutto durato appena 4' di Pasquale Mazzocchi, non sembra molto incoraggiante. Lo stesso Lazar Samardzic, sempre più vicino, difficilmente potrà essere il salvatore della patria. Più facile che accada il contrario: che questa bufera travolga anche il serbo, come già successo alle altre stelle della rosa, irriconoscibili rispetto ai protagonisti dello scudetto che avevano fatto urlare ai fuoriclasse. Di tutti, ad oggi, è impossibile stabilire la reale qualità: troppo forti all'epoca, in un campionato tra l'altro anomalo, con le rivali già arrese a metà stagione e con il vento in poppa o troppo scarsi oggi, quando ci sarebbe da caricarsi la squadra sulle spalle e mostrare la propria qualità anche e soprattutto in acque così agitate? In attesa di risolvere una volta per tutte questo enigma che ormai si ripropone da mesi, De Laurentiis vara il silenzio stampa e pensa a mandare tutti in ritiro per evitare un'altra caduta che avrebbe del clamoroso contro la Salernitana, ultima in classifica (ma in netta crescita). Per il momento le contromisure del patron sono tutte qui: chi pensava a un allontanamento di Mazzarri dopo il tris rimediato a Torino è destinato a rimanere deluso, così come è in errore chi ipotizza una conferma più per meriti che per mancanza di alternative o, peggio, paura di aggiungere un altro allenatore a bilancio. Insomma, a Castel Volturno si naviga a vista in ogni ambito. Anche nel mercato, da un lato da accelerare per rinforzare la squadra ma dall'altro da lasciare un po' in sospeso perché in fondo, si sa, l'anno prossimo in ogni caso sulla panchina azzurra si accomoderà un altro tecnico, che potrebbe avere idee differenti e richieste antitetiche. L'avvistamento di Antonio Conte allo Stadio Olimpico Grande Torino ha ovviamente acceso la fiammella della speranza da parte di un'intera piazza divisa tra i rimpianti per il recente passato, già finito nel calderone dei tanti successi sportivi quasi estemporanei e gli auspici per il prossimo futuro. Sul presente, invece, meglio stendere un velo pietoso.

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