Napoli, cala il sipario su un anno da incubo. Intanto Conte si avvicina

Azzurri decimi e fuori dalle Coppe dopo 14 anni. De Laurentiis lavora sul tecnico salentino ma con prudenza ("Non posso dire nulla")

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
27 maggio 2024

Napoli, 27 maggio 2024 - Chissà se quando un anno fa, a margine della festa scudetto, in casa Napoli si parlava di inizio di una nuova era ci si riferiva profeticamente a una reale novità che sarebbe arrivata nella stagione successiva, quella in cui per la prima volta dal 2010 il club partenopeo ha mancato la qualificazione a una competizione europea. Eppure, nonostante un disastro ben fotografato dai numeri, impietosi ma quanto mai realistici, agli azzurri è mancato poco per regalarsi il nono posto e, quindi, almeno la speranza di dover aspettare l'esito della finale di Conference League tra Fiorentina e Olympiakos. Invece, tra imprecisione e anche un pizzico di sfortuna, neanche un Lecce già in vacanza riesce a portare la pace tra il Maradona, che rimane così a secco di vittorie addirittura dal 3 marzo, e gli ormai ex eroi dello scudetto, restando sospeso come tutto l'ambiente tra un passato glorioso, un presente da incubo e un futuro ricco di incognite ma, chissà, magari con qualche certezza in più sul fronte allenatore. E ovviamente il riferimento non va a Francesco Calzona, che ha esaurito il suo mesto compito di traghettatore prima di pensare alla sua Slovacchia e all'imminente avventura a Euro 2024.

Antonio Conte (Ansa)
Antonio Conte (Ansa)

Napoli-Conte, le cifre e le parole di De Laurentiis

Forse il momento degli annunci e delle firme non è vicino quanto ventilato da più parti nei giorni scorsi, ma tutte le strade sembrano ormai condurre ad Antonio Conte, l'uomo scelto per risollevare, mediaticamente e tecnicamente, un progetto che si è sgonfiato proprio dopo aver toccato l'acme. Il nome è di quelli grossi, un po' come quando per voltare subito pagina dopo l'addio burrascoso di Maurizio Sarri, destinato all'acerrima rivale Juventus, Aurelio De Laurentiis portò nel capoluogo campano Carlo Ancelotti. Dopo l'euforia iniziale, il verdetto del campo in quel caso sarebbe stato impietoso: con tanto di divorzio addirittura pre-natalizio, preceduto da una serie di risultati deludenti e da un ammutinamento di cui a Fuorigrotta ogni tanto si sente ancora parlare, specie dopo la recente notizia che ha visto il 'pasionario' Allan vincere la causa intentata contro il Napoli. Insomma, non è stato l'anno del club partenopeo su nessun fronte. Eppure, paradossalmente, proprio dopo una stagione del genere guardare al futuro fa decisamente meno paura perché, al contrario di un anno fa, tutti i termini di paragone positivi sono venuti meno. Se poi l'allenatore del futuro ha un nome altisonante come Conte, al netto delle analogie non rassicuranti con Ancelotti, allora l'estate alle porte potrebbe davvero entusiasmare. Per il momento, dal fronte De Laurentiis, intercettato in mattinata a margine di un convegno sul razzismo tenutosi a Trentola Ducenta, prevale la prudenza. "Non posso dire nulla, perché saranno decisivi i prossimi dieci giorni dopo aver fatto tutte le opportune valutazioni. Non deve vincere il tifo, ma l'equità del ragionamento". Parole che, se interpretate, sembrano ricondurre proprio a Conte, una vecchia bandiera della Juventus che, in caso di reale approdo al Napoli, smentirebbe per l'ennesima volta il diktat di ADL sul voler bandire i cuori bianconeri dalla sua società. Per ora si resta dunque nel campo delle speculazioni, che vedono Conte vicino all'azzurro per i prossimi 3 anni sulla base di un ingaggio monstre da 10 milioni lordi a stagione, compresi dunque i bonus legati all'accesso in Champions League e anche alla vittoria dello scudetto.

I numeri di un campionato da incubo

A meno di ribaltoni, è dunque questa la risposta di De Laurentiis a quella sostanziosa fetta di tifo che ha scaricato lui e gli altri eroi dello scudetto dopo un campionato da incubo che ha visto il Napoli scucirsi il tricolore dal petto quasi subito e senza precedenti. Il verdetto finale recita decimo posto in classifica, con 53 punti conquistati (37 in meno rispetto a un anno fa) frutto di 13 vittorie, di cui l'ultima datata 7 aprile, 14 pareggi e 11 sconfitte, con 55 gol fatti e 48 subiti. Il miglior marcatore azzurro, nonostante infortuni e attriti con società e piazza, è stato sempre lui: Victor Osimhen e le sue 15 reti si piazzano a pari merito con Olivier Giroud sul podio dei bomber della Serie A, con Dusan Vlahovic e soprattutto Lautaro Martinez a occupare gli altri gradini. L'ipotetico Napoli di Conte difficilmente ripartirà dal nigeriano, l'indiziato numero uno per fornire, tramite un lauto introito, le risorse per aprire il nuovo ciclo: oltre a liberare il club partenopeo di un ingaggio da paura e tra l'altro molto simile a quello che si ipotizza proprio per Conte. Insomma, esce Osimhen ed entra il tecnico salentino nel novero dei 'top player' da cui dovrà ripartire il Napoli del futuro, forse con meno stelle in campo ma con una guida più salda di quelle viste passare, anzi, transitare sulla panchina di Fuorigrotta nell'ultima tribolata stagione. Certo, parlando del rettangolo verde, a meno di offerte irrinunciabili chi resterà in azzurro è Khvicha Kvaratskhelia, seppur gravato da un punto interrogativo bello grosso. Qual è il vero volto del georgiano? Il top player, per restare in tema, che a suon di numeri fantasmagorici un anno fa guidò il Napoli verso la conquista del suo terzo scudetto ubriacando le difese avversarie o quello di questa stagione, impacciato e dotato di un repertorio di giocate ormai facilmente disinnescabili di (quasi) tutti? Anche in base alla risposta che intanto si saranno dati sia il quartier generale di Castel Volturno sia gli eventuali acquirenti si deciderà il futuro del camaleontico numero 77. Non solo: una bella parola sul destino di Kvaratskhelia e del resto della ciurma ce la metterà l'allenatore del futuro, a maggior ragione qualora dovesse essere un Conte al quale andrebbero ovviamente anche mansioni manageriali. Il resto, a prescindere da tutto, lo farà Giovanni Manna, il prossimo direttore sportivo a sua volta con un forte passato a tinte bianconere. Perché in fondo, come preannunciato da un De Laurentiis che quindi sconfessa anche se stesso, certe scelte devono prescindere dal tifo.

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